Uno sguardo sulla società italiana degli anni ’70 (Parte 1)

Strategia della tensione, terrorismo e lotta armata, nei ricordi della nostra Pippi Calzelunghe: uno sguardo sulla società italiana degli anni '70

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Compilation 60/70/80. Strategia della tensione, terrorismo e lotta armata, nei ricordi della nostra Pippi Calzelunghe: uno sguardo sulla società italiana degli anni ’70.

Riprendiamo la storia, vista dagli occhi di quella bambina degli anni ’60, la nostra Pippi Calzelunghe… che la volta scorsa, sopraffatta dall’emozione, era saltata presto a quelle che furono le sue conclusioni traumatiche in quel 1974, in realtà denso di avvenimenti.

Del resto era piccola, viveva in un omertosa famiglia borghese, dove non si parlava molto di politica o di sociale, quella era roba da famiglie operaie.

La nostra mafiosita’ culturale si evince anche da questo. In Italia, devi uniformarti ai dettami della famiglia d’origine, qualsiasi essi siano, perché anche il concetto in sé di famiglia, veniva tratteggiato proprio dalla nostra sottocultura mafiosa ed anche religiosa, visto che in quegli anni le due visioni, paradossalmente, coincidevano alla perfezione…

“I panni sporchi, si lavano in famiglia”, era una ferrea legge nazionale, non solo di “cosa nostra” e la stessa mafia, veniva vissuta come un’esaltazione positiva della famiglia stessa, in quanto nucleo forte, a sé stante, nel quale “rifugiarsi” per proteggersi dalle insidie del mondo, che troppo spesso invece, erano proprio le loro.

Benché Pippi, fosse sbucata fuori nel periodo del boom economico, col mangiadischi di plastica arancione e il cappotto rosso, si vede che in qualche modo, inalo’ comunque i fermenti della ribellione del ’68, poiché mai volle abbracciare quei dettami, cercando invece di scuotere il torpore di cotanta ipocrisia, proprio impegnandosi nel creare degli scandali per poi studiarne i successivi effetti, fra i quali, le ovvie ritorsioni mafiose.

Non era facile davvero, ottenere informazioni e soprattutto comprenderle, sviscerarle, figuriamoci se ancora andavi alle elementari, col fiocco azzurro, il cappotto bello e tutti intorno ti dicevano che stavi vivendo un’epoca meravigliosa, piena di benessere…

Pippi passava molto tempo con due prozie, ovvero, sorelle di sua nonna e per quanto possa sembrare strano, poiché Pippi è contemporanea, per darvi la misura di quanto il mondo fosse cambiato rapidamente e tutto nell’ultimo secolo, le sue zie erano sopravvissute già a due guerre mondiali e pur essendo benestanti, da piccole, non avevano la luce in casa nel signorile palazzo fiorentino, semplicemente perché ancora non c’era.

Andavano a scuola in carrozza, con l’attendente del padre colonnello, un despota graduato ma ai loro tempi, comunque, c’era ancora la “ghiacciaia” al posto del frigorifero, la “carbonaia” in cantina e le candele o il petrolio, per fare luce.

Poi, quasi d’un tratto, il mondo cambiò. Inventarono il telefono, la televisione, le automobili, gli aerei di linea e tutto quello che conosciamo. Tutte cose che a noi paiono lontanissime.

Se parliamo di Guglielmo Marconi, quelli di oggi tendono a collocarlo nella preistoria, mentre, al contrario, una delle zie di Pippi, che fu la prima donna laureata in fisica a Firenze, ebbe Enrico Fermi e Guglielmo Marconi come docenti universitari e quando Fermi venne accusato di essere il responsabile dell’invenzione della bomba atomica, entro’ in una depressione dalla quale non usci’ mai del tutto.

Le cantine del loro palazzo servirono da rifugio antiaereo del quartiere per due guerre mondiali e loro, come si conveniva in una “famiglia bene” furono crocerossine al tempo del fascio, al quale comunque guardavano ancora con grande nostalgia, come buona parte degli italiani, che purtroppo sono e restano, un paese di fascisti, mafiosi e “voltagabbana”.

Per cui il fascismo, in realtà, malgrado i suoi indiscutibili orrori, restava ben radicato sul nostro territorio, nella nostra cultura ed ovviamente, anche nel mondo politico.

La mafia già imperversava da tempo e intratteneva rapporti “istituzionali” se pur, naturalmente “deviati”, come conviene dire oggi, con la politica e con lo Stato.

Il fascismo aveva sempre grandi bracieri accesi, sotto le ceneri, nascosti da foglie di fico secche e la chiesa, in quegli anni dettava ancora legge, dai suoi, di balconi, come ai tempi della santa inquisizione.

E qui ci scappa una riflessione karmica, sul nostro piccolo stivale… siamo insignificanti e minuscoli sul mappamondo ma legati indubbiamente ad un incredibile karma.

La Chiesa ha devastato il mondo, o aiutato, a seconda dei punti di vista ma in tutto il mondo ha sparso la sua opera. Ma chi ce l’ha proprio lì, in casa propria, il regno di Dio o di Satana?

Noi.

Il Grande Impero Romano, evento niente affatto insignificante per il mondo, faceva capo sempre a noi, in quella Roma “caput mundi”, lontana dall’attuale, dove la prima a disturbare mafiosi e fascisti, dopo secoli…ha stata la Raggi, si, quella dei cinghiali.

La mafia, ormai riprodottasi comodamente, dando origine a varie mafie, è ramificata in tutto il mondo e ne sta cambiando il volto, esportando il suo schifo ma guarda caso, ancora una volta, nel grande mappamondo, la testa della piovra, sta proprio qui e solo noi potremmo schiacciata.

Se foste andati alle isole Samoa o le Marchesi, che immagino molti non sappiano neppure che esistano, grazie ai mafiosi che ritennero disdicevole continuare ad insegnare la geografia, scoprireste con stupore che loro invece ci conoscono e sanno tutto di “Belluccone”, della mafia e anche della nostra disastrata politica in generale.

In una pagina Facebook del Costa Rica, lo scorso anno, prendevano per le mele Salvini, che era un piacere, parlando di verità che da noi, sembrano essere sconosciute ai più.

Del resto, in Italia si sta svolgendo da mesi e durerà anni, il più grosso processo sulla ‘ndrangheta mai realizzato, dove ogni giorno, depongono collaboratori di Giustizia, che parlano delle loro relazioni con la politica e lo stato. Il fenomeno riguarda tutto il mondo e numerosi giornalisti, di ogni provenienza, sono “accampati” a Lamezia Terme per cogliere, con infinite difficoltà notizie e interviste da divulgare nei rispettivi paesi.

Praticamente, gli unici al mondo, che non sanno niente del processo, siete voi. Al punto che si voleva persino fare in modo che il processo sparisse anche dalla storia, vietando sia le riprese che le registrazioni.

Adesso, vorrei sentire un’eco di stupore, misto a un sano sdegno, perché in realtà, tutto questo scrivere e narrare, dovrebbe servire, in fondo, solo a farvi capire, che a noi non hanno mai regalato niente e che voi non vivete affatto in un paese sicuro e civile, anzi, siete piazzati su un campo minato, e tutto made in Italy, le nostre mine, fatte per smembrare meglio, sono assai richieste, in tutto il mondo, un vero vanto per il paese…

Anche se si guardano bene dal raccontarvi a scuola la vostra vera storia, ogni conquista sociale, della quale avete goduto sinora e che già vi sfilano con destrezza, insieme al portafoglio, mentre guardate il panorama, è stata guadagnata con la lotta e con il sangue dei vostri connazionali, alcuni ancora viventi peraltro, non nel pleistocene ma nei mitici 60/80,  quelli della nostra compilation.

Qui, sono sempre stati corrotti, fascisti, falsi, pedofili, golpisti, massoni, mafiosi e tutto lo schifo che può venirvi in mente, solo che venivano tenuti costantemente e faticosamente “a bada”, mentre voi vi siete rilassati, guardando il porno e vivendo quello, come conquista sociale, nell’era del “bunga bunga” e di “non è la rai”, invece si.

Vi siete puppati trent’anni di disinformazione pur avendo i mezzi per informarvi, tenuti voi, ben “a bada” da loro, con l’ignoranza che hanno divulgato, la TV dei pedofili, i telegiornali finti e sempre quel benessere che esiste solo nelle narrazioni, accolte volentieri, infervorandovi solo negli stadi, proprio come vogliono loro e come fate dai tempi del Colosseo.

Se qualcuno ancora ci rivolge la parola all’estero è solo perché conoscono la nostra storia, anni luce meglio di voi e un residuo rispetto ci viene proprio da quegli anni, da quelle lotte, dal movimento femminista, dai fermenti del mondo operaio, dall’impegno civile degli studenti, dal terrorismo di stato che abbiamo subito, dai fermenti culturali della sinistra di allora, dai nostri eroi e dai nostri morti.

Noi non eravamo come voi.

Ci provarono in tutti i modi ad anestetizzarci, a domarci, persino con le bombe ma noi, non avendo lo smartphone ma il telefono a gettoni ci incontravamo di persona, parlavamo di politica, di diritti civili violati, stampavamo ciclostilati, controinformazione, quella che ancora facciamo mentre voi vi appassionate a quattro dementi del grande fratello e guardate il culo alle ministre, mafiose, commentando i glutei ma ignorando il loro operato.

Ecco, di noi invece avevano timore, perché il culo glielo guardavamo con tutt’altre intenzioni, rispetto alle vostre, mentre al contempo, cercavamo disperatamente di proteggere il nostro ed anche il vostro.

Tutto questo, è molto strano per un minuscolo paese, che per qualche motivo, nel bene e nel male Porta su di sé il karma del mondo e non solo del piccolissimo stivale.

Certo, il bene, forse furono gli acquedotti romani o le terme, i nostri inventori, i naviganti e i sognatori, che a loro volta e ancora una volta, hanno cambiato il destino del mondo intero ma il male, altrettanto è stato infinito ed è ancora tutto lì, sappiate.

I nostri eroi, I nostri artisti, tutto il genio italiano insomma, è stato prodotto proprio dalla “compressione” che la nostra terribile, ingiusta e sopraffattoria società, ha sempre esercitato sul popolo, dal quale, gli individui maggiormente dotati, saltavano fuori come bombe umane, pagandone sempre tristi conseguenze. Il “nemo profeta in patria” è tutta roba nostra.

Il massacro, la calunnia e l’abbandono hanno distrutto la vita di tutti quegli uomini incredibili che il mondo conosce e ci invidia.

A voi non so neppure se posso parlare di Dante o di Galileo, figuriamoci degli “anni di piombo” dei quali, però, ho disquisito tranquillamente con un giovane taxista nigaraguense.

Per questo ve li narriamo oggi, sperando che vogliate approfondirli, su quel canale youtube, dove ci risulta che stazionate spesso. Insomma, metteteci in dubbio, alzate le sopracciglia, offendetevi ma poi date un’occhiata… perché nell’era digitale potete trovare qualsiasi informazione se solo trovate la voglia di farlo.

Non avete bisogno di ciclostili passati a scuola sottobanco, di attività carbonare, di locandine attaccate la notte. Basta che su quel benedetto cellulare, che avete sempre in mano, cerchiate notizie e non solo i sederi che vi proporranno, magari con peli a batuffolo, perché ahimè, anche la pedofilia è tra i nostri primati culturali, così come gli abusi familiari sommersi da una società maschilista, patriarcale e mafiosa, quella che in tanti ebbero a combattere, anche per voi ma che grazie alle armi di distrazione di massa, che ci stanno sterminando in silenzio, forse neppure immaginate.

Questa voleva essere solo un’introduzione, prima di finire la narrazione del 1974 ma pare che il numero di battute consentito dagli attuali livelli di attenzione, sia già stato ampiamente superato.

Quindi a domani, per altri racconti, nella speranza che nel frattempo, vi facciate un giretto sul web, digitando frasi del tipo, strategia della tensione, ottobre caldo e anni di piombo… visto che vi piacciono i film d’azione e quelli del terrore, lì troverete tutto, azione, terrore, intrighi e sangue ma soprattutto, la vostra vera storia.

A mille ce n’è nel mio mondo di fiabe da narrar… e nel prossimo capitolo potrete continuare a leggerne.

Uno sguardo sulla società italiana degli anni ’70 (Parte 1) / Francesca Capretta / Redazione

 

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