La Verità come ve la mostrano e com’è: In che Stato siamo ridotti?

Abbiamo chiuso la 1ma parte scrivendo: Ma non è così che stanno le cose, non è questa la verità che si offre nuda … ma è la Verità come ve la mostrano

LEGGI ANCHE

Abbiamo chiuso la prima parte di questa storia, parlando di Verità, quella nuda, a volte oscena creatura, che tutti temono e vogliono coprire in ogni modo… sputandole addosso piuttosto, o con stracci di prove, veli pietosi e calunnie come diademi.

Ve la mostreranno a reti unificate ma noi teniamo viva una curiosità fanciulla, quella che spia dal buco della chiave per scoprire cosa fanno davvero i grandi, perché comunque è certo, che non ve la raccontano giusta…

Ma torniamo ai Collaboratori di Giustizia, veri interpreti di questa storia, quelli che sono infami per i mafiosi ma tali sembrano restare anche per noi, anziché eroi… Come mai? Che storia ci hanno raccontato?

Leonardo Vitale nel Marzo del ’73, in preda ad una forte crisi religiosa e di pentimento, si presentò alla Questura di Palermo e venne accolto nell’ufficio sbagliato, dal famigerato Bruno Contrada, allora commissario della Squadra Mobile. Leonardo fu il primo a narrare l’esistenza della “Commissione” a descrivere il rito d’iniziazione, delineando così l’organizzazione di “cosa nostra”.

Le sue rivelazioni portarono a diversi arresti, la maggioranza dei quali si trasformarono in assoluzioni per mancanza di prove, il più colpito dalla condanna fu proprio lo stesso Vitale che in seguito a crisi depressive mostrate in carcere, venne tradotto in un manicomio criminale vicino Messina, dove lo tacitarono con elettroshoc ed altre cure del caso. La giustizia dello stato non trionfo’ dunque, neanche un po’ ma il tentativo di Leonardo, di volerci credere gli valse una sentenza a morte, in “commissione giustizia della mafia” la quale venne puntualmenta applicata, con due pallettoni nella testa, che il Vitale ricevette all’uscita dalla messa, a braccetto con la sorella, appena rimesso in libertà dal manicomio criminale.

Ecco anche da cosa nasce la nostra straordinaria mafiosità culturale… da cittadini assetati di giustizia, totalmente disidratati, finiamo per desiderare quella della controparte che almeno funziona.

Una perversa induzione culturale, un’addestramento mirato, che ha finito per trasformarci lentamente da vittime assolute a complici inconsapevoli, capaci di mostrarsi indifferenti di fronte a qualsiasi cosa.

Portiamo dentro quel seme del : – tanto è tutto inutile, non cambierà mai niente, l’unico che troverà sempre qualcuno disposto ad innaffiarlo.

Vi ricordate il collaboratore chiave del collonello Riccio, Luigi Ilardo? Anche lui era un confidente spontaneo e non usufruì di alcun vantaggio come collaboratore, in quanto venne trucidato prima ancora di diventarlo, non appena manifesto’ la sua intenzione, nel solito Ufficio Sbagliato, che magari esiste ancora oggi, da qualche parte…

In che stato Stato siamo ridotti?

Ce lo chiediamo spesso, guardandoci allo specchio prima di uscire ma sempre preoccupati dell’apparenza, raramente della sostanza.

Finché ti vuole uccidere solo la mafia, ti resta una speranza ma se esageri, volendo svelare anche i legami con la massoneria, i nomi dei mandanti di stato…e sbagli anche ufficio, decisamente, non hai scampo.

Ci tengono molto al termine di “deviati”; massoneria deviata, apparati di stato deviati, servizi segreti deviati e via di questo passo fino agli addetti alle pulizie deviati, quelli che anziché restituire il grammo trovato in bagno, se lo pippano loro.

Questo come a dire, che non sia lo Stato stesso a fare certe zozzerie ma singoli individui deviati e nuovamente associati tra loro. Certo lo scriviamo, per schivare le querele ma saremmo meglio disposti, quasi estasiati, se loro si applicassero un riconoscimento, tipo mostrine, un distintivo, qualcosa che permetta di individuarli a priori, giacché qui è quasi impossibile farlo anche a posteriori, dopo numerosi processi, sui quali è sempre meglio non riferire, e poi, chi te lo fa fare? Pensa a salute, va’…

Pensiero che palesemente, non formulo’ Luigi Ilardo quando affrontò il generale Mori dicendo:- Guardi che molti attentati attribuiti a “cosa nostra” sono stati voluti dallo stato… certe cose le avete fatte voi. Mostrando subito quali argomenti sarebbe andato a trattare. Per questo si fece partire subito la soffiata dall’Ufficio sbagliato ai mafiosi giusti, perché Ilardo andava fermato…

Aveva già fatto arrestare molti personaggi pericolosi e persino architettato un piano, rischiando in prima persona per permettere la cattura del boss Provenzano, capo mafia latitante da più di trent’anni.

Ma il generale Mario Mori, sabotò di fatto l’operazione ma non costituendo neppure reato, Provenzano poté godere di altri 11 anni di libertà e buon governo, vivendo tutti felici e contenti. Mentre a Luigi Ilardo, 8 giorni dopo arrivarono puntuali, 9 colpi di pistola e non poté mai rivelare tutti quei collegamenti fra mafia e massoneria, diventanto uno dei tanti, omicidi eccellenti, sempre in cerca di giustizia…

Senza di loro, la lotta alla mafia è finita. Sarà tre volte natale, la Santa avrà la sede, i Deviati potran continuare, mentre i mandanti già lo fanno…

All’anagrafe ti iscriveranno direttamente per loggia o per famiglia e tutti gli altri, agli “Hunger Games” per la gioia del palinsesto e l’occhio del Grande Fratello.

Con la golden card, potrai farli saltare comodamente da casa, senza sporcarti le mani e accumulando punti dinamite ad ogni spesa… altro che televoto, l’evoluzione della specie!

A Domani per la terza parte di questo lungo viaggio

La Verità come ve la mostrano e com’è / Francesca Capretta / Redazione

COLLEGATE:

Precedenti: Sorrento-Juve Stabia sono 15 in campionato

Precedenti in campionato disputati a Sorrento: dopo oltre quindici anni ritorna il derby. L'ultimo se lo aggiudicarono le vespe
Pubblicita

Ti potrebbe interessare