Il Presidente della Regione Sicilia Musumeci a Sant’Alessio (ME) per sviluppo e turismo

Lunedì 29 luglio alle 19,30 il Presidente incontrerà nella Villa comunale Genovesi i Sindaci e...

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Lunedì 29 luglio alle 19,30 il Presidente incontrerà nella Villa comunale Genovesi i Sindaci e gli amministratori del comprensorio insieme ai cittadini.

Il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci sarà lunedì 29 luglio alle 19,30 a Sant’Alessio Siculo in provincia di Messina per incontrare nella Villa Comunale Genovesi i Sindaci del comprensorio e discutere di viabilità, ambiente, turismo e sviluppo sostenibile.

Da queste pagine abbiamo più volte affrontato i problemi della Riviera Jonica messinese, di tutta evidenza da anni abbandonata dalla politica e tenuta solo come un allevamento di buoi-elettoriCorridoi Ecologici Vallata dell’Agrò (ME). Un mistero lungo nove anni”, “Vallata dell’Agrò (ME), Corridoi ecologici, forse in arrivo 219mila euro. Una goccia in un mare”, “In prov. di Messina, uno svincolo autostradale per una Vallata”, “Svincolo A-18 a Santa Teresa di Riva (ME). Una farsa lunga sei anni”, ecc. E si è al contempo, cogliendo alcune dichiarazioni pubbliche del Presidente Musumeci, dato anche dei meri suggerimenti, soprattutto come cercare di regolare meglio la funzionalità socio-civile nei nostri comuni e province (ora città metropolitane).

Ed è su uno di questi suggerimenti che si vuole ritornare, ritenendolo la madre di tutte le proposte politico-amministrative per far funzionare la macchina pubblico-politica siciliana.

Il Presidente della Regione Siciliana Musumeci, a gennaio 2018 aveva lanciato tramite i media una proposta molto interessante, almeno per chi, come da queste pagine, conoscendo il generale scivolamento etico della Pubblica amministrazione siciliana, vorrebbe vederne una rinascita civile e sociale.

In sostanza il Presidente Musumeci proponeva “Una commissione Regionale Antimafia che controlli la Pubblica Amministrazione”.

D’altronde è risaputo che dopo la criminalità, il peggiore male sociale che ha l’Italia e in particolare la Sicilia, è la Pubblica Amministrazione. Dallo Stato centrale, alle Regioni, Enti, Partecipate, Comuni, ecc. si tratta di un “pianeta” da sempre incontrollato e incontrollabile, oscuro e arrogante. Un mondo che ha, di tutta evidenza, anche la deviata compiacenza di politici, giuristi, sindacati, imprenditori, intellettuali, ecc. nonché eserciti di cittadini pronti a tutto pur di entrarvi.

Un sistema quasi come sociopatico, ove la corruzione culturale viene legalizzata attraverso leggi, sentenze e regolamentazioni (le LORO e solo per LORO). Un sistema che da qualche decennio, e sempre più in crescendo, per farsi mantenere estorce fiscalmente con mille balzelli gli altri concittadini, quando poi in Italia nel pubblico non funziona pressoché nulla e tutto spesso si trascura, si misconosce, si spreca e si spartisce (per carità ogni cosa fatta nella legalità ma interiormente asociale).

Il Presidente Musumeci sul punto aveva dichiaratoLa Regione ha bisogno di una nuova Commissione antimafia che sia animata da una normativa diversaprecisando ulteriormente “La legge che ha istituito la commissione Antimafia è del 1991. Abbiamo superato la fase de noviziato serve un ritocco alla legge, pur sapendo che la commissione regionale antimafia non può disporre dei poteri di polizia giudiziaria di cui dispongono le commissioni d’indagine del Parlamento nazionale” e ancora che occorre «un lavoro d’indagine nella pubblica amministrazione regionale. Tanto si può fare anche in termini di potenziamento delle unità lavorative a supporto dei commissari deputati. La legge va rivista, va riformata. La commissione regionale antimafia, come dice la Corte Costituzionale, può essere di straordinario ausilio a quella nazionale antimafia. Io ne sono convinto e lavoreremo perché questa normativa che è del 1991 possa essere rivista e adeguata ad un mutato contesto generale sociale economico e culturale”.

Ma già in quel nostro articolo ci si era chiesti se glielo avessero permesso.  Sarebbe stato, finalmente, come abbattere il cerbero costituzionale della putrefazione morale siciliana.

Peraltro, prima di Musumeci, anche un’altra autorevole voce aveva sollevato un’analoga proposta. Il dott. Gratteri, attuale Procuratore Capo di Catanzaro e noto Magistrato in prima fila nella lotta alle mafie, particolarmente alla ndrangheta, aveva detto nel 2016:

La riforma Bassanini è stata un grande, anche se involontario, favore alle mafie, perché ha tolto il CORECO (Comitato Regionale di Controllo). Un sindaco solo davanti al mafioso che va lì e gli dice «No questa delibera deve passare.» il primo cittadino cosa risponde «Guarda che è inutile che la facciamo perché tanto il CORECO la boccia». Oggi non c’è nemmeno quelloha detto Gratteri Quando il capomafia concorre a votare il sindaco, perché la cosa terribile per i politici solo le ultime 48 ore quando hanno paura di non essere eletti, fanno patti con il diavolo. Bisognerebbe incatenare i candidati gli ultimi tre giorni per non farli andare nelle case dei capimafiaafferma ancora il magistrato che prosegue – Oggi rispetto a venti anni fa sono loro che vanno a casa dei mafiosi a chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti perché la mafia è più credibile di loro. Trenta quaranta anni fa era il contrario: era il boss che andava dal politico a chiedere il posto per la nuora, o di non far fare la leva al figlio”.

Anche su questo interessante aspetto sollevato dal dott. Gratteri, e prendendo ancora spunto da altre dichiarazioni del Presidente Musumeci, si era ulteriormente argomentato con un altro articolo “Mafia nei comuni, legge da cambiare. Ma cambiare pure che i cittadini non hanno alcun forzoso controllo”.

Va aggiunto che con questo Governo 5stelle-lega si è fatto un certo passo avanti con la legge “spazzacorrotti”. Ma non basta. Il semplice cittadino è ancora, e di fatto, assolutamente impotente davanti all’arroganza, accidia, anche delinquenza e mafiosità che a volte, e si direbbe anche spesso, scorre nel sistema pubblico-politico italiano e specialmente siciliano.

Ma di quella interessante proposta del Presidente Musumeci non c’è stato alcun seguito nell’Assemblea Regionale Siciliana (ma figurarsi). E neppure l’altrettanta interessante analisi del Procuratore Capo di Catanzaro Gratteri ha mai avuto un ingresso nel nostro Parlamento.

L’opinione.

Questa è purtroppo una Nazione dove in generale impera la retorica, i sofismi e l’ipocrisia, così da coprire la grande risaputa mangiucchia e spartizione decennale pubblico-politica-giuridica-burocratica dei beni e sacrifici dei cittadini produttivi, lavoratori, privati e operosi. Insomma è come se la mafia (l’arroganza), il pizzo (le tasse) e l’omertà (la dissimulazione), nel tempo abbiano fatto scuola e cultura in questa Nazione e Isola. Con la differenza che la mafia è criminale, mentre il deviato sistema italiano e siciliano è costituzionale. Ma la mentalità è incredibilmente simile (prepotente, estorsiva, misantropa, perfida, omertosa, epidemica, compiacente, connivente, spartitoria, familista e tramandata). Il resto è aroma artistico, retorica magniloquente, spettacolo mediatico, elusione cronica, che ogni mattina qualcuno dall’alto o dai media, sparge o interpreta, per non fare sentire il lezzo di corruzione interiore (e di fatto) che si respira dappertutto, dall’ultimo sgabello agli scranni più blasonati con i rispettive innumerevoli orde di codazzi e di certa cosiddetta società civile. Tutto ciò mentre i cittadini e specialmente i siciliani, sembriamo come ammaestrati alla reticenza, ridotti a buoi-elettorali, poiché obbligati dal bisogno di sopravvivenza nostro o dei figli, quindi forzosamente assoggettati per necessità di lavoro o per potere andare avanti con l’attività, ecc. Tanto che ormai ci giriamo anche dall’altra parte, parliamo a bassa voce o facciamo benaltrismo. In sintesi stiamo divenendo dei pavidi per veicolato opportunismo o per potere esistere con un minimo di serenità.

La Sicilia “Diventerà bellissima” (Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci). Oppure: il 2019 “Sarà bellissimo” (Giuseppe Conte Presidente del Consiglio dei Ministri). Siamo qui che ancora attendiamo.

Adduso Sebastiano

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