La sfida del nuovo Barack: commuovere l’America. GIANNI RIOTTA*

Il filosofo Baruch Spinoza raccomandava «Non ridere, non lugere, sed intelligere», non ridere, né piangere ma...

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Il filosofo Baruch Spinoza raccomandava «Non ridere, non lugere, sed intelligere», non ridere, né piangere ma capire, contraddetto dal poeta William Blake, persuaso invece che «a tear is an intellectual thing», una lacrima è un fatto intellettuale. Nella sua vita pubblica, Obama ha sempre seguito la saggezza di Spinoza, freddo, cerebrale, distaccato, spesso incapace di scaldare l’opinione pubblica pur di non distaccarsi dall’algida strategia politica.  

A sorpresa ieri, in quello che sulla rivista The Atlantic l’analista James Fallows già definisce «l’atto che in futuro sarà più studiato della sua condotta», Obama è scoppiato in lacrime annunciando un pacchetto, non troppo severo, di provvedimenti per limitare l’accesso alle armi dopo le numerose stragi, ultima in California, a San Bernardino.

  • Obama contro “la lobby delle armi”: oggi i primi provvedimenti

Obama ha citato gli scolari della prima elementare di Newtown, in Connecticut, caduti nel massacro di 20 bambini e 6 adulti, nel 2012, sotto i colpi del killer Adam Lanza che impugnava una carabina Bushmaster XM15-E2S e una pistola Glock 20SF. Dapprima ha tentato di ricacciare il pianto e continuare con il discorso, quindi, come nel verso di Blake, ha lasciato scorrere le lacrime, riconoscendo «quando ripenso a quei bambini divento pazzo di rabbia…». 

Non è la prima volta che il Presidente lascia affiorare i sentimenti, un breve giro su YouTube offre la cineteca delle sue lacrime, ma ieri il compassato leader ha incluso il dolore stesso nel messaggio politico, lasciando un segno profondo, razionale e sentimentale. 

Barack Obama è ferito dalla resistenza delle lobby pro armi da fuoco, in prima fila la National Rifle Association, ad ogni controllo, non un porto d’armi severo come in Europa, ma perfino più accurati controlli psicologici, o della fedina penale, per chi acquista un’arma da guerra. Intervenendo nella campagna elettorale contro chi si oppone alla libera vendita, la Nra spaventa i candidati e alle fiere degli armaioli impone l’acquisto diretto, dopo un controllo superficiale del background risolto da 5 minuti al computer http://goo.gl/nu30Mh . Il pacchetto proposto da Obama non risolverà il problema, né ha la durezza che volevano i più radicali, per esempio non elimina la vendita in saldo alle fiere. Il nuovo leader repubblicano della Camera, Paul Ryan, annuncia opposizione, e i candidati dell’opposizione alla Casa Bianca insistono a sostenere l’interpretazione letterale del Secondo Emendamento alla Costituzione, che a loro modo di vedere garantisce il diritto a tenere in tinello Uzi, Kalashnikov e M 16. Con saggezza, invece, i Padri Costituenti parlavano di «Ben regolata milizia» popolare, non di matti armati sino ai denti. 

Sarebbe però sbagliato pesare con il bilancino da notista la performance di Obama ieri. Il Presidente, a dieci mesi dalla fine del mandato, ha fatto della questione porto d’armi un tema nevralgico della campagna 2016, costringendo i repubblicani a venire allo scoperto in difesa della Nra e concedendo un vantaggio tattico alla capofila democratica Hillary Clinton, sua ex Segretario di Stato (l’altro candidato, il senatore socialista Sanders, è meno duro contro le armi, perché eletto sulle montagne del Vermont, dove ogni casa rurale ha un fucile in cantina). 

Obama poteva proporre un articolato provvedimento che poi il Congresso, repubblicano, gli avrebbe pian piano svuotato. Sarebbe stato più razionale ma meno efficace: piangendo in diretta ha diviso il Paese in due, davanti al ricordo straziante dei bambini caduti a Newtown. Con disciplina l’ex studente della Columbia University e di Harvard ha nascosto l’anima inquieta, pur di non spaventare l’opinione pubblica, che per la prima volta nella storia della repubblica eleggeva un Presidente afroamericano. Bambino, giovane, adulto, Obama ha represso rabbia, sentimenti, emozioni pur di farsi accettare dalla middle class bianca. A fine corsa ritrova i toni del predicatore nero delle chiese di periferia a Chicago, i sermoni dove le lacrime del pastore dal pulpito echeggiano tra i banchi dei fedeli, «fatto» non solo «intellettuale», come in Blake, ma anche religioso e politico. Avete visto ieri il nuovo Barack Obama, un uomo che, lasciata Washington a soli 55 anni, a lungo emozionerà e dividerà l’America. 

* Facebook riotta.it  / lastampa

 

 

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