ARS, la colpa, se c’è, non è solo dei siciliani

Forse mai, come dalle ultime elezioni regionali di novembre 2017, i siciliani sono stati così...

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Forse mai, come dalle ultime elezioni regionali di novembre 2017, i siciliani sono stati così oggetto di, per carità, legittime soggettive critiche di tanti altri italiani, per l’eccessiva astensione, per l’esito del voto, nonché e soprattutto in ultimo, per l’elezione del Presidente dell’ARS.

Non sto qui a riportare gli innumerevoli articoli e specialmente commenti che già solo oggi in tutte le testate nazionali e regionali sono circolati con un evidente biasimo verso i miei conterranei.

E tuttavia, pur non essendo mai stato tenero neanche verso i miei concittadini siciliani, tanto a volte da essere bandito da gruppi schierati, sia di destra che di sinistra, devo però anche prendere delle oggettive difese di noi siciliani, poiché quanto politicamente si ripete nell’Isola, ha delle annose e note causali.

Incidono infatti tre problemi (molto brevemente):

1) I siciliani non vanno a votare, poiché si è stanchi, avviliti, nauseati, delusi, anche disperati, spesso senza via d’uscita. Ma non si sentano esenti da questa sciagura i miei concittadini italiani. Come infatti accaduto in Sicilia a novembre, prossimamente potrebbe succedere a marzo alle nazionali, con questa maggioritaria astensione che favorisce gli eserciti di codazzi elettorali organizzati dal sistema pubblico-politico, sicché salgono sempre i soliti partiti anche cambiando casacca o inciuciandosi.

2) La cronica mancanza di sviluppo e infrastrutture, quindi la disoccupazione (preordinata dal decennale sistema di: destra mistificatrice e sinistra ipocrita) demotiva e sfianca la società siciliana, in quanto senza lavoro certo e produttivo, prolifera il bisogno, pertanto la manodopera e i laureati o emigrano oppure si accodano al clientelismo, voto di scambio, corruzione e persino alla criminalità;

3) L’oppressiva estorsione fiscale, che tartassando i cittadini lavoratori, privati e operosi (per mantenere le innumerevoli pletore spesso solo predatorie e parassitarie del sistema pubblico-politico), dissuade e mortifica le iniziative imprenditoriali.

Vorrei quindi, per tutto quanto sopra, che questo mio mero articolo potesse giungere al nostro Presidente della Repubblica, che è siciliano, il quale, seppure com’è noto molto osservante dei ruoli istituzionali, tuttavia gli chiederei di pronunciare almeno qualche monito d’illuminazione verso i nostri deputati, non solo siciliani, ma anche nazionali, poiché è di tutta evidenza (tranne per chi non può o vuole vedere) che la nostra società, così continuando, sta lentamente scivolando verso un imprevedibile dissesto socio-economico e i nostri ragazzi, quando un giorno capiranno (spero per loro non troppo tardi) potranno solo maledirci accanendosi per la rabbia e afflizione sulle nostre lapidi.

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