ESCLUSIVA – Castellammare, Gran Caffè Napoli: non un semplice bar, ma un pezzo della tradizione stabiese

Castellammare di Stabia, ha riaperto il Gran Caffè Napoli, meglio conosciuto come il “Bar Spagnuolo”...

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Castellammare di Stabia, ha riaperto il Gran Caffè Napoli, meglio conosciuto come il “Bar Spagnuolo”

Castellammare di Stabia, un pezzo della storia stabiese risorge dalle ceneri di un’attività turistica troppo assopita nel corso degli anni. Parliamo del Gran Caffè Napoli, meglio conosciuto come il “Bar Spagnuolo”.

Una vera e propria istituzione nata nel 1874, col nome di caffè Europa, e situata in via Marina del Gesù; solo successivamente fu trasferito in piazza Quartuccio, nei locali del piano terra di palazzo Spagnuolo. Per la posizione in cui si trovava,  il Caffè Europa, posto di fronte al mare, divenne il nucleo centrale di molti incontri di  politica, di arte, per ospitare turisti. Dal 1903 al 1913, il caffè assunse il nome di Gran Caffè Excelsior, e gli venne annessa una sala ristorante. Nel 1908-1909, don Agnello Spagnuolo, divenne proprietario del locale, e conclusosi il Primo Conflitto Mondiale, il caffè prese il nome di  Gran Caffè Napoli. Da sempre il locale è stato il ritrovo dell’Intellighenzia stabiese e napoletana, ed ora dopo anni viene ridato ai cittadini di Castellammare di Stabia.

La Redazione di VIVICentro.it ha raggiunto uno dei soci della nuova società, che ha ridato lustro al noto caffè letterario, si tratta di Lello Cacace:

Cosa vi ha spinto ad investire in questo progetto?

Non c’è stato un motivo preciso. Noi come tutti i ragazzi dell’epoca, siamo cresciuti in questo bar e vissuto dei periodi fantastici, in una villa e in un locale che ha ospitato la gioventù di Castellammare e tante generazioni, per oltre un secolo. Quello che ci ha spinto a questa iniziativa è stato un gioco: una frase detta per caso da don Catello ad uno di noi: “Sei proprio un bravo ragazzo, che ne pensi di questa idea?” L’idea era quella di essere i promotori della riapertura dell’antico Caffe Spagnuolo, e da quel gioco, è nata questa impresa che degli incoscienti come noi, hanno provato a realizzare. Ci ha spinto la voglia, non di aprire un bar, ma di restaurare un pezzo della storia stabiese, e ci sentiamo piccoli e ancora oggi non in grado di portare avanti questa missione, ma ci stiamo provando. Abbiamo scelto uno staff di giovani, che vogliamo fare in modo che crescano a livello lavorativo e che imparino a vivere all’interno di questa struttura, e che ne rispettino la storia, come noi abbiamo fatto in passato.

C’è un elemento di continuità, tra la storia passata e quella presente e futura del gran Caffè. Ma quali sono i reali elementi innovativi?

C’è stato un lungo periodo di fermo e chiusura del bar, che abbiamo dovuto affrontare, affinchè si riuscisse a mantenere un legame tra il vecchio locale e il nuovo, tra il passato ed il futuro. Speriamo di esserci riusciti: abbiamo spostato la pasticceria a via Padre Colbe, per garantire i percorsi igienici, facendo una bella cucina interna alla struttura, e la Sala Enrico De Nicola, l’abbiamo praticamente lasciata così come era, ristrutturando e ricostruendo i gessi che vi erano sulle volte e abbiamo messo qualche nota di colore, un po’ internazionale stile bistrot, ed ovviamente non è mancato un tocco di colore giallo – ble, i colori della nostra amata città. Il tutto fatto con la massima delicatezza, per non rovinare la tradizione del luogo.

Che tipo di eventi sono previsti per il futuro? 

Il punto di forza della nostra struttura è la sala esterna, siamo inoltre, in pieno centro cittadino. La Sala De Nicola, è un monumento storico, e noi l’abbiamo voluta strutturare anche con un sistema di videoproiezione nascosta, così da dare la possibilità a chiunque voglia di poter fare un evento letterario o qualsiasi tipo di iniziativa. Per quanto riguarda gli eventi in programma, adesso è prematuro parlarne, il nostro primo evento è stata l’apertura, che non è stata facile, e non è facile da gestire. Organizzeremo di sicuro qualcosa di carino.

Lei ha parlato del rilancio di un pezzo della tradizione stabiese: in un momento di profonda crisi, come quella che sta attraversando Castellammare, secondo lei, come si potrebbe agire per rilanciare il turismo all’interno della città?

Io faccio un lavoro che mi costringe a girare tutta Italia, e non ho mai visto una città con il potenziale turistico di Castellammare, legata purtroppo ancora, ad un sistema industriale che ha dei vincoli troppo strutturati su certi settori. Sono convinto che se ci fosse un po di coraggio e si tentasse di ricostruire e riscoprire, le nostre bellezze, si potrebbe fare un progetto di medio-lungo periodo. Ma il problema è sempre lo stesso, la politica ha sempre una durata ad orologeria, non ha quell’orizzonte tale da permettere di progettare qualcosa di serio. Mi fanno ridere quando si prova a parlare di progetti, senza avere un reale fondamento.

 

a cura di Vincenza Lourdes Varone

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