Ron spegne 45 candeline… di successi

Rosalino Cellamare, in arte Ron, spegne 45 candeline di grandi successi Rosalino Cellamare, in arte...

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Rosalino Cellamare, in arte Ron, spegne 45 candeline di grandi successi

Rosalino Cellamare, in arte Ron, spegne 45 candeline di grandi successi. Nasce a Dorno, in Provincia di Pavia, ma cresce a Garlasco (sempre in provincia di Pavia). Figlio di un commerciante d’olio, ha due fratelli di cui uno pianista che lo avvicina alla musica. Dopo aver inciso alcuni 45 giri, grazie anche al successo de “Il gigante e la bambina”, partecipa al festival di Sanremo nel 1970 con “Pa’ diglielo a ma’” in abbinamento con Nada.

Così la casa discografica It gli dà la possibilità di incidere il suo primo album  “Il bosco degli amanti” (siamo nel febbraio del 1973) che racconta in maniera metaforica la storia di un aborto dove, gli arrangiamenti e la produzione sono curati da Lucio Dalla, da cui inizierà una lunga collaborazione.

Rosalino, esaltato dal grande successo con il suo primo album, a novembre del 1973 pubblica un secondo album  “Dal nostro livello”: quest’ultimo presenta canzoni con i testi tratti dai temi di alcuni alunni di una scuola elementare di Cinisello Balsamo. Dopo il singolo pubblicato nel 1976 “Evviva il grande amore”, canzone scritta da Mogol, Rosalino Cellamare interrompe la sua carriera di cantante per dedicarsi al cinema.

Tra il 1975 e il 1978  interpreta i film” Lezioni private” di Vittorio De Sisti,  “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo, “In nome del Papa Re” di Luigi Magni e Turi e “I paladini” di Angelo D’Alessandro, apparendo anche in singoli episodi di un paio di serie televisive girate per la TV inglese e francese.

Dopo la parentesi cinematografica, l’artista torna a cantare ed incide “Occhi verdi mari calmi”, dove partecipa all’edizione del Festivalbar del 1978.

Da qui una carriera inarrestabile. Nel 1979 Lucio Dalla e Francesco De Gregori lo chiamano per curare gli arrangiamenti del loro tour “Banana Republic”, che raccoglierà centinaia di migliaia di spettatori nei più grandi stadi d’Italia e dal quale verranno tratti un disco e un film. Durante questi concerti gli viene data la possibilità di esibirsi come solista in “I ragazzi italiani” e “Come va”.

Nel 1980 esce l’album “Una città per cantare” e da qui in poi l’autore assumerà lo pseudonimo Ron.

Passano gli anni e il cantautore di Garlasco, oramai sulla cresta dell’onda, pubblicherà numerosi dischi.

Nel 1984 il suo singolo “Joe Temerario” diventerà  sigla di Domenica In e viene usato da Mario Monicelli all’interno della sua pellicola “Speriamo che sia femmina”, nella quale Ron compare ed interpreta se stesso.

Nel 1989 si dedica, in qualità di produttore, ad un giovane esordiente, un certo Biagio Antonacci ed al suo primo album “Sono cose che capitano”.

L’anno seguente (1990) Ron scrive un altro grande successo “Attenti al lupo” che verrà inciso, però, da Lucio Dalla.

Nel 1996 Ron, insieme a Tosca,  partecipa al Festival di Sanremo con “Vorrei incontrarti fra cent’anni” dove arriva primo.

Passano gli anni e Ron è sempre in grande attività. Pubblica singoli ed album e molti artisti collaborano con lui, come ad esempio Claudio Baglioni, Samuele Bersani, Loredana Bertè, Luca Carboni, Carmen Consoli, giusto per nominarne qualcuno.

Oramai Ron è una macchina inarrestabile. Scrive e pubblica numerose canzoni fino ad arrivare all’ultima edizione del Festival di Sanremo 2018 con il brano “Almeno pensami” arrivando ai piedi del podio (giunge quarto). Il brano gli vale il Premio della Critica del Festival della canzone italiana “Mia Martini” (il primo della sua carriera) risultando il più votato e precedendo il trio Ornella Vanoni/Bungaro/Pacifico e Max Gazzè.

A questo punto bisogna solo dire: “Buon compleanno artistico, Ron. Ed altri 100 di questi giorni”.

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