Napoli, distribuivano permessi di soggiorno illegali: arrestati 7 poliziotti

Uno degli agenti coinvolti lavora all’ufficio immigrazione della Questura, l’altro in pensione gestiva i contatti...

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Uno degli agenti coinvolti lavora all’ufficio immigrazione della Questura, l’altro in pensione gestiva i contatti

Una organizzazione criminale con base a Napoli, composta da italiani ed extracomunitari, gestiva il traffico di migranti e riusciva a garantire i permessi di soggiorno grazie alla copertura di due poliziotti: uno in servizio all’ufficio immigrazione della Questura e l’altro in pensione.

L’inchiesta della Procura di Napoli, coordinata dal pm Catello Maresca, ha portato all’arresto di sette persone, compresi i due agenti di polizia, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina. Ad alcuni degli indagati è contestato anche il reato di corruzione. L’indagine è scaturita da una segnalazione giunta agli inquirenti per finanziamento al terrorismo, che però non ha poi trovato riscontro.
Gli immigrati fatti entrati illegalmente in Italia erano soprattutto algerini e tunisini. “Ne abbiamo fatti arrivare a migliaia”, sono le parole intercettate dagli inquirenti in una conversazione che vede protagonista un indagato. E sono state fondamentali proprio le intercettazioni nell’operazione di individuazione della banda criminale e delle modalità di ingresso dei migranti in Italia.
Nel corso delle perquisizioni, gli investigatori hanno trovato un’agenda nella quale era annotato il tariffario per corrompere i poliziotti. Nello schema erano evidenziate in maniera analitica le cifre che i poliziotti incassavano da alcuni immigrati che facevano parte dell’organizzazione criminale e la suddivisione per nazionalità dei migranti illegali. L’intermediario tra la banda e i poliziotti corrotti era l’agente in pensione, che si metteva in contatto con i colleghi in servizio a seconda delle necessità. La banda raccoglieva le richieste dei migranti che entravano illegalmente in Italia e poi corrompevano i poliziotti. Le tariffe partivano dai 50 euro per una semplice informazione sulle pratiche, fino a tremila euro per aggiustare i documenti.
L’indagine degli uomini del Gico della Guardia di Finanza è partita nel giugno del 2016 dopo la segnalazione di una operazione finanziaria sospetta effettuata da un algerino residente a Napoli. Dagli incroci delle coordinate bancarie, i militari avevano scoperto che l’uomo aveva messo in atto diversi trasferimenti di denaro verso paesi europei, in particolare Francia e Belgio, per importi sempre inferiori ai mille euro. In un primo momento, questi soldi erano stati ritenuti dei possibili finanziamenti a cellule terroristiche di matrice islamica perché tra i destinatari c’era un algerino residente in Belgio che aveva avuto legami con il jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 e ucciso cinque giorni dopo in una operazione della polizia francese.
Dopo ulteriori verifiche del pool antiterrorismo della Procura di Napoli, non erano emersi riscontri sul fronte dei collegamenti terroristici, ma le indagini avevano invece rivelato l’esistenza di una organizzazione criminale che gestiva e controllava l’intera filiera burocratica per la concessione illegale dei permessi di soggiorno: dall’individuazione degli extracomunitari che pagavano per ottenere i documenti fino ai contatti con l’ufficio immigrazione della Questura per la consegna degli atti.
Vincenzo Spinosa è l’ispettore in pensione, che quando era in servizio lavorava all’ufficio immigrazione della Questura di Napoli, al quale era demandato il compito di coordinare la gestione dei documenti e i rapporti con i colleghi. Spinosa fungeva da trait d’union tra un folto gruppo di intermediari esterni, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari, grazie ai quali raccoglieva le richieste dei migranti che volevano ottenere il permesso di soggiorno. Al momento sono state individuate 136 pratiche di rilascio di permessi manipolate. Ma per gli inquirenti sono centinaia i documenti illegali che potrebbero essere stati rilasciati nel corso degli anni.

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