Mimì, il custode dello Scafati Basket, ci ha lasciati. Il ricordo dei giornalisti

Il ricordo di Domenico Izzo, custode del PalaMangano e pezzo di storia della palla a...

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Il ricordo di Domenico Izzo, custode del PalaMangano e pezzo di storia della palla a spicchi scafatese, nelle parole dei giornalisti storici dello Scafati Basket.

Ci sono persone che ti lasciano il segno con un gesto, una parola, un comportamento e non per forza devono essere il campione che fa il canestro della vittoria per lo Scafati Basket, il presidente che costruisce la squadra dei sogni o il coach che rende perfetta una squadra. Dietro le quinte dello sport e della vita, spesso, i personaggi che fanno meno rumore sono coloro che ti lasciano un segno più forte, quasi indelebile, e quando lasciano la vita terrena il loro ricordo, scritto ovunque, sulle bacheche degli attuali social network, fanno capire la grandezza del personaggio.

Domenico Mimmo Izzo, Mimì per gli amici i conoscenti e quasi per tutti coloro che conoscevano il Pala Mangano e lo Scafati Basket era una vera e propria icona, sorridente quando ti offriva un caffè o ti parlava di qualche segreto della sua amata Pallacanestro Scafati 1969, sempre però con il suo modo di fare, simpatico e mai fuori posto, certo è che se qualcuno mancava di rispetto al tempio del basket scafatese, calpestando il parquet nei momenti sbagliati, o disturbando il lavoro di noi giornalisti, spesso presenti al palazzo ore prime e soprattutto ore dopo l’evento, si faceva sentire e come. Questo ricordo che ho voluto per lui, che conosco da vent’anni e che da vent’anni ha una passione con me, che seguo lo Scafati Basket dal lontano 1998, appena compiuta la maggiore età, con varie collaborazioni giornalistiche e legato proprio al pensiero dei colleghi di vecchia data che tanto hanno conosciuto il grande Mimì ai quali ho chiesto un ricordo, un pensiero o anche solo una lettera a cuore aperto.

Proprio da quest’ultima definizione parte il ricordo di quattro colleghi ma soprattutto amici, miei e di Mimì, ai quali ho chiesto di aprire il cuore e la mente nel ricordo di una grande persona che ha lasciato un vuoto incolmabile, perché il PalaMangano non sarà più lo stesso senza Mimì, che ora dall’alto del cielo custodirà tutti noi e sicuramente ci sarà un Palazzetto dello Sport tra le nuvole del paradiso nel quale Mimì diventerà subito un’icona come lo è stata per lo Scafati Basket e la sua casa che ora non ha più il suo padrone.

Il Primo ricordo è di Luca Di Russo, addetto stampa scafatese dal 2000 al 2002, inviato per vari quotidiani negli anni come Metropolis, la Città, e voce sia radiofonica che televisiva di tante vittorie scafatesi, che apre il cuore e scrive le seguenti parole…

“Ciao Mimì,

Senza di te, mi sento più solo. La notizia della tua scomparsa mi ha riempito di tristezza. Non riesco a pensare ad altro. Ho sempre avuto pudore a scrivere di certe cose. Questo è un articolo che non avrei mai voluto scrivere, ma è giusto che la gente sappia qualcosa di te.

Della grande famiglia dello Scafati Basket non eri solo il custode del Palamangano ma di un patrimonio fatto dell’umanità che trasmettevi a tutte le persone che hai incontrato e che adesso ti ricordano con affetto. Il miglior ingaggio del patron Nello Longobardi che ti adottò tanti anni fa.

Ti hanno tutti nel cuore, quel cuore che da sempre ha fatto le bizze e che anche negli ultimi tempi ti aveva di nuovo messo a dura prova.

Ci conoscevamo da 20 anni ma negli ultimi tempi, avendo aperto il mio negozio nei pressi di casa tua, ci vedevamo più spesso.

Sempre con il sorriso, ti ricordo.

Anche stamattina, inconsciamente, quando si è affacciato qualcuno all’ingresso del negozio, speravo che fossi ancora tu a venirmi a trovare, con quel saluto che avevi coniato per me, parafrasando Totò: Luca, Dica! E io che ti rispondevo: Dica, Duca, Duca, Dica!

Questi ultimi mesi sono stati un nuovo calvario, con il lungo ricovero. Poi il ritorno a casa ci aveva fatto sperare. Che emozione vedere il video di benvenuto della festa a sorpresa che ti avevano fatto al tuo rientro.

Hai affrontato tutto con coraggio, anzi, ti preoccupavi tu delle salute degli altri.

Uno dei tuoi ultimi impegni è stato coinvolgere me ed altre persone dell’ambiente della pallacanestro ad essere vicini ad un ex allenatore, conoscenza comune, che è stato operato per l’applicazione di alcuni by-pass al cuore.

Ho compreso che lo facevi anche perché rivedevi la tua storia, sapevi fin troppo bene cosa si prova, cosa si passa, come ci si sente.

Purtroppo ci eri passato tante volte: una tua operazione per l’applicazione di ben 16 by pass era stata la prima in Italia, eri stato addirittura “famoso” per questo, tanto che, ad una conferenza stampa di basket, Peppe Iannicelli ti aveva salutato e ricordato per questo.

Anche su questo scherzavi: ricordo quando, ad uno dei tanti giocatori passati a Scafati, che aveva visto i segni dell’operazione, avevi invece fatto credere di aver ricevuto diversi colpi di pistola e di essere sopravvissuto per miracolo.

Oggi tutto il mondo del basket e non solo, passato per Scafati ti ricorda. I social amplificano dolore e affetto per te: Pino Corvo, Cristiano Masper, Juan Marcos Casini, Ciccio Ponticiello, Marcello Perazzetti, Massimo Rezzano, Virginio Bernardi, Nikola Radulovic, Mimmo Montuori e tanti, tanti altri. Il Palamangano era casa tua, quella casa dove avevi particolare attenzione soprattutto per i giovani. Te li coccolavi, li incoraggiavi, eri una chioccia per loro. Oltre ai grandi giocatori passati per Scafati, ricordo sempre la tua attenzione per i tanti ragazzi: mi raccontavi i loro progressi, i consigli che gli davi.

Mi sarebbe piaciuto che ti fossi goduto per molti anni ancora i tuoi splendidi nipoti che adoravi. Hai una famiglia meravigliosa: Abbraccio tutti: tua moglie Maria, i tuoi figli, Veronica e Vincenzo. Sarà dura per tutti noi e per loro, fare a meno di te ma ci aiuterà ad andare avanti il tuo ricordo e il privilegio di averti conosciuto.

Ti voglio bene

Luca Di Russo”

Sentimenti e ricordi anche nelle parole di Francesco Quagliozzi, addetto stampa dello Scafati basket dal 2002 al 2008, inviato de Il Mattino e anche lui legatissimo a Mimì non solo per quesioni lavorative ma anche di amicizia e di vita.

“Un fulmine a ciel sereno. Ci eravamo sentiti tre giorni prima e mi aveva detto che ci saremmo visti nel fine settimana. Lui, in un letto d’ospedale, ancora una volta mi aveva dato un esempio di generosità e bontà. Dopo poco più di 48 ore da un intervento cardio-chirurgico, mi aveva sollecitato a chiamare un amico comune che sarebbe stato dimesso la mattina seguente, anch’egli dopo un  intervento cardio-chirurgico. E sì! Era fatto così. Sempre col sorriso. Sempre disponibile per tutto e tutti. Uomo di grande generosità. Mi chiamava ora Ciccio, ora Passalaquaglia. Quanti aneddoti. Quanti consigli. Quante risate. Sembrava un trasformista di fama internazionale: passava dal ruolo di Mimì il magazziniere a quello di Mimì l’elettricista in un batter di ciglia. Lo conoscevo da tempo, ma abbiamo vissuto in grande sinergìa, con stima reciproca ed una grande complicità, tra il 2002 ed il 2010. Poi, terminata l’assiduità e quotidianità lavorativa, siamo rimasti sempre a stretto contatto. E gli argomenti erano sempre quelli a lui più cari: le nostre famiglie, i figli, i nipoti ed il suo “motore”. E sì, quel motore che, dal 1999, gli ha fatto prendere tanti sussulti e che, ora, ha deciso di abbandonarlo per sempre. Non incrocerò più il suo sguardo. Non sarà più lì negli spogliatoi. Non sarà più lì a prendere in giro ed a voler sinceramente bene tutti i giovani cestisti. Non sarà più lì a presidiare il bar del PalaMangano, né il parquet al quale teneva più del pavimento di casa sua. Ma sarà difficile non continuare a percepirne la presenza. Ogni singolo centimetro del PalaMangano è intriso del suo amore per la vita e per il basket”.

 Altro ricordo appassionato è quello di Mario Canfora, redattore della Gazzetta dello Sport e inviato per tanti anni per lo Scafati Basket ha raccontato le storiche promozioni in serie A2 e serie A.

“L’avrò conosciuto per la prima volta una ventina di anni fa. Infaticabile, sempre avanti e indietro in quel suo regno chiamato palazzetto e fatto di tabelloni, palloni, canottiere e tanto altro. Ecco, il Palamangano era la sua vera casa, il luogo dove si sentiva protetto e proteggeva tutti, dai ragazzi delle giovanili ai primi americani della storia dello Scafati. Mimì non si arrabbiava mai, il suo primo e unico pensiero era solo quello di far stare bene gli altri. Quanto materiale tenuto in custodia, quante divise lavate e stese al sole, quante cazziate a chi non lo ascoltava (pochissimi, in verità). Spesso seguivo gli allenamenti, mettendo la macchina fuori, nel piazzale enorme davanti al Palazzetto. Un giorno mi vide da lontano, facendomi cenno di raggiungerlo vicino al cancello. “Miett’ a machina ccà dint’, accant’ a chell’ rè jucatur”. Mimì era un buono, farti il caffè era quasi un obbligo, sempre con la battuta pronta, sempre pronto a darti qualche notizia, sempre non spingendosi mai oltre, temendo le ire del suo “capo” Nello Longobardi: “Carter nun s’è allenat, ma io nun t’agg ritt nient’, chiamm’ o president’”. Non lo vedevo da un bel po’, ma Mimì è un personaggio indimenticabile, che sapeva stare al passo dei tempi visti i suoi post e i suoi selfie su Facebook. Ciao Mimì, ti sia lieve la terra!”.

Voce delle telecronache dello Scafati Basket con i suoi commenti tecnici da anni, e giornalista con varie collaborazioni in testate locali, PierVincenzo Costabile ha un ricordo di Mimì legato proprio alla passione comune per la pallacanestro, di cui PierVincenzo è anche insegnante ed educatore di Mini Basket nella vicina Angri.

Chiunque ami il basket a Scafati non può non aver conosciuto Domenico Izzo, per tutti Mimì. Il Palamangano era il suo regno, lo curava e lo gestiva al meglio. Un giorno gli dissi che volevo scrivere di lui per l’Osservatore dell’Agro Basket perchè ritenevo il suo lavoro importante quanto quello che facevano i giocatori e gli allenatori che si esibivano sul parquet: si commosse.

Spesso, quando andavo a vedere gli allenamenti mi fermavo un po’ a parlare con lui, la sua opinione da “non tecnico” la tenevo sempre in considerazione ed inoltre lui poteva raccontarmi una serie infinita di aneddoti e storie su giocatori ed allenatori.

Ci lascia un campione del basket che non è mai sceso in campo ma che per il campo ha fatto di tutto e di più. Ciao Mimì, adesso “custodirai” tutti noi da lassù”.

Le parole conclusive sono quelle di colui, che oggi, da addetto stampa dello Scafati Basket, era a contatto con Mimì giorno per giorno e che ha condiviso queste parole anche con i colleghi della testata salernitana Macchie d’Inchiostro di cui è collaboratore come di molte altre testate online e cartacee. Antonio Pollioso scrive di Mimì quanto segue:

“Ok, era un miracolato. Ne aveva passate tante nella sua vita, ma alla fine era sempre lì, con la sua tuta gialloblù a fare caffè, ordinare il magazzino e curare il PalaMangano, neanche fosse casa sua e di cui conosceva ogni segreto, ogni problema, ogni soluzione. Ne aveva visti passare tanti di atleti, dirigenti, giocatori e addetti stampa… tutti potevano essere sostituiti, tranne lui, sempre lì, col suo sorriso ed il suo modo burbero di fare, che nascondeva un cuore delicato, tenero, dolce. Già, proprio il cuore, quello che da sempre lo aveva tenuto in apprensione, lo aveva avvicinato in altre occasioni alla morte, ma lui l’aveva sempre affrontata a testa alta, con tracotanza, mettendola kappaò. I suoi bypass non si contavano più, come i suoi sorrisi, le sue battute, i suoi messaggi whatsapp e le sue urla, che indirizzava soprattutto verso i più giovani, perché “s’avevan’ ‘mparà”.

Qui mancherà a tutti, ai più grandi e ai più piccoli, agli amici di sempre e a chi è stato anche solo di passaggio. Mancherà soprattutto la sua sincerità, il suo modo di vedere la vita e di affrontare il mondo, la sua serietà che diventava simpatia all’occorrenza; mancherà il suo essere amico e confidente, il suo essere custode prezioso di tanti segreti.

Ora nulla in quel palasport sarà come prima. Non voglio cambiare tono di voce, non voglio neppure assumere un’aria solenne o triste. Voglio solo continuare a ridere come abbiamo fatto insieme per anni, senza lasciare che la morte o il dolore mi rubino i ricordi gioiosi, perché un affetto sincero non morirà mai.

Mimì… il tuo ricordo vivrà per sempre nel cuore di chi ti ha voluto bene: più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola”.

Ciao Mimì

A cura di Mario Di Capua

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