ARENA: Aida riproposto monumentale allestimento del 1913

All’Arena è in cartellone da più un secolo, ma non lo dimostra neanche.  In questa...

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All’Arena è in cartellone da più un secolo, ma non lo dimostra neanche.  In questa stagione già 14 volte…eppure tutte le volte richiama folle di spettatori.

ARENA: Aida riproposta nel monumentale primo allestimento veronese del 1913

È in cartellone tutti gli anni sin dal 1913 e da allora è stata replicata più di 700 volte. In questa stagione già 14 volte…eppure tutte le volte richiama folle di spettatori che a frotte si riversano dentro il vetusto anfiteatro per assistere ad uno spettacolo che raramente delude.
Infatti, giunti a fine agosto, l’Arena è ancora in grado di fornire uno spettacolo di buona qualità, schierando le energie fresche del cast alternativo di fine stagione. Ma non per questo di qualità professionale inferiore. La filosofia della direzione artistica persegue l’ambizione di far emergere e valorizzare i promettenti giovani talentuosi, oltre che schierare artisti affermati e conosciuti.
Quest’anno, poi, l’allestimento è veramente sontuoso nel suo insieme: per il cast di artisti coinvolti, per i costumi e, non ultimo, per le scene. Il settore allestimenti scenici – capeggiato da Michele Olcese – quest’anno ripropone la regia di Gianfranco De Bosio del 1982 che, a sua volta, basandosi su foto e bozzetti dell’epoca, ricostruiva l’edizione principe del 1913 creata dall’architetto veronese Ettore Fagiuoli per quella pioneristica prima rappresentazione areniana. Col risultato che appena si entra in teatro si resta subito attratti da una scenografia lineare costituita da otto colonne egizie che creano immediatamente un’atmosfera di ieratica solennità.
In quest’opera è narrata la guerra tra il popolo egizio e quello etiope. Nel drammatico affresco è inserita la vicenda umana di Aida e degli altri sventurati protagonisti costretti a vivere un angoscioso triangolo amoroso che li porterà tragicamente alla morte.
L’infelice Aida, dilaniata tra la ragione (amor patrio) e la passione (l’amore per l’amato), è ottimamente fatta rivivere dal soprano cinese-veronese Hui He, con una voce melodiosa, piena e possente. Recitazione ottima.
Il tenore uruguaiano Carlo Ventre veste il personaggio di Radamès di robuste sonorità, anche se l’aria di sortita – “Se quel guerrier io fossi” – non è riuscita al meglio, ma offre una prova scenica nel complesso più che convincente.
La giunonica mezzosoprano Judit Kutasi è una Amneris tenera, passionale e vendicativa, con un bellissimo timbro che non teme i grandi spazi all’aperto della cavea veronese.

Il Gran sacerdote Ranfis impersonato da Gianluca Breda

Suggestiva l’interpretazione che Gianluca Breda offre del gran sacerdote Ramfis, ascetico ed ieratico, provvisto di un solenne timbro di basso, che difficilmente passa inosservato per la sua incisività.
Dalla Mongolia arriva il giovane baritono Badral Chuluunbaatar che ha rivestito il personaggio dell’etiope Anomasro, conferendogli la prestanza del rango sottolineati da un vigore vocale robusto.
Tra i comprimari, apprezzato anche l’altro basso dell’opera, Romano Dal Zovo, per l’ottima prestazione nei panni del Re. Hanno ben meritato anche il tenore Antonello Ceron come messaggero ed il soprano Yao Bo Hui, dalla morbida voce, nella parte della sacerdotessa.
Coreografia curata da Susanna Egri che offre danze e balletti armoniosi e leggiadri, dove si inserisce il numero quasi acrobatico della bravissima prima ballerina Eleana Andreoudi.
Il coro preparato da Vito Lombardi dà ottima prova di possanza canora (come un coro verdiano richiede) mostrando anche un felice coordinamento con l’orchestra, anche nei momenti diffcili quando si eseguono brani dislocati “in interni”.
Attenta la direzione dell’orchestra da parte del maestro Francesco Ivan Ciampa, che riesce ad essere vigorosa nei momenti di solennità scenica senza, però, trascurare la liricità dei momenti intimistici. In Orchestra figurano anche le dodici trombe egizie, volute ed ideate dallo stesso Verdi per Aida.
Scenografia pulita, nitida, sobria ma plasticamente efficace; apprezzabile sia per gli spazi ariosi lasciati ai movimenti scenici sia per la fluida funzionalità nei cambiamenti di scena.
Serata gravida di nuvoloni che avevano già elargito un temporale pomeridiano e che per tutta la durata han fatto trepidare gli spettatori per la paura di non poter arrivare alla fine di uno spettacolo godibilissimo.
Pubblico numeroso e internazionale ma ogni tanto qualche lattina o qualche bottiglia si son sentite rotolare dai gradoni.
Finale caloroso con autentiche ovazioni per tutto il cast.

ndr: La recensione si riferisce allo spettacolo di sabato 31 agosto 2019.

Carmelo TOSCANO

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