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Home » La crisi di Governo impedirebbe al Senato di autorizzare il sequestro del computer

La crisi di Governo impedirebbe al Senato di autorizzare il sequestro del computer

di Sebastiano Adduso
2 anni fa
in Cronaca Sicilia, Politica, Ultime Notizie
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Il blog dei 5stelle sostiene che la Lega, con la crisi  di Governo, impedirebbe al Senato di autorizzare la Magistratura al sequestro del pc di Siri.

Del caso Siri della Lega, ci siamo implicitamente occupati negli articoli che hanno riguardato gli Arata (cui gli ultimi articoli sono stati “Perquisizioni e arresti alla Regione siciliana. Convocato Salvini in Commissione nazionale antimafia” e “Rompicoglioni, così l’arrestato per corruzione definiva i 5stelle nelle intercettazioni”. Paolo e Francesco Arata, padre e figlio, sono indagati in Sicilia da mesi per un giro di mazzette alla Regione Siciliana. Il Tribunale di Palermo aveva disposto la misura cautelare per loro. Il primo era stato consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia.

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Paolo Arata è accusato di aver corrotto l’ex sottosegretario ai trasporti Armando Siri della Lega in cambio di norme favorevoli all’eolico. Secondo gli inquirenti, gli Arata sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri, considerato vicino al super latitante capo mafia di Trapani, Matteo Messina Denaro e di recente condannato a 12 anni per concorso esterno in associazione.

L’imprenditore Paolo Arata si sentiva “forte della provata disponibilità di Armando Siri” l’ex sottosegretario del Carroccio accusato di corruzione per una tangente da 30mila euro proprio per far approvare l’emendamento sul decreto sulle rinnovabili che avrebbe favorito l’Arata, il quale si vantava di questa conoscenza “Facciamo mettere quello che vogliamo“.

“Gli do 30mila euro, perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico“. Sarebbe stata questa l’intercettazione in cui l’imprenditore ed ex parlamentare di Forza Italia, Paolo Arata, consulente della Lega, avrebbe chiamato in causa l’ex sottosegretario Armando Siri durante un colloquio di settembre 2018 con il figlio Francesco e con Manlio Nicastri, figlio dell’imprenditore Vito, il ‘re’ dell’eolico. L’intercettazione è alla base del filone romano dell’inchiesta in cui si ipotizza il pagamento di una tangente all’ex sottosegretario. Nicastri, ritenuto dai pm siciliani vicino a Cosa Nostra, avrebbe cominciato a collaborare e, lo scorso 8 luglio, è stato sentito dai magistrati di Roma.

Arata, si sentiva anche forte delle sue “amicizie” agiva pure affinché l’ex sottosegretario della Lega Armando Siri “ottenesse un importante incarico” nel Governo. Alcune cose però non andarono come sperava, tanto che nei dialoghi intercettati con Nicastri Vito, il ‘re’ dell’eolico e suo figlio Manlio, l’imprenditore Arata si lamenta dell’ostruzionismo del M5s “Questi rompono sempre i coglioni“. Al centro del dialogo c’èra sempre l’emendamento sugli incentivi per il cosiddetto mini eolico che avrebbe fatto guadagnare a Nicastri circa un milione di euro, poi bloccato dall’opposizione dei Cinquestelle “Doveva rientrare nel nuovo decreto, questo delle rinnovabili“, dice Nicastri. “Lì non c’è rientrato per colpa dei Cinquestelle”, replica Arata.

Ora i ”rompicoglioni” dei 5stelle, come li definiva l’Arata, ex consulente arrestato della Lega in Sicilia, fanno rilevare nel loro sito “il Blog delle stelle” che con la crisi in corso il Senato non può concedere l’autorizzazione al “sequestro del computer di Siri. Senza quell’autorizzazione gli inquirenti non possono analizzare il contenuto di quel PC. Lì dentro ci potrebbero essere delle risposte in merito alle indagini che vedono coinvolto il senatore della Lega, fianco a fianco con Matteo Salvini negli ultimi tavoli convocati al Viminale. I cittadini non hanno diritto di sapere se in quel PC siano o non siano presenti dei contenuti che potrebbero chiarire i legami di Siri con Arata? Come è noto, il filone giudiziario su Arata coinvolge anche presunti fiancheggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro, l’ultimo custode dei patti scellerati fra pezzi di Stato e Cosa nostra”.

“Una coincidenza” la definisce il M5s, ma “senza quell’autorizzazione gli inquirenti non possono analizzare il contenuto di quel Pc”.

Il quel computer ipotizzano gli inquirenti, potrebbero esserci informazioni su una seconda inchiesta che riguarda il senatore leghista già sottosegretario dei Trasporti costretto alle dimissioni perché indagato per corruzione: quella che riguarda i mutui ottenuti dalla Banca agricola di San Marino senza garanzie e che vede Siri indagato per concorso in autoriciclaggio aggravato insieme al capo della segreteria, Marco Luca Perini.

L’opinione.

Viene amaramente in mente che, come a detta di molti, storicamente la mafia, in un modo o nell’altro, avrebbe sempre trovato le modalità politico-legali per invalidare le indagini che potevano, forse, consentire di scoprire quel trasversale mondo grigio, da Sud a Nord, affaristico, istituzionale, burocratico, fatto di consorterie, favoritismi, omertà, corruzione e connivenze, di cui si è sempre detto e con cui ‘cosa nostra’ e organizzazioni analoghe, ndrangheta, camorra, ecc. sarebbero state legate a doppia mandata a pezzi dello Stato.

Adduso Sebastiano

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