La FAO celebra la Giornata mondiale dell’Alimentazione con Papa Francesco

Papa Francesco alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione parla d’Amore e lancia un Patto Mondiale Roma, sede...

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Papa Francesco alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione parla d’Amore e lancia un Patto Mondiale

Roma, sede centrale della FAO- Delle vecchie valigie con display telematici che riportano le cifre drammatiche dell’esodo dei popoli negli anni; valigie che simboleggiano le continue “partenze”, il fenomeno migratorio degli uomini che partono in cerca di un futuro migliore, un fenomeno che non si è mai arrestato perché è più forte il bisogno di sfuggire alla miseria e alla fame. Una scultura di un artista trentino che ricorda la morte del bambino siriano annegato sulla costa turca nel 2015 nel tentativo di raggiungere l’Europa con la sua famiglia. L’immagine di Aylan, divenuta il simbolo del dramma che vivono gli immigrati, è oggi una scultura posta all’ingresso della sede centrale della FAO e stamane è stata benedetta da Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, quest’anno dedicata al tema: “Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”.

L’intervento del Papa è stato diretto a lanciare un patto mondiale per una migrazione regolare, sicura e ordinata.

Alle 9.45 inizia il suo discorso e il Santo Pontefice ricorda che il 16 ottobre del 1945 tutti i governi, decisi ad eliminare la fame nel mondo, fondarono la FAO. L’invito è quello di ritornare all’impegno che ha fatto nascere la FAO e a rinnovarlo soprattutto garantendo il diritto a ciascun essere umano di essere sfamato.

Gli impegni incompleti limitano l’aiuto in caso di emergenza, ormai si è giunti ad una totale indifferenza di fronte a certe notizie di fame e abbandono. Occorre dunque trovare nuove strade, più concrete.

Papa Francesco sottolinea che la relazione tra fame e migrazioni può essere affrontata solo se si va alla radice del problema. A questo proposito, gli studi condotti dalle Nazioni Unite, come pure da tante Organizzazioni della società civile, concordano nel dire che sono due gli ostacoli principali da superare: i conflitti e i cambiamenti climatici, e il contributo della scienza e della tecnica sono in grado di proporre soluzioni adeguate a questi problemi.

Quante vittime di denutrizione sono dovute a conflitti e a condizioni climatiche? Quante sono le forme di sfruttamento? La tecnologia al servizio dello sviluppo, per Papa Francesco  è la strada da seguire.

Ecco l’intervento di Papa Francesco sui conflitti e sui cambiamenti limatici.

Per i conflitti, il diritto internazionale ci indica i mezzi per prevenirli o risolverli rapidamente, evitando che si prolunghino e producano carestie e la distruzione del tessuto sociale. Pensiamo alle popolazioni martoriate da guerre che durano ormai da decenni e che potevano essere evitate o almeno fermate, e invece propagano i loro effetti disastrosi tra cui l’insicurezza alimentare e lo spostamento forzato di persone. Occorrono buona volontà e dialogo per frenare i conflitti, e bisogna impegnarsi a fondo per un disarmo graduale e sistematico, previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, come pure per porre rimedio alla funesta piaga del traffico delle armi. A che vale denunciare che a causa dei conflitti milioni di persone sono vittime della fame e della malnutrizione, se non ci si adopera efficacemente per la pace e il disarmo?

Quanto ai cambiamenti climatici, ne vediamo tutti i giorni le conseguenze. Grazie alle conoscenze scientifiche, sappiamo come i problemi vanno affrontati; e la comunità internazionale è andata elaborando anche strumenti giuridici necessari, come per esempio l’Accordo di Parigi, dal quale, però, alcuni si stanno allontanando. Riemerge la noncuranza verso i delicati equilibri degli ecosistemi, la presunzione di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità di profitto. E’ pertanto necessario lo sforzo per un consenso concreto e fattivo se si vogliono evitare effetti più tragici, che continueranno a gravare sulle persone più povere e indifese. Siamo chiamati a proporre un cambiamento negli stili di vita, nell’uso delle risorse, nei criteri di produzione, fino ai consumi che, per quanto riguarda gli alimenti, vedono perdite e sprechi crescenti. Non possiamo rassegnarci a dire che ci penserà qualcun altro”.

Francesco dichiara quindi la lotta allo spreco: operando sulle necessità vere ed evitando le speculazioni si potrà risolvere anche questo problema perché purtroppo oggi si pensa agli utili economici dei grandi produttori ma nessuno pensa alle necessità dei bisognosi, ed è  così che si alimentano i conflitti e la fame.

Di fronte a tutto questo possiamo e dobbiamo cambiare rottaprosegue il PonteficeDi fronte all’aumento della domanda di alimenti è indispensabile che i frutti della terra siano disponibili per tutti. Per qualcuno basterebbe diminuire il numero delle bocche da sfamare e risolvere così il problema; ma è una falsa soluzione se si pensa ai livelli di spreco di alimenti e a modelli di consumo che sprecano tante risorse. Ridurre è facile, condividere invece impone una conversione, e questo è impegnativo”.

E poi la domanda retorica del santo Padre: “È troppo pensare di introdurre nel linguaggio della cooperazione internazionale la categoria dell’AMORE, declinata come gratuità, parità nel trattare, solidarietà, cultura del dono, fraternità, misericordia? In effetti, queste parole esprimono il contenuto pratico del termine “umanitario”, tanto in uso nell’attività internazionale. Amare i fratelli e farlo per primi, senza attendere di essere corrisposto: è questo un principio evangelico che trova riscontro in tante culture e religioni e diventa principio di umanità nel linguaggio delle relazioni internazionali. E’ auspicabile che la diplomazia e le Istituzioni multilaterali alimentino e organizzino questa capacità di amare, perché è la via maestra che garantisce non solo la sicurezza alimentare, ma la sicurezza umana nella sua globalità

Amare significa non continuare a dividere la famiglia umana tra chi ha il superfluo e chi manca del necessario. Occorre applicare in maniera coerente il principio dell’umanità e non attuare vari programmi e alleanze verso un’apparente e temporanea tranquillità. L’obiettivo è un incontro tra popoli che arricchisca il dialogo e l’unione non l’esclusione e divisione.

E infine LA SOLUZIONE. “Ogni volta che si parla di migranti si genera intolleranza e addirittura odio, si trincerano dietro sofismi linguistici che non fanno onore alla diplomazia, si cela un egoismo che non presta orecchio al grido di tanti fratelli che sono emarginati o esclusi.

Solidarietà e comunione. Il gioco della miseria determinato dall’ emigrazione forzata si può combattere mediante una prevenzione fatta di progetti di sviluppo che creino lavoro e capacità di riposta alle crisi climatiche e ambientali. La prevenzione costa molto meno degli effetti provocati dal degrado dei terreni o dall’inquinamento delle acque, effetti che colpiscono le zone nevralgiche del pianeta dove la povertà è la sola legge, le malattie sono in crescita e la speranza di vita diminuisce”.

Un monito del Papa anche sulle iniziative intraprese finora non solo dalla FAO.

Sono tante e lodevoli le iniziative messe in atto. Tuttavia, non bastano; è necessario e urgente continuare ad attivare sforzi e finanziare programmi per fronteggiare in maniera ancora più efficace e promettente la fame e la miseria strutturale. Ma se l’obiettivo è favorire un’agricoltura che produca in funzione delle effettive esigenze di un Paese, allora non è lecito sottrarre le terre coltivabili alla popolazione, lasciando che il land grabbing (acaparamiento de tierras) continui a fare i suoi profitti, magari con la complicità di chi è chiamato a fare l’interesse del popolo. Occorre allontanare le tentazioni di operare a vantaggio di gruppi ristretti della popolazione, come pure di utilizzare gli apporti esterni in modo inadeguato, favorendo la corruzione, o in assenza di legalità.

La Chiesa Cattolica, con le sue istituzioni, avendo diretta e concreta conoscenza delle situazioni da affrontare e dei bisogni da colmare, vuole concorrere direttamente in questo sforzo in virtù della sua missione che la porta ad amare tutti e la obbliga anche a ricordare a quanti hanno responsabilità nazionali e internazionali il più ampio dovere di condividere le necessità dei più. L’augurio è che ciascuno scopra, nel silenzio della propria fede o delle proprie convinzioni, le motivazioni, i principi e gli apporti per dare alla Fao e alle altre Istituzioni intergovernative il coraggio di migliorare e perseverare per il bene della famiglia umana”.

Papa Francesco mette al centro del discorso la parola “Amore” in un contesto in cui il concetto di “amore” appare sempre più strano e lontano.

Il progetto delle Nazioni Unite sulle migrazioni (il Global Compact Migration) parte da tutti i paesi membri per arrivare a un testo condiviso che dia uniformità e coerenza agli interventi sull’immigrazione.

Ricordiamo infine le parole di Papa Giovanni Paolo II sulla fame nel mondo: “L’affamato ci chiede dignità non l’elemosina”. E le sue parole-guida ci ricordano che la produzione alimentare mondiale sarebbe sufficiente se si distribuisse in base ai bisogni reali di ciascuna nazione, e invece ancora oggi si continua a speculare in favore di un guadagno egoistico che arricchisce le tasche di produttori e magnati ma non le loro anime.

di  Maria D’Auriacopyright-vivicentro

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