Il mercato dei dubbi: perché i calciatori rifiutano Napoli?

Kramer, Gonalons, Klaassen, Zielinski, Vrsaljko, ultimo Lapadula: cosa hanno in comune un tedesco, un francese, un olandese,...

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Kramer, Gonalons, Klaassen, ZielinskiVrsaljko, ultimo Lapadula: cosa hanno in comune un tedesco, un francese, un olandese, un polacco, un croato e un italo-peruviano? L’aver rifiutato Napoli, facile. Richiestissimi dal club azzurro, infatti, tutti hanno preferito rimanere nelle loro squadre di appartenenza o andare altrove, basta che non sia il club azzurro, s’intende. Li osservi, li studi, li chiami, gli fai l’offerta e poi rifiutano: De Laurentiis è ormai abituato a questo tipo di epilogo. Eppure, viene difficile pensare come un calciatore possa dire “no” alla piazza azzurra che può vantare dell’attaccante più prolifico della storia della serie A, Higuain, e che può disputare la Champions League, il cui prestigio dovrebbe fungere da forza attrattiva per i calciatori, non da repulsiva.

LA SCELTA – Le motivazione che spingono tutti questi calciatori a non accettare Napoli, tuttavia, non sono di natura ambientale o economica relativa ai diritti di immagine, come sarebbe facile pensare, ma dettata dall’esigenza di vivere una nuova opportunità lavorativa e/o dalla paura di far panchina, non giocare e quindi bruciarsi. Basti pensare a Klaassen, capitano dell’Ajax, che non si reputava pronto al grande salto, e che quindi ha preferito rimanere un altro anno in Olanda. Oppure Zielinksi che ha dichiarato di voler cambiare vita e campionato, destinazione Liverpool. E se Gonalons ha messo in dubbio il progetto tecnico, Vrsaljko ha ricevuto una offerta molto più conveniente dall’Atletico Madrid, che l’ha spinto a trasferirsi alla corte del cholo Simeone. Più complesso il caso Kramer, che magari sarebbe voluto anche arrivare, ma che, consigliato dalla propria famiglia, ha deciso di rimanere in Germania, al Borussia Mönchengladbach. Ultimo Lapadula, che dopo aver messo in chiaro le cose con il club di ADL, ha raggiunto l’accordo con il Milan. A 27 anni, l’attaccante ha preferito la strada della sicurezza, del posto fisso e non del ballottaggio, della dimostrazione continua, cosa che sarebbe potuta accadere al fianco di Gonzalo Higuain. Risulta strana la scelta del Milan, senza un tecnico, un progetto tecnico e coppe, nonostante la storia gloriosa del club di Berlusconi che necessariamente avrà influito sulla scelta del ragazzo. Magari l’anno prossimo se ne riparlerà, forse quando Lapadula, dopo una stagione da protagonista, avrà la certezza di poterci stare nel massimo campionato italiano. Al Napoli rimane solo la beffa, la consapevolezza di non poter far di più, che se hai uno degli attaccanti più forti al mondo in rosa non è mica colpa tua. Ci vuole coraggio.

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