Salerno, 12 tonnellate di conserve di pomodoro sequestrate: il blitz dei carabinieri in un’azienda di Fisciano

Maxi sequestro di conserve di pomodoro nel comune di Fisciano: nel blitz dei carabinieri in...

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Maxi sequestro di conserve di pomodoro nel comune di Fisciano: nel blitz dei carabinieri in una nota azienda della zona sono stati requisiti 12 tonnellate di pomodoro di dubbia provenienza

Nella giornata di ieri, i carabinieri del Reparto tutela agroalimentare di Salerno hanno sequestrato circa 12 tonnellate di conserve di pomodoro in una nota azienda di Fisciano. I militari, sotto la guida del tenente colonnello Giorgio Borrelli hanno trovato migliaia di confezioni di passata e concentrato di pomodoro di cui non è stato possibile rintracciare l’origine. Dovrebbe trattarsi di pomodoro italiano, secondo i proprietari dell’azienda ma non essendoci tracciabilità non ci sono garanzie.
Nel blitz degli uomini delle forze dell’ordine sono stati rilevati numerosi illeciti amministrativi, non essendo stato possibile determinare i numeri di lotto a quale produzione facessero capo e, quindi, ricostruire l’intera filiera.
Il principio è sempre lo stesso: un prodotto non tracciabile non è sicuro perché non può essere controllata la materia prima e quindi deve essere avviato a distruzione.
Negli ultimi 12 mesi, nel corso dell’intensa attività preventiva finalizzata a garantire una maggiore sicurezza alimentare, hanno sequestrato oltre 92 tonnellate di conserva di pomodoro, nella maggior parte nella provincia di Napoli e Salerno.
I carabinieri sottolineano che essendo uno dei prodotti più rappresentativi ed a più largo consumo del nostro paese, presente sulle tavole di tutte le famiglie italiane, va controllato e tutelato, da qui la particolare attenzione che l’Arma rivolge a questo settore. In molti casi sono stati trovati addirittura confezioni che contenevano all’interno pomodoro scaduto, precedentemente estratto da altri barattoli o bottiglie e riutilizzate.
Non solo un pericolo potenziale per la salute dei cittadini ma anche una concorrenza sleale, visto che viene venduto prodotto per il quale è stato risparmiato il costo sia di smaltimento sia per quello di produzione. Non sempre si considera che proprio queste pratiche distruggono la sana impresa, praticando prezzi o riuscendo a intascare guadagni impensabili con un’attività in linea con le norme e penalizzando chi segue la legislazione nell’attività d’impresa.

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