Torre Annunziata, estorsioni ai fiorai: picchiati se non pagavano il pizzo

I fiorai del mercato dei fiori tenuti sotto ricatto dal clan camorristico Erano costretto a...

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I fiorai del mercato dei fiori tenuti sotto ricatto dal clan camorristico

Erano costretto a pagare delle tangenti, il classico pizzo, per esercitare la propria professione: questo è quanto accaduto ai fiorai del mercato dei fiori di Torre Annunziata. La circostanza è emersa nell’ambito delle indagini dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Torre Annunziata iniziate nel 2014, in concomitanza con la scarcerazione del boss del clan Cesarano Luigi Di Martino, detto “‘o profeta”.

Complessivamente le forze dell’ordine hanno eseguito quattro arresti in carcere e quattro arresti ai domiciliari. Tra coloro finiti in cella figurano Giovanni Cesarano, Luigi Di Martino, detto il profeta, e l’omonimo del Boss, Luigi Di Martino, soprannominato “cifrone”. L’ultimo arresto in carcere è stato invece notificato ad Aniello Falanga. L’attività estorsiva ha subito una impennata proprio dopo la liberazione del boss, nel 2014. Le vittime, imprenditori del settore florovivaistico, avvicinati dagli inquirenti, hanno sempre negato di essere finiti nelle grinfie del clan. Le indagini hanno consentito anche di individuare gli esattori del clan i quali pretendevano che le somme venissero consegnate dalle vittime il giorno 10 di ogni mese. E chi non pagava veniva picchiato. L’attività investigativa coordinata dalla Dda ha anche consentito di scoprire che il clan aveva messo in piedi rapporti di amicizia con un’altra fazione camorristica, quella dei Pecoraro-Renna, operativa nella piana del Sele e nell’alto Salernitano. Gli indagati avevano anche fondato una società di intermediazione e trasporti, la Engy Service. L’obiettivo era ottenere il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame provenienti dai Paesi Bassi e diretti al mercato dei fiori. Gli operatori del settore chiamavano la società l’ «agenzia delle gang» perché aveva imposto un rapporto esclusivo sia per i trasporti che per lo scarico delle merci, legato alla capacità intimidatrice rappresentata dalla parentela con il boss Luigi Di Martino.

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