Terra dei Fuochi, condannato il pm simbolo della lotta alle Ecomafie: la motivazione della sentenza

Dopo una prima assoluzione, il tribunale ha deciso di condannare per abuso d’ufficio Donato Ceglie, il...

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Dopo una prima assoluzione, il tribunale ha deciso di condannare per abuso d’ufficio Donato Ceglie, il pm simbolo della lotta alle Ecomafie nella Terra dei Fuochi

Donato Ceglie non è un magistrato qualunque: è colui che per primo s’interessò del legame fra mafie e rifiuti in tempi non sospetti, con attenzione particolare all’agro aversano e a Castelvolturno. Era diventato un simbolo della legalità, invitato in convegni e scuole per parlare di come le imprese colluse hanno avvelenato parte del territorio.
Per anni è stato in prima linea nella lotta alla Ecomafie in provincia di Caserta e in Campania. Dopo una prima assoluzione, è stato condannato a 1 anno e sei mesi, pena sospesa, per abuso d’ufficio.
Pochi giorni fa, il tribunale di Roma ha depositato la motivazione della sentenza, di primo grado, spiegando anche l’assoluzione per due capi d’imputazione nei confronti del magistrato e la condanna per aver ricevuto denaro per consulenze dalla Coldiretti, inserite nel progetto «Agromafie», facendo intestare le fatture al suo ex factotum, R. Russo, perito del Tribunale e della Procura. Si trattava di sei consulenze con cifre dai 22mila ai 5mila euro. La posizione di Russo è stata archiviata. L’apertura del fascicolo si deve alla querela di un uomo di 55 anni di Caserta. Pesanti gli eventi contestati all’ex pm della Terra dei Fuochi. Come quella volta che il magistrato fu invitato da Stefano Masini, responsabile di «area ambiente Coldiretti» di Roma, all’Exo del 2015 a Milano.

«È emerso – si legge nella motivazione della sentenza – che in occasione dell’Expo 2015 durante un convegno al quale Ceglie fu chiamato come relatore, fu fatta la richiesta, soddisfatta dal Masini, di vedersi organizzato e offerto il pranzo per sé e per i propri familiari, circa 40 perone, provenienti da Toritto, in provincia di Bari». In realtà si trattava della degustazione della mandorla di Toritto proposta dall’associazione «Filippo Cea». Un pranzo pagato da Coldiretti nell’ambito della esposizione milanese.
Secondo quanto riporta il Mattino, Ceglie aveva rapporti anche con altri membri della Coldiretti sin dal 2011: prima con il direttore di Roma, Vincenzo Gesmundo, con l’ex direttore dell’articolazione di Napoli, Vito Amendolara e altri funzionari della Coldiretti.
La Procura di Roma gli ha contestato che «abusando della sua posizione ha ottenuto che R. Russo compilasse fatture per consentire a Ceglie di incassare il denaro delle consulenze, subendo però un pregiudizio perché, dal canto suo,  Russo ha portato quel denaro nella sua contabilità e, quindi, ha pagato l’Iva». Per farlo, in maniera regolare, il pm avrebbe dovuto chiedere il parere al Csm. «Anche con Amendolara e Gesmundo, il dottor Ceglie aveva un rapporto stretto – spiegano i magistrati di Roma – e questo è emerso anche da una telefonata tra Ceglie ed Elio Sticco del foro di Santa Maria Capua Vetere durante la quale Ceglie si offriva come mediatore tra l’avvocato e la Coldiretti debitrice nei confronti del libero professionista di una ingente somma per una consulenza prestata»

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