La Sicilia politico-istituzionale che non vuole cambiare, da sempre

Massimo Giletti nell’ultima puntata di “Non è l’Arena” su La 7 torna a parlare degli...

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Massimo Giletti nell’ultima puntata di “Non è l’Arena” su La 7 torna a parlare degli sprechi della Regione Sicilia. Ma il vero annoso male sono le leggi.

Era già scontro per la sola presenza di Vincenzo Figuccia alla puntata di “Non è l’Arena” in ieri sera su La7. Il deputato regionale dell’Udc (acerrimo nemico di Gianfranco Miccichè) era fra gli ospiti di Massimo Giletti, che nel promo sui social aveva mostrato una copia de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. «Questo me lo manda il presidente dell’Ars», diceva.

E il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, sul quotidiano La SIcilia, non le aveva mandate a dire “Caro direttore, dalle pagine del suo giornale mi è stata lanciata una sfida da un giornalista di La7. Utilizzo lo stesso strumento per rispondere: io non lancio e non accetto sfide, utili forse nel tempo in cui ci si batteva per la conquista di una donna o per lavare l’onta di un’offesa, ma di certo oggi no! Sono disposto ad un confronto, certamente non negli studi televisivi di chi crea fiction, quindi poco propensi ad esaltare la verità. Ma, oggi più che mai, sento il dovere di armarmi di pazienza per difendere la mia terra, che magari non sarà perfetta ma è molto migliorata, che certamente non è l’inferno come chi la odia vuol far credere e quindi rispondere con adeguata documentazione a tutte le inesattezze (falsità costruite) che vengono dette”. La discussione a distanza è quindi pervenuta ad uno degli argomenti del momento: i vitalizi. “Continuiamo a sentire che paghiamo molti più vitalizi delle altre Regioni! Ma i deputati regionali prima erano 90 e li abbiamo ridotti a 70 e inoltre la Regione Siciliana esiste dal 1947 mentre le altre Regioni dal 1970 (23 anni in più di vitalizi da erogare). Gli stipendi dei deputati siciliani sono il doppio delle altre Regioni! Falso come colui che lo dice: sono da tempo equiparati alle altre Regioni!. Ma Miccichè non vuole tagliare i vitalizi! Finalmente una cosa in parte vera. Perché in parte? Come è noto i vitalizi sono stati aboliti nel 2011 e quindi in Sicilia, come nel resto del Paese, nessun parlamentare gode più di questo privilegio ma ormai ha la pensione esattamente come tutti gli altri cittadini. Quindi di quali tagli parliamo? Parliamo di chi non è più deputato ma che secondo un sacrosanto diritto acquisito continua a percepire i vitalizi che aveva precedentemente maturato. Questi in Sicilia sono circa 180 di cui 16 ricevono in busta paga una pensione di circa 4.000 euro, mentre tutti gli altri sotto i 3.000”.

“È di tutta evidenza la sconcezza di certi stipendi in capo a impiegati dell’Ars, retaggi del passato a cui credo si stia ponendo rimedio: non dovrebbero essercene più in futuro già a partire dai recenti concorsi banditi” dichiarò di seguito Nicola D’Agostino, capogruppo di Sicilia Futura all’Ars “Ma non è giornalismo corretto quello di Gilletti: lo dimostrano – sostiene D’Agostino – con evidenza i numeri sbagliati che ha presentato e i paragoni senza senso. Meritiamo come siciliani critiche e rimproveri, per tante cose, compreso l’uso disinvolto dello Statuto. Ma lo scandalo a tutti i costi raccontando falsità suscita una riflessione: dobbiamo rassegnarci al fatto che chiunque possa accusarci di tutto e non avere neppure diritto al chiarimento? La presenza di Crocetta era la conferma che si era messo in piedi un triste avanspettacolo teatrale, dove trionfava la certezza della superiorità morale di alcuni presenti, tutti inclini a una accondiscendenza acritica: i numeri erano veri per il sol fatto che li desse Giletti. E Crocetta si è unito al coro – conclude D’Agostino – senza memoria e pudore”.

Del precedente siciliano Governo Crocetta-PD, faceva parte anche la compagine di Sicilia Futura, che ora è transitata nel nuovo Governo Siciliano di Centrodestra di Nello Musumeci. Prima da quella sponda evidentemente non vedeva, ora da quest’altra le sarà tornata una sorta di vista. Tipica politica, non solo endemica alla siciliana, ma proprio all’italiana.

Ieri, domenica sera 7 ottobre, c’è stata la replica di Massimo Giletti che è  tornato a parlare degli sprechi della Regione Sicilia, replicando alle parole di Gianfranco Micciché, che nei giorni scorsi lo aveva accusato di dire “il falso” sui numeri “Non si gioca con le persone, si assuma le sue responsabilità, mi ha dato del killer, del mandante e ora del falso, inizia ad essere pesante” rivolgendosi a Miccichè, che non era presente in studiò né in collegamento.

“Miccichè ci ha contestato i nostri dati ma noi attenendoci ai dati della Corte dei Conti abbiamo questo risultato: La Sicilia costa comunque più di regioni come Sardegna, Lombardia ed Emilia Romagna” ha rimarcato Massimo Giletti.

L’opinione.

Da queste pagine, cercando di distinguere tra la notizia e l’empirica opinione, non si è mai, si ritiene, risparmiato critiche ad alcuno, dagli scranni più alti all’ultimo sgabello, particolarmente nello Stato, Regioni e Comuni e rispettive propaggini.

In Sicilia, ma in genere in Italia, risaputamente Terre di trasformisti e dissimulatori (per usare degli eufemismi), quando si arriva ad un Governo, seppure da anni si albergava nei piani alti della politica, improvvisamente molti si atteggiano ad “illibati”, declamando di volere cambiare tutto per poi forzosamente e di fatto non fare mutare nulla. In Sicilia è questo un caratteristico quanto diffuso atteggiamento mentale proprio di certa culturale ipocrisia e singolare mascheramento interiore. Nonostante che poi, sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, quasi tutti e ancora oggi, sono stati nelle Maggioranze parlamentari, da destra a sinistra, come in un’orchestra di commedianti, calcolatori, misantropi, ingordi e purtroppo anche inconcludenti. E ci vengono indecentemente persino a fare anche la morale.

Però va detto pure che i siciliani li continuano a votare queste persone (o “personaggi”) e quando non ci vanno a farlo, spesso è per opportunismo se non anche mercimonio, in quanto è risaputo che le schiere preordinate, specialmente del sistema pubblico, di assunti, comprati, assoldati e squillo della politica, votano compatti certe “liste” ed “individui” che così, grazie ad un basso quorum di elettori, hanno sicure probabilità di salire.

Si è sempre scritto ancora da queste pagine, che si dovrebbe agire a monte, ovverosia aggiornare le leggi, tutte, forse pure la Costituzione e lo Statuto Speciale siciliano, come anche regolamentare la “onnipotente” Giurisprudenza. Ci saranno infatti, si spera, dei Costituzionalisti e Giuristi, intellettualmente onesti e indipendenti, in grado di farlo e a cui la Politica, quella che, si auspica etica e sociale, potrebbe chiederlo, dando un tempo ragionevole ma definito.

Quando si era più giovani, un avvocato raccontava che la Costituzione italiana era stata fatta anche dai mafiosi, ovviamente da uomini di legge, però gregari di “cosa nostra” (la mafia siciliana), come anche lo Statuto Speciale siciliano. Ciò poiché, diceva, nel luglio 1943 quando sbarcarono gli alleati sulle coste gelesi della Sicilia, c’era stato un preventivo accordo, tramite un potente mafioso italo-americano dell’epoca, gli americani e il capo mafia indiscusso di allora che era anche sindaco di un paese di quei luoghi. Il patto prevedeva l’astensione da ogni combattimento da parte dei soldati italiani della Sicilia occidentale contro gli alleati, come di fatto accadde, di contro la mafia ottenne l’accesso istituzionale ed elettorale per i suoi innumerevoli cosiddetti uomini d’onore a tutte le Istituzioni della Regione e della nuova Repubblica italiana.

Tutto questo fa anche pensare dopo che di recente si è appreso, grazie al lavoro della Magistratura Calabrese, che la ndrangheta (la mafia calabrese) si è ben radicata nel Nord Italia, in quanto coincidenza vuole che quelle Regioni invocano l’autonomia. La Storia umana d’altra parte, si è sempre parzialmente ripresentata quasi ripetendosi seppure in spazi e tempi diversi.

Quella vicenda durante lo sbarco alleato del 1943, dopo le morti dei Magistrati Falcone Borsellino uccisi nel 1992 dalla mafia (e forse chissà un giorno si saprà pure da altri) divenne un argomento pubblico di dibattiti anche televisivi, ma solo per un breve periodo, poiché allorché pure la sinistra arrivò ad avere un Governo, la mafia e il suo noto parallelismo se non anche connivenza con lo Stato, furono convenientemente rimossi soprattutto nei media e nelle scuole.

Non ci si può che ripetere. Sono le leggi, chiare, serie, efficaci e severissime, per tutti, nessuno indenne, che innanzitutto fanno la differenza tra una Nazione, una Regione, una società civile, evoluta e moderna, rispetto ad una bigotta, nasconditrice e subdola. Il resto ci appare spesso come delle “santoriane” e oggi “dursiane” apparizioni per talk show per fare audience.

Adduso Sebastiano

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