Mertens: “Io falso nueve? Adesso sono solo un numero nove”

Mertens: “Io falso nueve? Adesso sono solo un numero nove” Ai microfoni di Bleacherreport, Dries...

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Mertens: “Io falso nueve? Adesso sono solo un numero nove”

Ai microfoni di Bleacherreport, Dries Mertens, attaccante azzurro, s’è raccontato in una lunga ed interessante intervista: “Credo di sapere cosa pensa la gente parlando di falso nueve. Un calciatore con la mia corporatura, non forte fisicamente e che quindi non riesce a fare un certo gioco di protezione della palla. Ma il calcio è cambiato, le squadre giocano in maniera diversa. E quindi credo di poter dire che il numero dei miei gol possano anche cancellare quel prefisso falso. Io oggi sono un numero nove e basta, un centravanti. Anche perché sta cambiando la mia conformazione mentale. Prima avrei sempre detto che un assist dava la stessa soddisfazione di un gol. Oggi gioco in un altro modo e in un altro ruolo, e tutti quelli che giudicano un attaccante dicono che ha giocato di merda se non ha segnato. È importante fare gol, quindi se oggi mi fai la stessa domanda io ti rispondo così”. 

RAPPORTO SPECIALE- Sai, un cane ti ama per quello che sei, non sanno se sei un calciatore o no. A volte la gente ti tratta bene solo perché sei un calciatore o perché sei famoso, ma un cane non si rende conto di tutto questo. Quindi forse è questo che fa in modo che io li ami così tanto. «Dove vivo io c’è una vecchia signora, penso che abbia 85, quasi 90 anni. Dopo la partita contro la Roma mattina sono uscito e mi ha detto: “Mi è piaciuto come hai giocato, e mi è piaciuta anche la celebrazione del gol”. Io sono rimasto interdetto. È pazzesco, è davvero pazzesco. Anche lei guarda le partite”.

GLI ESORDI “Non ero troppo piccolo fisicamente, è che non ero pronto. Non ero abbastanza bravo in quel momento, non era una questione di altezza. Giocavo con dei compagni che avevano più talento, ma erano troppo orgogliosi per fare un passo indietro. Magari si siedono in panchina per l’Anderlecht e non si mettono in gioco, scendendo di categoria e diventando importanti in un club che ti permette di giocare più partite. In questo caso fare un passo indietro significa provare a fare un passo avanti, dopo. O, almeno, provare a fare questo salto”.

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