Le immagini di una Sicilia genuina, lavoratrice e creativa

Ci sono immagini che raccontano una Sicilia genuina, lavoratrice e creativa. Alcune ve le riportiamo...

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Ci sono immagini che raccontano una Sicilia genuina, lavoratrice e creativa. Alcune ve le riportiamo con anche una stoccatina a certo critico d’arte.

Le prime sei sono immagini di un tavolo in pietra lavica dell’Etna che mani sapienti d’artigiano hanno dipinto con la polvere di ceramica per poi cuocerlo a 900 gradi nel forno e ricavare un’opera d’arte unica.

Le altre due di seguito sono la pasticceria siciliana ove spicca il cannolo alla ricotta, quello genuino, vero gustoso, lontano da certi malefici simboli politici e mafiosi, come anche distante da certi cabarettistici messaggi contro i siciliani proferiti da un pretenzioso critico d’arte, Philippe Daverio, che prima era nella Lega e poi è passato al Pd, il quale ritiene di riappacificarsi soltanto mangiando in diretta un cannolo alla ricotta.

Ma chi è questo Philippe Daverio: nato Mulhouse in Francia nel 1949, è uno storico dell’arte, docente, saggista, politico e personaggio televisivo italiano con cittadinanza francese.

Il tutto è iniziato a Bobbio, un centro di poco più di 3 mila e 500 abitanti in provincia di Piacenza, dichiarato il “Borgo dei borghi” 2019, ma un risultato che non è apparso da subito frutto di un accurato studio dei luoghi, bensì un titolo assegnato da una trasmissione di Raitre (condotta da Camila Raznovich) nella quale si scopre che il Comune di Bobbio ha battuto in finale il Comune siciliano di Palazzolo Acreide (cittadina della provincia di Siracusa dislocata nel cuore dei monti Iblei nota per il Barocco siciliano) grazie al voto decisivo del presidente della giuria, il critico d’arte Philippe Daverio, che da circa un anno però è anche cittadino onorario del Comune di Bobbio.

La storia aveva incuriosito Le Iene, che hanno deciso di fare un servizio su questa vicenda. Se n’era occupato il 28 ottobre scorso il siciliano Ismaele La Vardera il quale, nel servizio, ha raccontato che l’esito del televoto era stato favorevole a Palazzolo Acreide, che ha incassato il 42% dei consensi contro il 27% di Bobbio. Ma il voto del critico d’arte Philippe Daverio ha ribaltato il risultato, assegnando al Comune siciliano un incredibile 0%. Peraltro il televoto non è gratuito: la gente, per votare, paga 51 centesimi di euro per messaggio.

La Vardera ha intervistato lo stesso Philippe Daverio, il quale per tutta risposta ha dichiarato: “Il siciliano è convinto di essere al centro del mondo, è una patologia locale che nei secoli non ci si è mai riusciti a curare. Si chiama onfalite, è l’infiammazione dell’ombelico. Per loro tutto ciò che non è Sicilia è molto lontano, è quasi intollerabile. Mi hanno spaventato, il tono è di minaccia e fa parte della tradizione siciliana: ho paura di tornare in Sicilia. Non la amo, non mi interessano l’arancina e i cannoli, mi piace il foie gras e bevo champagne. Il cannolo non mi piace, perché ha la canna mozza…”.

Nel 2010, quando era remunerato in Sicilia, in un’intervista al quotidiano La Stampa, Philippe Daverio dichiarava al contrario, quando gli si chiedeva cosa ci facesse a Palermo “Perché sono impegnato all’Università, dove insegno come professore di ruolo”. Ancora 2010, l’allora sindaco di Palermo, Diego Cammarata, gli aveva pure conferito l’incarico di direttore artistico del Festino di Santa Rosalia. Si deve ritenere che la discriminazione verso i siciliani covasse già allora, ma presumibilmente la remunerazione ne smorzava l’avversione interiore.

Adesso, dopo che anche il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha stigmatizzato le parole offensive di Philippe Daverio chiedendone le scuse, il critico d’arte ha partecipato ad Off Topic-Radio 24 ove i conduttori della trasmissione lo hanno invitato a mangiare il cannolo proprio in segno di riappacificazione. Un gesto quest’ultimo di tutta evidenza e immagini, solo canzonatorio.

L’opinione.

Quanto sopra accade, come pure in altri casi simili con altrettanti gonfiati personaggi televisivi e di cosiddetta cultura o società civile, poiché i trasversali politici siciliani, affetti come sono da annosa ipocrisia e misantropia, invece di occuparsi delle decennali problematiche dei loro conterranei, aprono le porte (con le tasse dei contribuenti) a cantastorie e blasonati, al solo fine di promuovere se stessi come degli acculturati, così da dissimulare ed eludere che nel tempo hanno solo dimostrato di essere, interiormente e nei fatti, degli ominicchi se non pure quaquaraquà. E a pagare nel tempo siamo molti cittadini di questa impareggiabile Isola, anche impotenti davanti a leggi ingannevoli, subdole e faziose, che consentono legalmente questo forzoso “regime” politico, in Sicilia come anche in Italia, mistificato per Democrazia.

Adduso Sebastiano

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