Napoli, Corbo: “Quel pareggio acido come una sconfitta”

Antonio Corbo per l’edizione odierna di Repubblica Antonio Corbo, attraverso il suo editoriale su Repubblica, ha...

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Antonio Corbo per l’edizione odierna di Repubblica

Antonio Corbo, attraverso il suo editoriale su Repubblica, ha parlato del match che il Napoli ha pareggiato ieri contro il Sassuolo, allontandosi  così dalla vetta della classifica occupata dalla Juventus.

Ecco quanto scrive:

Non solo quel pareggio acido come una sconfitta, il Napoli ha imposto al Napoli anche un altro supplizio. Attendere al buio l’esito finale di Juve- Milan prima di dare una dimensione ai suoi rimorsi. Vista la classifica, alla fine, è calata una notte più (meno) scura. Non può perdonarsi nulla di quanto non ha saputo fare. Con Insigne inguardabile, Mertens prigioniero di un ruolo che non sente, con Hamsik strappato alla panchina ancora con il pigiama da malato senza che possa cambiare ritmo e direzione al gioco, il Napoli si ritrova con i pensieri in disordine. Crede nel collettivo, frana su tre punti. Sceglie la sua fede nel possesso palla, e neanche il 74,8 % demolisce il Sassuolo. Conferma il 4- 3- 3 che gli dava ampiezza e vittorie, ma ieri conta solo 12 tiri, appena 4 nello specchio della porta, un solo gol, ed è attribuito a Rogerio, non a Callejòn, quindi misero autogol. I tifosi più arguti rievocano la molle sconfitta del Sassuolo con la Juve e le interferenze di Marotta sul nebuloso tentativo di acquistare Politano, il più aspro ieri. Suo il gol. Ma niente rimpianti, tra lui e 28 milioni passa lo stesso divario tra il solito Napoli e quello di Reggio Emilia.

Per riprendere la corsa scudetto, il Napoli superi le appannate vittorie juventine ma rifletta sui suoi errori. Come il gol incassato dopo una ventina di minuti per un vizio strutturale della difesa: sui calci piazzati i suoi difensori guardano solo la palla e non l’avversario, un guasto che permette a Peluso di superare Koulibaly, perché il gigante d’ebano evita il contatto, si limita ad un sms. Ne deriva un palo ed il gol di Politano. Se il Napoli attende 80 minuti per fruire di un autogol e far pari con chi ha 46 punti in meno, qualcosa non va. Non si cancella una frenata così brusca sospettando una subalternità del Sassuolo alla Juve. Il Napoli, per vincere lo scudetto, non può non piegare chi difende la sua mediocrità con agli arcaismi del calcio italiano. Dal 4-3-3 passa ad un 5-3-2: monoblocco davanti al portiere Consigli, terzetto difensivo poi protetto in linea orizzontale da Lirola, i più tecnici Sensi, Missiroli e il combattivo Mazzitelli, quindi Rogerio. A turno Politano ed un risorto Berardi affliggono Jorginho, costringendo gli imprecisi Koulibaly e Albiol a costruire. Si vedrà più tardi che Hamsik è appena convalescente, ma Zielinski non è il sostituto naturale, nei suoi slalom è elegante e non efficace, sembra veloce ma portando palla rallenta. Stucchevole il ripetersi di passaggi- ponte per raggiungere Mertens o Insigne oltre la difesa. Non riesce quasi mai, e spesso i due cadono in fuorigioco. Prima del risultato di Juve- Milan, arriva Milik. Un promettente ritorno. È da lui che il Napoli deve ripartire. Conoscendo Sarri è un’utopia pensare al 4- 2- 3- 1. Ma se Jorginho è marcato a vista, se Insigne è in amnesia totale, se il possesso palla a ritmi bassi rallegra solo le difese anche le più modeste, meglio provare qualcosa di nuovo. È coraggio, non utopia“.

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