CdM – De Laurentiis: “Nessuna offerta per il San Paolo, ora non è la priorità”

“Prima di tutto viene l’equilibrio dei conti” L’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno parla della questione...

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“Prima di tutto viene l’equilibrio dei conti”

L’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno parla della questione stadio, della volontà di Aurelio De Laurentiis di acquistarlo e della difficoltà di raggiungere un accordo con Luigi De Magistris, sindaco di Napoli che avrebbe richiesto una cifra ritenuta esagerata dal presidente azzurro.

Ecco quanto scritto dal quotidiano:

“Cinque anni fa Aurelio de Laurentiis la proposta gliela aveva fatta, ma al sindaco l’azzardo dell’imprenditore del calcio non era piaciuto. Aveva scelto di non prendere sul serio l’offerta provocatoria di un euro più la concessione per 99 anni dello stadio, rispedendo al mittente. Oggi lo scenario è cambiato e probabilmente de Magistris aspetta che lo stesso imprenditore torni alla carica. Non lo farà. E il motivo è sotto gli occhi di tutti gli attenti osservatori della sua impresa-calcio. Che non ha mai gestito come un’azienda che avesse come core business il più ambizioso dei risultati sportivi, lo scudetto per intenderci. Ma come una società per azioni che di anno in anno aumentasse i propri utili, avesse una trasparenza di bilancio e fosse di volta in volta in linea con la crescita dei fatturati. Nella direzione, già tracciata, di una crescita economica costante tale da consentirgli introiti, lustro e ranking europeo. Il gioiellino Napoli funziona da dodici anni in questo modo, nonostante una situazione di dissesto che de Laurentiis aveva ereditato dal fallimento della gestione precedente. Acquistare lo stadio San Paolo non sarebbe in linea con i suoi progetti di reddito. Sa bene, de Laurentiis che lo stadio di proprietà significa fatturato più alto e, negli anni, una solidità economica triplicata se non quadruplicata rispetto ad oggi. Ma l’impresa, il suo tipo di impresa, non lo contempla. Meglio costruirne uno nuovo di zecca, con costi e ammortamenti diluiti che non intaccherebbero i suoi bilanci. Un po’ la differenza che c’è tra acquistare un top player da cento milioni e un giovane talento che ne costa trenta, farlo crescere e magari guadagnare una buona plusvalenza. È un rischio, certo. Ma de Laurentiis se lo concede e finora ha vinto così. Sì, ma lo scudetto? Per l’imprenditore romano non è la priorità, o meglio non baratterebbe mai il gioiello Napoli (che comunque oggi fattura attorno ai trecento milioni) con la vittoria del tricolore a tutti i costi. Magari vincerlo un anno significherebbe far saltare il banco della sua impresa e ritrovarsi in difficoltà. Lo sguardo lungo che finora lo ha premiato è stato quello di restare ai vertici, garantirsi gli introiti Champions, ma non indebitarsi per arrivare primi. Difficile dargli torto. I suoi dodici anni di Napoli sono stati dei mini-cicli, sempre con allenatori che hanno valorizzato il parco-giocatori, sfiorando negli ultimi anni il primissimo posto. Questo campionato, a meno otto partite dalla fine, tiene il Napoli ancora in lizza per lo scudetto, ma se i quattro punti di distacco dalla corazzata Juve hanno scoraggiato i tifosi che ancora una volta imputano al presidente azzurro il braccino corto negli acquisti, non tolgono certo il sonno all’imprenditore de Laurentiis. Che se vince è ben felice di scrivere un pezzetto di storia, ma se ciò non accade va avanti con i risultati assolutamente apprezzabili della sua impresa. Il suo è un rischio calcolato in una programmazione che prevede la valorizzazione e la crescita dei giovani. C’è però una variabile: Sarri, grande maestro di calcio, vuole questo? Finora ha ottenuto risultati straordinari, ma tenendo fuori dalla sua aula la metà dei giocatori a disposizione. Rog, Diawara, Ounas tenuti dietro alla lavagna non rendono profitto”.

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