Focus sul reparto offensivo, il 4231 e l’attacco atomico

171 milioni questo è il valore dell’attacco del Napoli stimato da Transfermarkt. Un reparto di...

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171 milioni questo è il valore dell’attacco del Napoli stimato da Transfermarkt. Un reparto di valore ma non solo nelle valutazioni economiche. In sole tre partite in Napoli ha segnato ben 12 gol. Sono andati in rete sette diversi giocatori ciò a testimonianza della pericolosità di un intero reparto, pericolosità non circoscritta ad un solo uomo.

Il cambio tattico

Alla base della crescita del reparto offensivo c’è il cambio di rotta del mister.  È il cambio tattico che sembra essere un vero e proprio spartiacque rispetto al passato. Una potenza di fuoco formata da giocatori con caratteristiche diverse che si completano a vicenda. Tutto merito del mister che è riuscito a cucire su misura per il Napoli il nuovo vestito del 4231 che spazza via il passato basato sul più classico 433 della precedente gestione dell’allenatore calabrese, dimenticando definitivamente anche il 442 di stampo Ancelottiano.

Settanta milioni per cambiare aspetto

La punta di diamante che ruba la scena lì davanti è l’enfant prodige nigeriano Victor Osimhen. Il volto nuovo che è subito diventato indispensabile. Imprevedibile, veloce, gioca con la squadra e per la squadra e crea spazi. Sono questi i compiti svolti dall’attaccante ex Lille. Quando riesci a fare tutto questo lavoro oscuro ed entrare anche nel tabellino vuol dire che hai qualcosa di speciale. Tutti sanno (soprattutto il Napoli) che la qualità si paga e De Laurentiis l’ha fatto: 70 milioni per strapparlo alle altre big d’Europa. Una delle pochissime richieste specifiche di mister Gattuso. L’anello mancante nell’evoluzione del gioco del tecnico calabrese.

La chioccia Mertens

Se arrivano volti nuovi non necessariamente chi ha scritto la storia fono ad ora deve abdicare tutto d’un tratto. Soprattutto se ti chiami Dries Mertens e sei colui che è in testa alla classifica all time dei marcatori in maglia Azzurra. 125 buoni motivi per continuare ad essere decisivo. Ma se lì davanti i posti sono occupati e la freschezza atletica non è più quella di una volta, ecco che si può arretrare leggermente il raggio d’azione. Gattuso gli chiede di abbassarsi per fare da connettore tra il centrocampo e l’attacco. Lui deve innescare la sveltezza dei velocisti. Un gioco da ragazzi per un calciatore come il folletto belga che fa della rapidità di pensiero e della qualità le sue armi migliori.

Lozano 2.0

Dopo i primi minuti della sfida all’esordio contro il Parma già si era capito che era in corso uno strappo rispetto al passato. Lozano vuole riprendersi il Napoli dopo aver vissuto un’annata all’ombra degli altri con il fardello della valutazione importante che si aggirava sui 40 milioni versati nelle casse del PSV. Le bacchettate di Gattuso e la costanza negli allenamenti hanno riportato sulla giusta strada un talento che si stava perdendo e soprattutto stava sprecando l’occasione di giocare in uno dei top club europei. Un treno che spesso passa una sola volta in carriera. Il messicano l’ha capito e sta diventando indispensabile. Quattro marcature in tre gare, distribuite equamente nelle sfide a Genoa e Atalanta. E non è finita qui, anzi siamo solo all’inizio. Hirving ha già bissato lo score della scorsa stagione, allora però si parlava di quattro reti in 26 presenze.

La sfortuna del capitano e l’ascesa di Politano

Fare il profeta in patria è sempre complicato. Lorenzo Insigne lo sa bene e non perdono l’occasione di ricordarglielo i tifosi alla prima prestazione negativa. Quest’anno però ha conquistato solo elogi. Al “Tardini” aveva deciso la sfida chiudendo in giochi e travestendosi da bomber di razza avventandosi su una palla vagante in area. Poi poco più di 30 minuti con il Genoa e l’infortunio muscolare. Costretto ad abbandonare la gara e per qualche tempo guarderà da lontano i compagni. Il sostituto prescelto da Gattuso è stato Matteo Politano. Entrato in punta di piedi, contro l’Atalanta ha mostrato tutte le qualità che avevano spinto l’Inter a puntare su di lui. Il suo limite è stata la discontinuità. Macchia che non ha ancora sporcato la stagione, anzi Matteo ha dimostrato di poter dire la sua. Gol spettacolare contro la Dea e giocate mai banali. I più attendi avranno notato come accentrandosi dalla destra cerchi il pallone a tagliare l’area di rigore. Solo pochi mesi fa era lo schema classico che aveva come protagonisti Insigne e Callejon e che aveva fatto gioire spesso i supporter partenopei.

L’annus orribilis avviato da Ancelotti e raddrizzato da Gattuso è alle spalle. “Oggi è l’inizio del futuro e la fine del passato”. Il 4231 è la nuova strada e ha già dimostrato di essere quella vincente, gli avversari sono avvisati.

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