Sicilia, fanno trovare a sindacalista testa mozzata di agnello

È stata messa sul sedile posteriore dell’auto di Costantino Guzzo, sindacalista responsabile regionale siciliano del...

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È stata messa sul sedile posteriore dell’auto di Costantino Guzzo, sindacalista responsabile regionale siciliano del sindacato Usb.

Guzzo, responsabile regionale del sindacato Usb per la Formazione Professionale, dopo il fatto ha dichiarato di essere ancora frastornato per quanto accaduto. “Stavo accompagnando mia moglie a casa della madre ma appena saliti in macchina abbiamo sentito uno strano odore e abbiamo visto la testa insanguinata sul sedile. Questo avvertimento, che mi preoccupa e che non sottovaluto, arriva all’indomani delle mie dichiarazioni sul giudice fallimentare Giuseppe Sidoti, sospeso perché accusato di avere salvato dal fallimento il Palermo. Sidoti è lo stesso giudice che, invece, ha decretato il fallimento dello Ial, buttando a mare la vita di un migliaio di dipendenti … Non mi fermo” dice dopo essere uscito dalla caserma dei carabinieri, dove ha sporto denuncia.

Lo Ial Sicilia (Innovazione Apprendimento Lavoro. Attività di orientamento, consulenza, ricerca e formazione per i lavoratori e le imprese) era uno degli enti storici della formazione professionale siciliana, è stato dichiarato fallito a dicembre 2015. Persero il posto 562 lavoratori a cui si aggiunsero altri 200 già rimasti disoccupati dopo essere passati agli sportelli multifunzionali, un progetto di orientamento lavoro non più rinnovato. L’ente era senza commesse e finito nella bufera per presunte anomalie sull’utilizzo di una ventina di milioni e per ritardi nell’invio di documenti alla Regione che avevano causato la revoca dei finanziamenti. Tutte questioni poi ritenute superate, tanto che l’ente confidava di ricevere dalla Regione un nuovo via libera all’organizzazione dei corsi e quindi nuovi finanziamenti. Invece si è conclusa diversamente con la dichiarazione di fallimento.

Ieri Guzzo aveva inviato una lettera a delle testate online nella quale evidenziava come il Giudice del tribunale fallimentare di Palermo, a cui pochi giorni addietro è stata notificata la sospensione di un anno dall’esercizio delle funzioni disposta dal gip di Caltanissetta poiché avrebbe scongiurato il fallimento della società rosanero con una sentenza pilotata e frutto di uno scambio di favori (e di cui abbiamo scritto qualche giorno fa: Giudice sospeso, evitò il fallimento del Palermo calcio), di contro, afferma il Guzzo “si tratta dello stesso giudice che, invece, ha accolto l’istanza di fallimento dello IAL SICILIA. Per carità: ogni vicenda ha una propria storia. E in questo caso il legame tra le due vicenda è rappresentato, come già accennato, dalla presenza dello stesso giudice. Però qualche considerazione ci sembra democraticamente opportuna. Vogliamo ricordare che lo IAL Sicilia è stato il primo ente formativo no profit che è stato dichiarato fallito. Un’istanza di fallimento accolta con molto zelo, che non ha tenuto conto degli effetti nefasti che avrebbe provocato ai danni di centinaia di lavoratori e lavoratrici. Si tratta di lavoratori e lavoratrici che, proprio a causa del fallimento dello IAL Sicilia, riceveranno solo una minima parte delle proprie retribuzioni e dei propri Trattamenti di fine rapporto. Tutto questo ci lascia con l’amaro in bocca e ci fa sprofondare ancor di più nello sconforto, considerato che le istituzioni – e la magistratura nello specifico – dovrebbero essere garanti dei cittadini e della Costituzione”.

Intanto la Magistratura ai primi di novembre 2018 ha aperto un’inchiesta sul fallimento dello Ial-Sicilia dopo le ripetute denunce dell’Unione Sindacale di Base (USB) e, in particolare, di due sindacalisti Costantino Guzzo e Sandro Cardinale, il primo responsabile Formazione dell’USB, il secondo con incarichi regionali e nazionali.

L’immagine di copertina è tratta dal sito dell’USB, mentre quella in calce dalla pagina Fb del Guzzo e sulla quale quest’ultimo ha premesso “Se qualcuno pensa di potermi fermare si rassegni perché arriverò fino in fondo a questa vergognosa storia”.

Adduso Sebastiano

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