Castellammare e le sue contraddizioni: il reportage de “Il Giornale”

La crisi di Castellammare, città che come poche ha risorse disparate ma non utilizzate e...

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La crisi di Castellammare, città che come poche ha risorse disparate ma non utilizzate e valorizzate, è stata oggetto di un articolo sull’edizione web del quotidiano “Il Giornale”, che riportiamo integralmente.

Castellammare, dal 1700 ha una vocazione industriale. La cittadina ha sempre avuto una tale importanza che durante gli anni del fascismo si era addirittura ventilato di farla diventare una provincia a sé, staccandola da Napoli.

La città oltre ad avere cantieri navali, stabilimenti militari, come la corderia e serre per la floricoltura molto sviluppate, era anche sede di importanti terme. Dagli anni ottanta del Novecento le industrie cittadine sono entrate in crisi e la città è stata vittima di un lungo processo di de-industrializzazione. Tanto che per molti anni ebbe uno dei tassi di disoccupazione più alti del paese.

La zona tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, dal dopoguerra è stata uno dei poli industriali di maggiore produzione dell’Italia Meridionale. Vi erano importanti fabbriche come la Cirio, diversi mulini per la lavorazione del grano e della pasta, concerie, cantieri metallurgici e industrie farmaceutiche. Negli anni Ottanta moltissime di queste realtà chiusero. Passati gli anni in cui la crisi ha colpito più duramente, alcune nuove fabbriche di piccole dimensioni hanno incominciato a riaprire e a Castellammare si è vista una buona presenza di turisti negli alberghi, attirati dai bassi costi delle strutture e dalla vicinanza alla Penisola Sorrentina, al Parco Nazionale dei Monti Lattari e Pompei. Il settore della pasta artigianale ha visto una poderosa rinascita nella confinante Gragnano e il settore vivaistico sembra aver resistito alla crisi.

Quello che sembra mancare però è una visione generalizzata di dove si vuole andare. In Campania esistono ancora fabbriche di auto, treni, aerei e cantieri navali. In fondo tutti investimenti fatti o incentivati un tempo dallo Stato e oggi in mano al settore privato. La visione dell’Iri dà ancora lavoro oggi. La privatizzazione è stata un processo importante, ma forse bisognerebbe ricuperare la visione complessiva che lo Stato aveva. Perché non si può vivere solo di turismo e agricoltura. Perfino le isole caraibiche vivono di banche e non solo turismo.

Fonte: Il Giornale.it

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