Trump-choc a Las Vegas

Nel terzo e ultimo dibattito presidenziale, a Las Vegas, è Donald Trump che sorprende l’America...

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Nel terzo e ultimo dibattito presidenziale, a Las Vegas, è Donald Trump che sorprende l’America affermando: “Lascerò in sospeso fino all’ultimo l’accettazione del risultato” la notte dell’Election Day.

Mai prima un candidato alla Casa Bianca aveva minacciato di contestare l’esito delle urne e Trump lo fa denunciando i democratici perché garantirebbero il voto a molti illegali. Hillary Clinton replica affermando che Trump “nega le regole della democrazia americana”.

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LAS VEGAS – Donald Trump si è rifiutato di promettere che accetterà il risultato delle elezioni, se l’8 novembre dovesse perdere. Questo è il titolo uscito dall’ultimo dibattito presidenziale di ieri sera a Las Vegas, e probabilmente ciò significa anche la fine della corsa alla Casa Bianca per il costruttore miliardario. La sua dichiarazione infatti ha oscurato tutto quanto di buono poteva aver detto nel resto del confronto, complicando i suoi tentativi di rimontare nei sondaggi.

Il dibattito di Las Vegas era cominciato con un tono molto più civile dei precedenti, grazie al moderatore della Foxnews Chris Wallace, che aveva obbligato i due candidati a rispondere con serità alle sue serie domande. Dalle armi all’aborto, dai giudici dela Corte Suprema alle ricette economiche, erano emersi punti di vista diversi, ma con civiltà e una relativa profondità di analisi mai vista prima.

Quando il discorso è passato al tema dell’immigrazione, però, il tono è cambiato. Quindi Trump è caduto nella trappola di non garantire la concessione della sconfitta: «Deciderò alla fine, vi lascerò in sospeso». Questa è una minaccia grave per la democrazia americana, che si regge sul passaggio pacifico dei poteri in base alla volontà degli elettori. Un conto è chiedere di rivedere lo spoglio se perdi di 500 voti, come accadde ad Al Gore nel 2000, e un altro mettere in discussione il risultato in anticipo, accusando l’avversario e il sistema di brogli. Questa denuncia forse piacerà alla base elettorale di Donald, che comunque lo avrebbe votato, ma difficilmente convincerà gli indecisi, che lui ha bisogno di conquistare per vincere, se hanno ragione i sondaggi che alla vigilia lo davano indietro di 7 punti rispetto ad Hillary a livello nazionale.

Niente stretta di mano dopo il dibattito in tv (lapresse)

Trump in realtà nei primi trenta minuti era stato disciplinato, e più preparato del passato. Aveva segnato dei punti criticando la Clinton Foundation, che «se vuole difendere i diritti delle donne dovrebbe restituire i milioni ricevuti da paesi come l’Arabia». Un po’ meno sicuro era stato nella difesa dagli attacchi per le molestie alle donne, perché aveva detto che le accuse sono false e forse create ad arte dalla campagna di Clinton. Così però aveva riservato loro lo stesso tattamento che Hillary aveva usato con le amanti di Bill, perdendo quindi la possibilità di attaccarla su questo fronte. Poi aveva condannato il furto di mail fatto dagli hacker russi, se confermato, ma non aveva condannato Putin con cui vorrebbe andare d’accordo, consentendo a Clinton di definirlo «un pupazzo» del Cremlino. Quindi Hillary lo aveva bollato come «la persona più pericolosa che si sia mai candidata alla Casa Bianca».

Il problema è che tutto questo, buono o cattivo che fosse, svanisce davanti alla minaccia di non riconoscere il risultato delle elezioni. Così per i prossimi giorni si parlerà solo della nuova gaffe di Trump, in cima ai titoli di tutti i giornali e criticata dallo stesso Partito repubblicano, invece che del suo messaggio.

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