Maradona, “tanto gli faccio gol comunque”. 3 novembre come oggi ma del 1985

Maradona ha regalato tante perle ai tifosi del Napoli nei suoi sette anni all'ombra del Vesuvio. Ma ce n'è una che è rimasta scolpita perennemente

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Maradona ha regalato tante perle ai tifosi del Napoli nei suoi sette anni di permanenza all’ombra del Vesuvio. Ma ce n’è una che è rimasta scolpita perennemente nella memoria dei tifosi partenopei, al di là degli scudetti vinti e della vittoria della Coppa Uefa che ha consegnato il Napoli alla gloria europea qualche anno più tardi.

Pioveva come oggi… Era il 3 novembre come oggi ma del 1985. Qualsiasi tifoso del Napoli, chiunque sia rimasto folgorato dall’epopea maradoniana di quegli anni, e anche chi vi scrive, non sa quantificare quanto pagherebbe pur di salire su una Delorean come quella di Ritorno al Futuro e tornare a quell’istante.

Il 3 novembre 1985 è il giorno in cui venne spostata l’inerzia del calcio italiano. Ma anche il giorno in cui Michel Platini che aveva contribuito a far vincere tutto alla Juventus in campo nazionale e internazionale, dovette iniziare a cedere definitivamente il suo scettro a Diego Maradona.

La Juventus arrivava a quella partita forte di ben 8 vittorie consecutiva che si infransero al San Paolo grazie alla diavoleria di Maradona. Ci sono altre date ben più importanti del settennato maradoniano al Napoli, come quella del 10 maggio 1987 con la vittoria del primo scudetto o quella del 29 aprile 1990 del secondo tricolore così come quella della vittoria in Coppa Uefa, ma quel 3 novembre 1985 è un qualcosa che non si scorda tanto facilmente.

Era il giorno in cui il genio del Pelusa, che si era intravisto l’anno prima, si palesava a tutto tondo come foriero di grandi vittorie che ci sarebbero state di lì a poco.

Cosa accadde con Maradona al San Paolo quel 3 novembre 1985?

Ma cosa accadde di preciso quel giorno? Innanzitutto un diluvio universale, una pioggia battente che proprio come quella di oggi caratterizzò tutti i 90 minuti della grande sfida contro l’odiata Juventus.

In una gara anche spigolosa (espulsi Bagni e Brio al 40° del primo tempo per reciproche scorrettezze) in cui non mancarono le ruvidezze nei confronti del Pibe tartassato per tutta la gara, c’era la netta sensazione che qualcosa di grande stesse davvero per accadere e finire per stravolgere gli equilibri del calcio italiano. La Juventus vinse comunque quel campionato ma quel 3 novembre 1985 si capì che il tricolore stava per fare tappa anche nel golfo di Napoli come puntualmente avvenne l’anno dopo.

Al minuto 75 di quel 3 novembre 1985 il tempo sembrò fermarsi al San Paolo. Il compianto Gaetano Scirea travolse fallosamente Bertoni all’ingresso dell’area di rigore della Juventus. Intorno all’arbitro si accesero le proteste con il Napoli che chiese il calcio di rigore ma il fischietto, sig. Redini di Pisa, fu inamovibile: punizione in area di rigore e da battere di seconda.

E così mentre Eraldo Pecci chiedeva di tirare forte perchè solo in quel modo a distanza ravvicinata dalla barriera si poteva mettere in difficoltà Tacconi, Diego prese il pallone e fece di testa sua dopo un conciliabolo con lo stesso Pecci che è passato alla storia.

“Eraldo, passamela indietro”.
“Ma sei matto Diego, come fai a farla passare sopra?”
“Tu dammela dietro”.
“Diego, da qui non passerà mai”.
“Tu non ti preoccupare. Tranquillo, tanto faccio gol lo stesso”.

Maradona aveva già previsto tutto. Aveva già visto nella propria mente il film di quello che poi sarebbe stato un gol epico, sicuramente il più bello sotto ogni punto di vista del suo settennato al Napoli. E così fu. Pecci non la passò neanche in modo perfetto quella palla ma al resto pensò tutto Diego Maradona.

E così il 3 novembre 1985 divenne il giorno in cui vennero sfidate e infrante anche le leggi della fisica con il SUO piede sinistro che toccò la palla come un guanto e con la barriera a nemmeno 4-5 metri. E a tutti i napoletani nel vedere quell’esecuzione dal vivo, come fece anche il sottoscritto sotto il diluvio universale, sembrò di stare assistendo ad una favola.

Ma la vera favola era appena iniziata. Quel 3 novembre 1985 fu l’alba di una favola che poi diventò realtà appena un anno dopo.

Caro Diego Maradona, ovunque tu sia, sappi che quel giorno hai portato al settimo cielo un intero popolo e che quel gol fu talmente divino che in molti, compreso il sottoscritto, pagherebbero non so quanto per prendere in affitto una macchina del tempo, una Delorean proprio come quella di Ritorno al Futuro, per riandare a quell’istante e poter rivivere quel gol scolpito non solo nella memoria dei tifosi azzurri ma di chiunque ami il calcio. Quel calcio di cui Maradona è stato e resta per sempre in eterno la massima espressione.

 

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