CATANIA: tre giorni di vulcanici festeggiamenti per Sant’Agata

Catania ha vissuto tre intensissimi giorni di festeggiamenti “vulcanici” per Sant’Agata, in un miscuglio continuo di...

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Catania ha vissuto tre intensissimi giorni di festeggiamenti “vulcanici” per Sant’Agata, in un miscuglio continuo di bombe, mortaretti, spettacoli pirotecnici in ogni crocevia della infinita processione, campane a festa e a distesa, bande e rullio di tamburi di plotoni di sbandieratori, grida ed invocazioni a squarciagola di devoti e fanatici vari, folle oceaniche che assistono chiassose ai vari passaggi della festa ed alle varie performance delle candelore, che non smettono di ballare a ritmi sincopati per accompagnare le loro inesauste evoluzioni…

I catanesi ci nuotano a perfetto agio in questo loro plancton cittadino. Il turista si trova attonito, disorientato e stregato da tanto chiasso e tanto folclore combinati insieme in una mistura che sa molto di esotico, irrazionale travolgente. Non sa se sogna o se assiste ad uno spettacolo preordinato per la bisogna. La risposta è no. Non è uno spettacolo per il turista, il catanese per questa festa recita a soggetto, improvvisando.

Le strade, tutte le strade del centro, sono letteralmente invase da bancarelle di leccornie alimentari di ogni tipo, dal salato al dolce. Nelle pasticcerie storiche si vendono le caratteristiche “minnuzzi di sant’Aita”, dolci a forma di mammelle in ricordo delle torture subite dalla martire, a cui, tra l’altro, amputarono una mammella. E le olivette di Sant’Agata, sempre in ricordo della comparsa miracolosa di una pianta di ulivo, dietro il quale la vergine poté nascondersi e sfuggire momentaneamente ai suoi persecutori. Ma per le strade i venditori ambulanti sono a frotte ed  offrono panini, carne di cavallo ai ferri “arrusti e mangia”, salsicce e leccornie varie. Venditori di giocattoli per bambini esibiscono palloncini colorati, tamburelli e trombette..

Chi da una sobria e ordinata città del nord, viene a vedere una simile kermesse, non si capacita in quale mondo sia capitato nel vedere che affollate processioni religiose nelle salite prendono la rincorsa e si viaggia al trotto…

Tutto pittoresco, fino a quando alle prime luci dell’alba, la processione volgendo alla fine, passa per la scenografica Via De’ Crociferi, tra superbe chiese barocche e improbabili monasteri di clausura, che mai ti aspetteresti di trovare nel pieno di un centro storico. Ed invece dalla facciata di uno di queste clausure, le monache benedettine, eccezionalmente per la festa della Patrona si fanno trovare, composte e riservate, a formare un coro. Appena il fercolo arriva davanti al monastero, come per miracolo, cala in tutta la folla chiassosa un silenzio irreale, e si sente solo il coro celestiale delle monache che tributano così il loro omaggio alla martire Agata. Tra i presenti, pochi riescono a trattenere le lacrime o un moto di spirituale commozione. È il modo più degno per concludere tre giorni di stordimento generale. Le monache riportano la processione alla sua naturale inclinazione. Finito il loro diafano canto si ritirano. Ed anche sant’Agata finalmente in pochi minuti arriva alla ormai vicina cattedrale e rientra nel suo  inviolato sacello. Stamattina erano le ore sette, quando finalmente la processione cominciata ieri pomeriggio, si concludeva tra canti, inni ed invocazioni di grazie: Viva Sant’Agata!

Carmelo Toscano

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