Rimpasto machista con 12 assessori uomini nel Governo regionale siciliano di centrodestra

Sul rimpasto un deputato: Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in...

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Sul rimpasto un deputato: Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie.

Stavolta l’opinione, amara e quasi rassegnata, mi sia concesso, da siciliano, di metterla all’inizio.

La Sicilia: un’Isola baciata dalla Natura, dalla sua posizione al centro del Mediterraneo, dal clima equilibrato, dal mare e dal sole; purtroppo di contro, per qualche sciagurato destino, è ammorbata da sempre da una inamovibile e trasversale classe politica di gente, vecchia e nuova, che si rivela regolarmente “strana” per usare un eufemismo.

Insomma, siamo nel 21° secolo, all’ultimo giorno del 2020, eppure in Sicilia, anche se si è ormai passati dalla vecchia 500 a due tempi di oltre 60 anni fa (1957), alla più moderna ibrida X-suv, la mentalità, specialmente politica, sembra rimasta quella di decenni addietro.

La Notizia.

È di quelle che lasciano quasi senza speranze di civiltà e modernità da 21° secolo, dentro una Isola che fa parte di una Nazione costituzionale, repubblicana, democratica e occidentale. Il titolo dell’articolo come anche l’occhiello, appaiono d’altronde eloquenti dell’ennesima dimostrazione che tutto, apparentemente (a parole e propaganda) sembra cambiare affinché nella sostanza non muti alcunché.

Infatti il recente rimpasto nella Giunta regionale siciliana di centrodestra del Presidente Nello Musumeci* si sarebbe concluso nella notte tra il 29 e 30 corrente mese, con l’accordo definitivo per un rimaneggiamento degli assessori. Il “rimpasto” è notoriamente una consolidata quanto dissimulata (neanche tanto) prassi in Sicilia ma come pure in Italia, nei Comuni, Enti, ecc. per cui a seguito di accordi pre-elettorali per scrivanie e poltrone nonché sulla base del “pacchetto” di voti di cui si dispone o anche per la contropartita per “sevizi” o “favori” elettorali resi, si alternano gli assessori e  non solo, pure altre cariche o nomine, così che di tanti benefici e specialmente remunerazione, come anche potenziali ruoli definitivi, clientelismo, familismo, voto di scambio sociale e “altro”, ne possano a giro beneficiare tutta la “corte”. Il resto: solo risapute quanto mistificate e decennali, fiction politiche televisive, congressuali, occasionali, da talk show, discorsi di fine anno e ora anche social di codazzi.

 La nuova Giunta regionale stavolta è addirittura di soli maschi. È stata persino esclusa l’unica componente donna del Governo regionale, Bernadette Grasso, assessora alle Autonomie locali e Funzione pubblica.

“Ho fatto il mio dovere fino all’ultimo – ha commentato l’ex assessora – e sono soddisfatta dei risultati ottenuti, dopodiché, io faccio parte di un gruppo. Stop”. Bernadette Grasso nel frattempo è divenuta coordinatore di Forza Italia a Messina.

L’assessora verrebbe adesso sostituita da Marco Zambuto, da poco non eletto alle amministrative di Agrigento. Ex sindaco di Agrigento, ex presidente dell’assemblea regionale del Pd, poi rientrato tra le file di Fi dopo la parentesi Dem. Difatti questo giro di assessori regionali avviene quasi tutto all’interno a Forza Italia, come Edy Bandiera (il cui segretario per i Magistrati era amico di un boss “22 Febbraio 2020 L’amico del boss, ex deputato, faceva il segretario dell’assessore” ex assessore all’Agricoltura e pesca che sarà adesso sostituito dal trapanese Tony Scilla, presidente di Agripesca, primo dei non eletti alle ultime regionali e, si dice, uomo fidato di Gianfranco Micciché.

Eppure il 10 giugno 2020 l’ARS aveva approvato un disegno di legge, peraltro sbandierato in modo propagandistico (all’italiana), il quale prevedeva obbligatoriamente un terzo di donne nella Giunta regionale, seppure dalla prossima legislatura, ma vista l’occasione di questo “rimpasto” se ne poteva già dare avvio (ma figurarsi, in Sicilia, come in Italia, entrambe politicamente costruite negli anni su un castello etico di ipocrisie interiori, politiche, istituzionali, ecc.).

La Cgil-Sicilia in una nota ha aspramente commentato il sopradescritto rimpasto machista <<Giunta regionale senza donne? Per la Cgil sarebbe scelta becera. Palermo, 29 dic. “Dopo non avere fatto niente per promuovere l’occupazione femminile e per un welfare che rispondesse ai bisogni e garantisse i diritti di cittadinanza delle donne il governo Musumeci si appresta ora a varare una Giunta regionale tutta al maschile. Un atto becero che segnerebbe la conferma di un esecutivo per il quale la parità di genere e i diritti delle donne vengono all’ultimo posto e sono perloppiù solo vuoti titoli”. Lo dice Mimma Argurio, segretaria regionale Cgil, in riferimento alla notizia di un rimpasto di governo che escluderebbe dalla Giunta le donne. “Ci sono atti- aggiunge Argurio- che sono più che simboli: una Giunta regionale che già contava una sola donna, senza rappresentanza femminile potrà solo esacerbare il suo tratto maschilista, impedendo ancora una volta alle donne di dare il loro contributo alla ripresa della Sicilia e di potere  spiegare le loro potenzialità affermando i diritti di tutte le donne>>.

Infine due (si ritiene) significative dichiarazioni, almeno per chi ancora può e vuole capire.

Quella di un deputato regionale siciliano della Lega, Vincenzo Figuccia “Assistiamo in queste ore ad una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo. Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”. Insomma come a dire che le donne hanno altro tra le “orecchie” mentre gli uomini hanno materia cerebrale. Poi i parlamentari siciliani da sempre lo hanno “dimostrato”.

Quella di Gabriella Giammanco, portavoce di Forza Italia in Sicilia e vicepresidente del gruppo azzurro in Senato, in merito alle nuove nomine assessoriali, che definisce il nuovo assessore Scilla “un operoso dirigente di Forza Italia, profondo conoscitore del settore per cui non poteva essergli affidato ruolo migliore. Attuale presidente di Agripesca Sicilia, Scilla si occupa di tematiche relative ad agricoltura e pesca praticamente da sempre per cui sono sicura che saprà svolgere l’importante e prestigioso incarico nel migliore dei modi”. Dell’assenza in Giunta regionale di donne neanche un accenno.

Una conclusiva breve opinione. Spesso si leggono commenti, specialmente di concittadini del centro-nord ma pure di siciliani evidentemente schierati per qualche contesto politico che in quel momento non è al Governo mentre al contrario plaudono (oggettività pari a zero), che la colpa è degli elettori siciliani. Noi siciliani li abbiamo provati tutti nel corso degli anni: di destra, centrodestra, sinistra e centrosinistra, centro di qui e di là, e anche in un certo senso, seppure non sono mai andati al Governo regionale, quelli del movimento.

* Nello Musumeci, classe 55, da decenni anche lui in politica. All’anagrafe Sebastiano Musumeci, Presidente Regionale dal 18 novembre 2017, in precedenza presidente della Provincia di Catania dal 1994 al 2003 e contemporaneamente quello di europarlamentare fino al 2009. Caratteristica: si stupisce nei suoi interventi che la Sicilia sia in certe condizioni di generale sottosviluppo, soprattutto infrastrutturale, sociale, nel funzionamento della macchia burocratica e politica, come se lui, ma come pure tutti gli altri parlamentari siciliani, di centrodestra e anche di centrosinistra, non fossero mai stati in politica.

L’immagine di copertina rammenta il noto film del 2011 diretto da Giulio Manfredonia. Il protagonista è Antonio Albanese, che veste i panni del suo personaggio “Cetto La Qualunque”, eloquente quanto realistico personaggio della politica italiana e specialmente siciliana con rispettivi codazzi.

Adduso Sebastiano

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