ESCLUSIVA Juve Stabia, Guido Carboni: Per come è andata con la Reggiana mi sento derubato. Se Manniello ritrova entusiasmo ed ambizione, io ci sono

La nostra redazione ha ascoltato in esclusiva Guido Carboni, fino a poche settimane fa tecnico...

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La nostra redazione ha ascoltato in esclusiva Guido Carboni, fino a poche settimane fa tecnico della Juve Stabia. L’allenatore toscano confessa che l’amarezza per l’eliminazione dai playoff ad opera della Reggiana è ancora tanta, lasciando una porta aperta sul suo futuro alle Vespe.

Mister, partiamo dal momento più amaro..si è fatto un’idea del gol annullato a Ripa contro la Reggiana al Menti? Diciamo che è ormai chiaro che la Lega non ha molta simpatia per la Juve Stabia. Inutile girarci intorno, tutti coloro che hanno visto la gara con la Reggiana in modo neutrale, hanno confermato che siamo stati derubati. A distanza di settimane, c’è ancora tanto rammarico perché siamo usciti senza essere inferiori alla Reggiana nel doppio confronto. C’è da dire, tra l’altro, che stiamo parlando di una intera condotta di gara a noi sfavorevole: un fallo da espulsione, almeno un paio di episodi dubbi nell’area degli emiliani oltre al famoso gol annullato. Capisco tutta l’amarezza del Presidente Manniello perché si ha la sensazione di non essere desiderati in Serie B.

Il rammarico più grande, per Lei, sta in quell’episodio o nella gara di andata, con i due gol della Reggiana regalati dalla Juve Stabia? Devono essere inevitabilmente valutati tutti gli elementi. Certamente a Reggio, nella fase difensiva, abbiamo commesso errori e a questo proposito non dimentichiamo di aver affrontato i playoff senza Atanasov e Allievi, giocatori importanti in quella zona. La sensazione che resta, non nascondendo gli errori commessi, è di essere stati penalizzati nella gara di ritorno; abbiamo visto un arbitraggio che è andato in un’unica direzione e che ha condizionato poi il passaggio del turno. E’ stata penalizzata una squadra che aveva le carte in regola per andare avanti e per fare ancora molta strada. Il nostro lavoro stava dando frutti importanti ma alcune variabili, che non sono dipese da noi, hanno interrotto tutto sul più bello.

Probabilmente avrà seguito i playoff. Crede che la sua squadra se la sarebbe potuta giocare fino in fondo? Assolutamente, non mi sono perso una gara dei playoff. Dopo aver visto tutte le squadre sono ancora più convinto che noi, se non fosse successo quello che tutti sappiamo, saremmo arrivati come un missile a giocarci la fase finale a Firenze. Liviero, Ripa, Matute, Izzillo, Mastalli ed altri avevano ritrovato la migliore condizione. Lo dico con convinzione perché avevamo recuperato certezze e stavamo bene fisicamente: del resto, un allenatore che subentra a stagione in corso, può fare poco nelle prime settimane, mentre è sul lungo periodo che può invertire la rotta. Noi ci eravamo riusciti e stavamo affrontando i playoff con le gambe forti e con la testa giusta.

Dopo la gara con la Reggiana e l’eliminazione dai playoff, non è mai stata in discussione la sua permanenza a Castellammare? No ma semplicemente perché non c’è stato nemmeno modo di parlarne, non ci siamo dati un appuntamento per il futuro e né ci siamo detti che non proseguiremo insieme. Dopo quella gara è stato immediatamente chiaro che il risultato sarebbe stato, giustamente, un duro colpo per il Presidente; tra l’altro Manniello non è nuovo ad episodi del genere, avendo subìto un grave torto anche due anni fa col Bassano. Confesso che mi è dispiaciuto tanto vedere il Presidente negli spogliatoi con un atteggiamento quasi rassegnato per quello che era appena successo; era chiaro che Manniello si sarebbe preso una pausa di riflessione generale, non solo tecnica, dunque il discorso “futuro” non è mai stato affrontato. Detto questo, la cosa importante per la Juve Stabia non è se Carboni possa ricominciare lì, ma che Manniello ritrovi lo spirito combattivo che lo ha sempre contraddistinto; credo che questo sia l’elemento fondamentale per il futuro della Juve Stabia. Ho il rammarico perché la sensazione è di aver lasciato a Castellammare un quadro incompiuto. Detto questo, se il Presidente mi richiamasse, e volesse allestire nuovamente una squadra per fare un campionato importante, io tornerei con piacere.

Dopo i mesi trascorsi qui si è fatto una idea sulle cause del tracollo che poi hanno portato all’esonero di Fontana? Sono arrivato in una situazione non facile, ora lo posso dire. Ho trovato un clima nello spogliatoio decisamente difficile: c’era chi ce l’aveva con il vecchio allenatore, malumori tra alcuni calciatori, anche per l’aspetto economico dei nuovi arrivati, ecc. Mi sono trovato in uno spogliatoio demotivato e dove i calciatori ragionavano non come squadra ma come singoli. Anche dal punto di vista tattico, la squadra non ne poteva più del 4 – 3 – 3, che poi ho riproposto solo nelle ultime gare, quando i ragazzi erano in ripresa. Non ti nascondo che per settimane non ho sentito la squadra mia; solo dopo la sconfitta interna, rocambolesca ed immeritata, con il Matera ho avuto un confronto con toni molto duri con tutta la squadra. Nell’allenamento prima della gara con il Francavilla mi sono scontrato in maniera forte con la squadra e solo dopo quell’episodio mi sono accorto di aver preso in mano la squadra. Da quel momento abbiamo fatto un ottimo lavoro, interrotto sul più bello da un arbitraggio inguardabile nella gara con la Reggiana. Mi preme ringraziare ancora una volta la società che ha sempre appoggiato le mie scelte e mi ha fatto lavorare con serenità.

A proposito di allenatori, sembra che possa essere arrivato il momento per Caserta di guidare in prima persona la Juve Stabia. Avendolo avuto al suo fianco, che allenatore sarà secondo Lei? Fabio è innanzitutto una bella persona ed un bravo ragazzo. Conosce bene l’ambiente e questo è sempre importante; la sua conoscenza della piazza di Castellammare ha aiutato molto anche me nei primi tempi. Se la scelta della società dovesse orientarsi su di lui, credo che potrebbe fare molto bene. Poi, ovviamente, non si diventa allenatori in un attimo ma bisogna avere il tempo di imparare ed anche di sbagliare; se ci sarà la pazienza di non chiedergli tutto subito, credo che Fabio possa essere la persona giusta da cui ripartite.

Uno dei calciatori rigenerati dal suo arrivo è stato Mastalli. Alla luce dei tanti interessamenti dalla Serie B, gli consiglierebbe di tentare subito il salto o di fare un altro da leader alla Juve Stabia? Difficile privare un ragazzo della possibilità di confrontarsi in un campionato come la Serie B; quello che conta è non smantellare la rosa. In organico ci sono calciatori importanti: Cancellotti, Atanasov, Marotta, Capodaglio, Lisi, Ripa, Liviero; ripartire da uno zoccolo duro di qualità diventa imprescindibile per puntare in alto. Mantenendo calciatori del genere, credo sia giusto e comprensibile permettere ad un giovane di progredire, anche alla luce di un’offerta importante per la società.

Mister ci sa già dire dove allenerà il prossimo anno? Ci sono stati colloqui con una squadra in particolare? Vale il discorso che ho fatto quando sono arrivato a Castellammare. Ho accettato la Juve Stabia perché era una squadra che a pelle mi piaceva e che aveva un progetto importante. Non ho bisogno e non voglio allenare tanto per allenare, quindi guardo solo a progetti ambiziosi e dove non ci sia nulla di poco chiaro. Ho avuto delle chiamate ma, ripeto, non alleno per mancanza di hobby ma perché punto a fare risultati importanti. Se ci sarà una società che mi sottoporrà un progetto serio e concreto tornerò in panchina.

Il suo saluto ai tifosi stabiesi. I tifosi lo sanno, non sono bravo con le parole. Dico loro che a Castellammare sono stato benissimo e che ho tanto rammarico per come, ad ora, è andata. I tifosi stabiesi mi hanno fatto sempre lavorare con tranquillità, dandomi un enorme sostegno. Spero che il loro entusiasmo, unito a quello del Presidente, possa essere la molla per le soddisfazioni future della Juve Stabia. E’ giusto che i tifosi stabiesi puntino in alto perché se lo meritano; se ci sarà da combattere, loro saranno insieme alla loro squadra.

A cura di Raffaele Izzo

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