Favino porta «La notte poco prima della foresta» all’Ariston, ed è emozione (VIDEO)

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Favino, con le lacrime agli occhi, ha recitato «La notte poco prima della foresta» (La nuit juste avant les forêts, tratto dal dramma di Bernard-Marie) sul palco dell’Ariston

Il monologo di Favino che ha emozionato Sanremo 2018

Niente musica, il palco è buio: uno dei momenti più emozionanti del Festival di Sanremo è il monologo di Pierfrancesco Favino, che ha portato all’Ariston un brano da «La notte poco prima della foresta» del drammaturgo francese Bernard-Maria Koltès.

https://www.youtube.com/watch?v=Hcm4BixLjeQ

Il monologo

Impiantato come un monologo rappresentato da un personaggio maschile, è un atto unico scritto nel 1977: debutta al Festival di Avignone con protagonista Yves Ferry quello stesso anno ma il successo arriva quattro anni dopo, a Parigi. In Italia sbarca solo nel 2001, torna poi in scena anche nel 2010. Una curiosità: il titolo originale è «La nuit juste avant les forets», il titolo corretto in italiano sarebbe quindi «La notte poco prima delle foreste». Se spesso usiamo invece «La notte poco prima della foreste» è perché nella sua prima traduzione in lingua italiana, nel 1990, è stata scelta questa forma.

La storia

Il protagonista è un giovane che cerca in tutti i modi di trattenere uno sconosciuto incontrato per caso su un marciapiede, una sera in cui si sente solo. Il giovane non è del luogo, sembra uno straniero. Allo sconosciuto racconta il suo mondo: una periferia dove piove, un posto dove ci si sente estranei, dove non si lavora più. Un mondo notturno che attraversa per fuggire, senza girarsi indietro. Ma parla anche dell’amore e di come di questo non si possa parlare se non a uno sconosciuto come quello che ha appena incontrato.

Perché Favino lo ha scelto

La pièce è molto amata da Favino, che proprio quest’anno lo ha portato in scena al teatro Ambra Jovinelli. In una recente intervista al Corriere ha spiegato di essere «innamorato di questo testo perché Koltès sceglie di non dare risposte e le sue parole creano immagini, emozioni… direi che è più vicino alla musica. Racconta una storia che riguarda tutti, il bisogno estremo degli altri, dello stare insieme e, al tempo stesso, l’insofferenza dello stare insieme». Ha poi sottolineato l’importanza del monologo, «un mettersi veramente a nudo nei confronti del pubblico: ci sono io e gli spettatori in sala». Forse per questo mentre lo recitava, durante la finale di Sanremo, aveva le lacrime agli occhi.

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