Truffa sui fondi per l’agricoltura siciliana (video)

4 persone in carcere, 12 agli arresti domiciliari, 8 sottoposte all’obbligo di dimora, 14 imprese...

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4 persone in carcere, 12 agli arresti domiciliari, 8 sottoposte all’obbligo di dimora, 14 imprese sequestrate, per la truffa sui fondi europei.

Una maxi inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo, coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Demontis, insieme ai Finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria guidato dal Colonnello Gianluca Angelini, ha prodotto ventiquattro misure cautelari nei confronti di funzionari della Regione Sicilia e imprenditori con l’accusa di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso in atto pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio, soppressione e occultamento di atti pubblici. L’operazione, denominata “Gulasch-Amici Miei”, ha smascherato una consorteria che era riuscita a mettere le mani su oltre 12,5 milioni di euro di contributi già erogati e su altri 3,5 pronti per essere assegnati. Si tratta dei soldi del piano di Sviluppo rurale dell’assessorato regionale all’Agricoltura. L’indagine si è concentrata sull’iter di concessione di finanziamenti pubblici in agricoltura nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale Sicilia 2007/2013 e 2014/2020 che ruotano intorno all’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura della Regione Sicilia, Ente che deve valutare l’ammissibilità delle istanze volte ad ottenere i finanziamenti europei e nazionali. Dalle attività svolte, sono nati due filoni di indagine: il primo relativo sulla percezione indebita di finanziamenti pubblici, il secondo, sull’operato dei funzionari pubblici che avrebbero dovuto controllare i requisiti e l’attribuzione dei punteggi per l’ammissione al contributo delle domande di finanziamento.

Negli anni tra il 2012 e il 2018, due società riconducibili Giovanni Salvatore e Francesco Di Liberto, di Belmonte Mezzagno, hanno ottenuto 10 milioni di euro per la realizzazione di un mattatoio a Ciminna e un complesso agro-industriale a Monreale. I Di Liberto, grazie alla connivenza di professionisti e di Filippo Cangialosi, funzionario istruttore dell’Ipa, avrebbero organizzato la truffa sfruttando una catasta di false fatturazioni per dimostrare di avere speso più soldi di quanti ne avessero realmente sborsato. Costi gonfiati, falsi certificati dell’Asp, documenti bancari falsificati: così nel dicembre 2019 i fratelli Di Liberto hanno incassato pure la prima tranche di una terza domanda di finanziamento per oltre 2,5 milioni di euro presentata sempre a nome della Di Liberto S.r.l. a valere sulla misura 4.2 del PSR Sicilia 2014/2020. Indagando su questo caso la Guardia di Finanza ha scoperto che il sistema illecito e clientelare era molto più radicato. Sono emerse le ipotesi di corruzione contestate a Filippo Cangialosi da parte di Giuseppe Tavarella, un altro funzionario dello stesso Ente e già legale rappresentante del Consorzio agrario di Palermo. Cangialosi certificava che il Consorzio aveva rispettato le procedure e il collega faceva la stessa cosa per altre pratiche presentata da persone vicine a Cangialosi. Così nel dicembre 2019 i fratelli Di Liberto hanno incassato pure la prima tranche di una terza domanda di finanziamento per oltre 2,5 milioni di euro.

Ai domiciliari è finito Antonino Cosimo D’Amico, all’epoca a capo dell’Ipa (Indice delle Pubbliche Amministrazioni-fatturazione elettronica obbligatoria verso tutta la Pubblica Amministrazione) di Palermo e oggi dirigente all’Agricoltura, che si sarebbe fatto corrompere dall’imprenditore e G. G., anche lui ora ai domiciliari, per dare il via libera a finanziamenti per oltre 3,5 milioni di euro. D’Amico sarebbe intervenuto sui membri delle commissioni di controllo affinché valutassero positivamente la domanda di G.G.. In cambio D’Amico avrebbe ottenuto la promessa che il suo nominativo sarebbe stato preso in considerazione per l’incarico di capo di gabinetto dell’assessore regionale all’Agricoltura. G.G. nel 2017 disse a D’Amico che ne avrebbe parlato con Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale Siciliana, fratello del suocero.  Sotto inchiesta sono finiti pure i commissari Lilli Napoli e Maria Concetta Catalano che rispondono tentata truffa per il conseguimento di pubbliche erogazioni e falso. Di rivelazione di segreti d’ufficio, falso ideologico e materiale in atto pubblico, soppressione occultamento e distruzione di atto pubblico sono accusati anche Gaetano Ales, funzionario dell’Ipa, Vincenzo Geluso, ex sindaco di San Cipirello e oggi componente dell’Ufficio di gabinetto dell’assessore all’Agricoltura, e Salvatore Picardo. responsabile dell’area 4 tecnica-Suap del Comune di San Cipirello, in relazione ad una domanda di finanziamento di 159 mila euro per la riqualificazione dell’area a parcheggio su corso Trento e la realizzazione di un centro di informazione turistica. In queste ore i finanzieri del comando provinciale, agli ordini del generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere, stanno facendo una serie di perquisizioni.

Agli arresti domiciliari sono finiti inoltre Ciro Maurizio Di Liberto, 47 anni, tecnico progettista della ”Di Liberto srl”, fratello di Giovanni e Francesco; Nunzia Salvina Pipitone, 37 anni, coniuge di Giovanni Di Liberto, ritenuta una prestanome; Roberto Percivale, 61 anni, intermediario all’estero dei fratelli Di Liberto; Marco Iuculano, 49 anni, rappresentante legale della ”Lpb soc. cop.”; Giovanni Calì, 62 anni, rappresentante della ”Genertel T.e.c. soc. coop.”; Riccardo Puccio, 42 anni, e Francesco Sclafani, 71 anni, ingegneri di Marineo; Alessandro Mocciaro Li Destri, 47 anni, imprenditore agricolo; Giuseppe Taravella, 60 anni, già legale rappresentante del Consorzio agrario di Palermo, poi in servizio presso l’ispettorato dell’agricoltura. In otto sono sottoposti all’obbligo di dimora, con firma in caserma. Si tratta di Lilli Napoli, 60 anni, e Maria Luisa Virga, dirigenti dell’Ipa di Palermo; Gaetano Ales, 53 anni funzionario dell’Ipa; Ciro Spinella, 65 anni, agronomo di Marineo; Girolamo Lo Cascio, 49 anni, rappresentante legale della ”General T.e.c. soc. coop.”; Alessandro Russo, 41 anni, tecnico progettista della ”Di Liberto srl”; Maria Concetta Catalano, 62 anni, dirigente dell’Ufficio intercomunale dell’agricoltura ”Basse Madonie”.

Quattordici complessivamente le imprese sottoposte a sequestro: la Di Liberto Srl a Belmonte Mezzagno, la Lpb coop di Marsala, la Sud Allevamenti di Belmonte Mezzagno, la Zoop Coop a Mezzojuso, la Margia a Ciminna, la T.Market a Bolognetta, la Società Agricola Mediterranea Allevamenti a Belmonte, la R.Trasporti a Belmonte Mezzagno, la Generale Tec sempre a Belmonte Mezzagno, così come la Agrigroup. Coinvolte anche aziende con sede fuori dall’Italia come la Meatech, in Austria e in Ungheria, e la C.Dil.Ro in Romania. In tutto per un valore stimato circa 24 milioni di euro, nonché sequestrati anche disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per oltre 12,5 milioni di euro. Bloccata, inoltre, l’erogazione di contributi indebiti per 3,5 milioni di euro.

Ci eravamo occupati dell’Assessorato Regionale Siciliano all’Agricoltura meno di un mese addietro con l’articolo “22 Febbraio 2020 L’amico del boss, ex deputato, faceva il segretario dell’assessore:  Franco Mineo è un ex deputato del “Partito della Libertà” (fondato il 29 marzo 2009 dall’unione dei due principali partiti di centro-destra presenti in Italia dal 1994: Forza Italia di Silvio Berlusconi e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini), iscritto poi al Gruppo “Grande Sud” (fondato il 14 luglio 2011 Gianfranco Micciché attuale Presidente dell’ARS e commissario in Sicilia per Forza Italia). Nell’attuale Governo Regionale di centro destra, Franco Mineo era segretario dell’Assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera … Ora, negli atti dell’arresto del boss dell’Arenella Gaetano Scotto e di altri membri del clan, emergono anche le frequentazioni pericolose di Franco Mineo l’ex forzista e attuale segretario dell’Assessore regionale Bandiera. Ai rapporti fra Mineo e gli Scotto il Gip Roberto Riggio dedica un capitolo, breve ma ricco di episodi, dell’ordinanza di custodia cautelare. Un condensato di spunti che conferma un legame quasi ventennale fra il politico e la famiglia dell’Arenella. Un rapporto che secondo i Sostituti procuratori Amelia Luise, Laura Siani e l’aggiunto Salvatore De Luca non si è interrotto nemmeno durante la latitanza di Gaetano Scotto.

Nell’immagine di copertina la sede dell’assessorato regionale siciliano all’Agricoltura .

L’opinione.

Da Palermo a Messina, da Milano a Reggio Calabria, la caratteristica che unisce l’Italia pubblico-politica-istituzionale-giuridica-burocratica-professionale-imprenditoriale-corporativista-associativista, è la corruzione o la mafia, nonché l’arroganza, ingordigia, sprezzo, boria, misantropia, ipocrisia, dissimulazione, omertà e doppiezza. Dettomi in dialetto siciliano: “scura e brisci scrivennu i stissi cosi” (tramonta e albeggia scrivendo le stesse cose). Ma come se ne esce da questa incancrenita e trasversale collettrice umana, costituzionalizzatasi nei decenni con norme e interpretazioni altrettanto deviate e subdole ?

Adduso Sebastiano

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