Per budget ridotti aumenta, anche in Italia, il consumo di cibo scaduto

Per budget ridotti, o per "ignoranza" delle etichette, il 55 per cento degli italiani consumano prodotti "fuori data"

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Questioni budget ridotti, o di “ignoranza” delle etichette, il 55 per cento degli italiani consumano prodotti “fuori data”

Per budget ridotti aumenta, anche in Italia, il consumo di cibo scaduto

Vuoi per una questione di budget familiare limitato dalla fase congiunturale negativa, vuoi per scarsa conoscenza del significato di alcune scritte riportate in etichetta, il dato certo è che moltissimi italiani – almeno il 55 per cento – consumano prodotti oltre la data impressa sulle confezioni.

Un italiano su tre getta nei rifiuti gli alimenti oltre la data indicata sulla confezione, ma uno su nove decide in base al tipo di alimento e tutti gli altri consumano quegli stessi alimenti, sempre che la confezione non sia danneggiata e il prodotto si presenti ancora in buono stato (fonte: Eurobarometro). 
 
Una particolarità: sette persone su dieci portano in tavola gli spaghetti dopo essersi accertati che siano ancora commestibili. Comportamenti dettati dalla padronanza del significato di due diciture di legge: “Da consumarsi entro…” e “Da consumarsi preferibilmente entro…”.
 
La prima è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche il termine oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio per non esporre l’organismo a rischi che possono compromettere la salute.
 
Un esempio sono il latte fresco e le uova.
Una persona su quattro ha comportamenti differenti a seconda del tipo di alimento da consumare, mentre una su cinque ritiene che il cibo possa essere consumato anche dopo la data indicata, mettendo in conto che potrebbe non essere alla massima qualità. Va da sé che tale dicitura indica anche il termine oltre il quale un alimento non può più essere posto in vendita.
 
La seconda indica la data entro cui il prodotto alimentare mantiene le sue proprietà organolettiche, gustative e nutrizionali specifiche – in adeguate condizioni di conservazione –, senza che questo comporti rischi per la salute in caso di superamento, seppur limitato, della stessa.
 
Ci sono, infine, prodotti per i quali, secondo il Regolamento Ue n.1169/2011, non è richiesta la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro…”: sale da cucina, zucchero e aceto, ma anche ortofrutticoli freschi, vini liquorosi, spumanti, vini aromatizzati e prodotti simili a base di frutta diversa dall’uva, bevande con contenuto di alcol pari o superiore al 10 per cento in volume, prodotti di panetteria e pasticceria, gomme da masticare e prodotti analoghi, prodotti di confetteria realizzati con zuccheri aromatizzati e/o colorati.
 
Ma l’elenco potrebbe tuttavia allungarsi visto che, di continuo, a turno e secondo loro interessi (commerciali) nazionali, le delegazioni di uno o più Stati che magari si appoggiano e sostengono, chiedono l’esenzione dell’obbligo di indicare in etichetta “da consumarsi preferibilmente entro” per prodotti come pasta, riso e caffè.
 
Per budget ridotti aumenta, anche in Italia, il consumo di cibo scaduto / Cristina Adriana Botis / Redazione

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