Gravina: “Cori razzisti? Giusto chiudere le curve. De Laurentiis mi ha folgorato”

Le parole di Gravina, presidente della Lega Pro, sulla questione cori razzisti e il suo...

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Le parole di Gravina, presidente della Lega Pro, sulla questione cori razzisti e il suo pensiero su Aurelio De Laurentiis

Il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina che si prepara a diventare il prossimo presidente della FIGC, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Mattino, in cui parla della questione cori razzisti e il suo pensiero su Aurelio De Laurentiis

Gravina, il nostro è uno sport malato, nello stadio si dileggiano i vivi e i morti, si tifa per il fuoco del Vesuvio. Cosa farà?
«È vero, siamo alla mercé della legge del branco, di gente che va allo stadio per insultare l’avversario. Ma le norme ci sono, mi sembra che punire le società con la responsabilità oggettiva non sia una cosa di poco conto. Ma è evidente che i club possono isolare chi si rende protagonista di cori razzisti o di discriminazione territoriale. Possono e devono farlo».

Giusto chiudere le curve?
«Sì, anche se dispiace che paghino tutti, anche quelli per bene. Perché sono pochi i maleducati che rendono gli stadi posti così poco ospitali. Ma la norma che porta alla chiusura delle curve è giusta soprattutto quando non c’è collaborazione da parte delle società a individuare i singoli colpevoli. Perché i maleducati possono essere anche pericolosi».

Davvero è solo maleducazione?
«Non possiamo pensare che faccia parte della cultura del nostro popolo inneggiare al Vesuvio o urlare Napoli colera, o fare i “buu” ai giocatori di colore. Credo che il nostro lavoro debba partire dai settori giovanili, da un sistema in cui i ragazzini in mezzo al campo spinti dai genitori sugli spalti, offendono il rivale. Ecco, l’etica è uno dei nostri capisaldi».

Fischiare la sospensione della gara come ha fatto Gavillucci per i cori contro Koulibaly in Sampdoria-Napoli è giusto o sbagliato?
«Non è una esagerazione. Le norme attuali puniscono i razzisti in maniera particolarmente tollerante. C’è la responsabilità oggettiva e continueremo ad applicarla se non c’è collaborazione da parte delle società».

De Laurentiis l’ha incontrata e ha pronunciato parole nei suoi confronti che sanno di endorsement.
«Anche io sono rimasto folgorato dalla sua finta lontananza dal mondo e dai problemi della Federcalcio. Sa tutto, di ogni aspetto. E sono contento che anche a Bari la sua famiglia stia portando avanti un progetto imprenditoriale serio, moderno, assai apprezzato da tutti. Il suo spirito imprenditoriale può essere da esempio anche per la Figc».

Anche lui lamenta la mancanza di una legge per gli stadi.
«E ha ragione. Pure quando dice che non è pensabile che si possa pensare di fare solo le partite perché per rientrare di un investimento così importante bisogna immaginare bar, ristoranti, parcheggi… insomma realtà che possono rendere 365 giorni l’anno. Non solo il giorno della partita».

Lei che pensa di fare?
«Si chiama “Stadio Italia”: affiancheremo il legislatore per superare gli intoppi legati alla burocrazia, provando a individuare dei fondi speciali. Perché non penso solo al restyling dagli stadi delle grandi città, ma anche ai piccoli stadi nei paesi».

Al Sud siamo messi peggio?
«Da meridionalista non pentito, come amo definirmi, devo dire di sì. Ma è l’Italia che è indietro rispetto alle altre Nazioni».

Napoli sta puntando alle Universiadi per il rifacimento delle sue strutture sportive. Lei pensa a qualcosa di simile?
«Nei prossimi giorni presenteremo la candidatura italiana per l’Europeo del 2028: serve l’entusiasmo per un grande appuntamento internazionale. E poi l’esperienza per non ripetere gli errori commessi nel 1990 e di cui portiamo ancora addosso le conseguenze».

Perché dal 2001 una squadra del Centro-Sud non vince lo scudetto?
«Questione di organizzazione. Ci sono società del Nord meglio strutturate. Anche se adesso mi pare che il gap si stia riducendo». 

Gravina, ma Allan può giocare nella nostra Nazionale?
«Ma in generale, se ci sono le condizioni perché prenda il passaporto italiano e la sua voglia, perché no?».

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