Napoli, Juve e Sassuolo esempi da seguire: unici club a puntare su giovani italiani

Tutte le fiches sul verde e l’azzurro, finalmente. L’approdo di Grassi al Napoli è soltanto...

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Tutte le fiches sul verde e l’azzurro, finalmente. L’approdo di Grassi al Napoli è soltanto l’ultima puntata su un giovane con potenzialità da Nazionale. Questo mercato di gennaio propone una tendenza incoraggiante: le grandi (alcune) stanno investendo sui talenti di casa nostra, mentre si placa l’ormai consueta ondata degli stranieri. Il club di De Laurentiis ha messo le mani anche sull’empolese Barba, dopo che Sarri ha rivitalizzato il naturalizzato Jorginho. Allo stesso modo in estate si era messo in luce il Torino, abile ad assicurarsi gli emergenti Benassi, Baselli, Belotti e Zappacosta. Tuttavia è la Juventus a dare l’esempio. In tandem con il Sassuolo i campioni d’Italia hanno investito sul gioiello del Cesena Stefano Sensi, così come hanno bloccato il diciottenne Mandragora (che resta a Pescara sino a fine stagione). Quindi addio alle sirene dei grandi nomi: Gündogan e Oscar. Piuttosto la strategia bianconera punta a formare in casa i titolari del futuro. Una formula già collaudata con l’approdo alla casa-madre di Sturaro, Zaza e Rugani, tre storie comunque di successo. E nell’orbita estiva juventina è scontato anche l’approdo a luglio dell’attesissimo Domenico Berardi. Su questa falsariga in Emilia è stato appena tesserato l’emergente Trotta dopo le riuscite scommesse estive su Pellegrini e Politano. Vengono così messe in pratica le idee del patron Squinzi, convinto fautore della valorizzazione del made in Italy. Gli esempi, insomma, sono ormai tanti. È fatale che qualcuno si perda per strada, ma è importante che i club più attenti comincino ad avere dei riscontri. Nell’immediato i riflessi positivi sono per loro, ma in prospettiva a guadagnarne sarà tutto il sistema: augurandosi ovviamente che il numero e il livello qualitativo degli azzurrabili torni ai fasti dei bei tempi. È contraddittoria invece la linea di condotta di Inter, Milan e Roma. Il club di Thohir (come con Moratti) investe tanto e bene nel settore giovanile, ma puntualmente lascia per strada i propri gioielli. In casa rossonera, invece, a parte la grande speranza Donnarumma, le ultime leve hanno fatto perdere le loro tracce. Senza soffermarsi su El Shaarawy, è emblematica la cessione all’Atalanta dell’ancora acerbo Petagna. Evidentemente in via Aldo Rossi in questa fase di criticità prevalgono altre priorità. Infine è paradossale il caso giallorosso. A Trigoria e dintorni i talenti in erba abbondano, ma la diaspora prosegue da anni, Florenzi a parte. Sabatini è bravo nella caccia ai campioncini all’estero (Paredes-Carbonero-Ucan), ma ai primi della classe nelle giovanili tocca sempre fare il giro d’Italia (senza ritorno). Al tirar delle somme, Juve e Sassuolo hanno una marcia in più. Merito di chi sceglie i giocatori: il duo Marotta-Paratici a Torino e la coppia Carnevali-Angelozzi in Emilia. Ma è anche merito della programmazione dei due club.

Gazzetta dello Sport

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