Maggiore della Guardia di Finanza cerca di inquinare le prove. Arrestato

Il Maggiore della Guardia di Finanza, coinvolto nell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Montante” è passato dai...

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Il Maggiore della Guardia di Finanza, coinvolto nell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Montante” è passato dai domiciliari al carcere di Caltanissetta.

È passato dai domiciliari al carcere il Maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello, coinvolto nell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Montante” poiché per gli Inquirenti avrebbe cercato di inquinare le prove.

Era ai domiciliari dal maggio scorso, con l’obbligo di non comunicare con nessuno. Invece parlava con un suo ex collaboratore, un sottufficiale delle Fiamme Gialle e con altri due amici. Ma ciò non è sfuggito alla Procura e alla Squadra mobile di Caltanissetta: il Pubblico ministero Maurizio Bonaccorso ha così chiesto un aggravamento della misura al Tribunale che sta giudicando l’ufficiale, ex comandante del nucleo di polizia tributaria di Caltanissetta. Questa mattina, gli investigatori della Mobile, guidati dal vice questore Marzia Giustolisi, hanno bussato alla porta di casa di Orfanello per notificargli il provvedimento che prevede il carcere. E’ scattata anche una perquisizione dell’abitazione.

Al telefono il colonnello provava a interferire sulle sorti di un altro procedimento che lo riguarda. In quell’ambito, erano state avviate le intercettazioni. Orfanello suggeriva ai suoi interlocutori di scaricare “Signal”, un sistema di messaggistica simile a Whats App “Non si può intercettare”. Diceva: “Io ho bisogno di un punto di appoggio fuori”. Ma ogni sua parola veniva intercettata.

“Orfanello – dice il Procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone – ha violato il suo status poiché comunicava con l’esterno. Era anche contento di aver scoperto un sistema di messaggistica non molto utilizzato e pensava di non poter essere intercettato. Ma non sapeva che era intercettato per altro”.

L’ufficiale è imputato per associazione a delinquere e corruzione nell’ambito del rito ordinario sul caso Montante “Le condotte di Orfanello – scrive il Collegio presieduto da Francesco D’Arrigo (a latere Santi Bologna e Giiulia Calafiore) – devono essere ritenute indicative di disinvolta spregiudicatezza, di pericolosità e inaffidabilità”.

Altre intercettazioni, quelle dell’inchiesta principale, hanno raccontato che dopo le prime vicissitudini giudiziarie Orfanello aveva iniziato a lavorare per una ditta che si occupa di security. Aveva un cliente in particolare, l’imprenditore Massimo Romano, grande amico di Montante, è uno dei signori della grande distribuzione in Sicilia, pure lui imputato nel processo. Orfanello avrebbe fatto delle verifiche fiscali parecchio favorevoli nelle società di Montante e Romano, in cambio ricevette l’assunzione della compagna.

Del “caso Montante ci siamo occupati in precedenza e in ultimo con due articoliSentenza del Gup di Caltanissetta: condannato Montante a 14 anni (la sentenza)” e “Processo Montante, sentito come test il Presidente della Regione Siciliana”. La Procura di Caltanissetta sta indagando sulla seconda tranche del cosiddetto “Sistema Montante”.

Un “cerchio magico” costruito attorno ad Antonello Montante, con la partecipazione di alti rappresentanti delle Forze dell’Ordine e un rapporto stretto con alcuni organi di informazione. Così, la Commissione regionale antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Claudio Fava, aveva definito il ‘sistema Montante’. Un lavoro intenso, durato dieci mesi, con 49 audizioni. Una relazione, lunga 121 pagine, approvata all’unanimità dai commissari, frutto di centinaia di ore di audizione e decine di migliaia di pagine acquisite sia dall’Autorità giudiziaria che dall’Amministrazione regionale.

Adduso Sebastiano

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