Milano, rimonta a sinistra e voto dei giovani: così Sala ha annullato l’effetto Renzi

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Le stime sui flussi tra primo e secondo turno: solo il 24% dei grillini è tornato alle urne, il nuovo sindaco ha avuto 40mila preferenze in più ma ha scontato il calo di fiducia nel premier Prima del ballottaggio Parisi era al pareggio

Ha vinto, Beppe Sala. Nonostante tutto. A cominciare da un vento antirenziano che ha iniziato a soffiare su Milano da un po’. Sono lontani i tempi dell’ubriacatura di un Pd che alle Europee del 2014 era volato al 45 per cento. E per capirlo basterebbe guardare la parabola che disegna la fiducia in picchiata per il premier-segretario: a maggio di un anno fa, quando apriva Expo, era al 45 per cento. Poi la discesa fino al minimo storico di questi giorni elettorali: 36 per cento. Più utile, piuttosto, il gradimento nell’operato della giunta, stabile al 52 per cento da aprile a oggi.

Sono dati che aiutato a dare forma a quella che è stata più di una sensazione. Perché quella di Sala e del centrosinistra non è stata una vittoria semplice, né scontata. Quattro mesi fa, quando Stefano Parisi si è candidato, il divario tra i due manager era di quasi 8,5 punti. Certo, allora quasi nessuno conosceva il fondatore di Chili tv. Ma si è arrivati a un vero testa a testa e i due si sono guardati da vicino, tanto che il 9 giugno, appena quattro giorni dopo il primo turno, il distacco si sarebbe ridotto ulteriormente fino a un risicatissimo 0,6 per cento. C’è voluto un cambio di marcia in corsa per riprendere quota. E una strategia che ha puntato su una parola d’ordine: (ri)motivare il centrosinistra e non solo. Anche agitando la foto di gruppo di Salvini- Gelmini-La Russa, anche facendo 30mila telefonate elettorali al popolo delle primarie. Ecco come Mr Expo è diventato sindaco di Milano. Ed ecco chi lo ha votato.

È stato l’Istituto Ixè a disegnare la nuova mappa politica di Milano, rileggendo gli ultimi mesi della lunga corsa verso Palazzo Marino e come si sono mossi gli elettori tra il primo e il secondo turno. A cominciare dal Movimento 5 Stelle, che non ha aiutato Parisi: secondo questa analisi, meno di un quarto degli elettori di Corrado si è ripresentato ai seggi, e alla fine nemmeno tutti hanno cavalcato l’onda del cambiamento proposta dal centrodestra. Diversa la mobilitazione della sinistra, con la metà dei sostenitori di Rizzo che è (ri)scesa in campo schierandosi in maggioranza per Sala. Guardando la carta di identità degli elettori, secondo questa analisi si scopre anche come l’ex commissario abbia raccolto i consensi maggiori tra le donne (a loro era diretta l’immagine opposta del Consiglio comunale: femminile con Sala, maschile con Parisi) con un 5,9 per cento in più di voti rispetto al candidato di centrodestra. Ed è stato apprezzato dai giovani: tra gli under 45 avrebbe superato Parisi dell’11,3 per cento.

Ma ancora prima, è necessario tornare ad altri numeri. Sono quelli di un’affluenza che ha raggiunto i livelli più bassi di sempre. Rispetto a cinque anni fa, oltre 150mila elettori hanno disertato. In totale, su un milione di aventi diritto, è andato ai seggi un milanese su due. E Sala è stato scelto da 264.481 persone, poco più di un quarto della città che si esprime. Con un voto spalmato in modo simile nelle Zone: l’unico municipio in cui ha perso il confronto è stato il 2 di via Padova e dintorni; il picco positivo (55 per cento) nel municipio 3. Nel confronto con Pisapia, però, ha perso più di 100mila elettori. Anche questo è un messaggio.

Eppure, tra i due round Sala ha guadagnato 40mila preferenze; Parisi si è fermato a 27mila. Che cosa è cambiato? Mr Expo come è arrivato a triplicare i voti di differenza (da 5mila a 17mi-la), salendo da +0,9 a +3,4? È ancora l’Istituto Ixè ad aver tracciato i movimenti. Partiamo dal ricambio: in due settimane, ci sono stati complessivamente 93mila nuovi elettori che non avevano partecipato al primo turno e la maggior parte (46mila contro 42mila) ha scelto Sala. Voti di centrosinistra, certo, motivati dal pericolo di veder cambiare colore a Palazzo Marino. Ma anche, secondo gli esperti dell’istituto, voti di “opinione”, di quei moderati che avrebbero potuto indirizzarsi all’ultimo su Parisi. Dall’altra parte, però, e lo dimostra anche l’ulteriore calo di tre punti nell’affluenza, non si sono ripresentati in 54mila. Dei 40mila voti conquistati da Mr Expo, più della metà arriva dagli elettori degli altri candidati.

A cominciare da chi aveva scelto Basilio Rizzo, la sinistra che si è turata il naso e si è mossa per non far vincere le destre: la metà dei 19mila elettori ha deciso di votare e quasi tutti (al netto delle schede bianche o nulle), ovvero 9.100 persone, hanno messo una croce sul nome di Sala. L’ex commissario ha avuto anche la metà (5.100) dei voti del radicale Cappato e persino 5.300 di Gianluca Corrado. Perché Parisi, alla fine, non è riuscito a conquistare M5S. Solo il 24 per cento è tornato a votare (13.200) e il salvagente di 7.900 preferenze per il centrodestra non è bastato.

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