Sicilia “Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale …”

Sicilia “Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale …” ma solo se ci può...

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Sicilia “Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale …” ma solo se ci può essere civile indipendenza e si applica severamente la legge contro il voto di scambio

La situazione socio-politica a cui mi sembra di assistere in Sicilia durante queste imminenti elezioni regionali, mi appare inquietante.

Ormai, pure a causa del decennale sottosviluppo economico e quindi della sparsa conseguente disoccupazione, si sta diffondendo sempre più un generale clientelismo collettivo bisognoso, ma anche opportunistico, profittatore, intellettuale, mediatico, ecclesiastico, professionale e sindacale.

Si direzionano conseguentemente le stratasse dei cittadini per contributi e pagamenti di manifestazioni, “necessità”, “emergenze”, transazioni, “manutenzioni”, associativismo, straordinari, trasferte, nonché aumenti salariali nel sistema pubblico (a due mesi dalle elezioni), pioggia di incarichi ed altro, quando e ove si può allargare il rispettivo favoritismo elettorale e quindi il potere personale, familiare, partitico, di appartenenza e dei rispettivi codazzi.

Insomma, per i cittadini è diventata come una corsa sociale per chiedere alla politica, così da avere, dando.

S’immagini conseguentemente il clima intimidatorio socio-politico, se non pure minaccioso delinquenziale, che rischia di subire chi biasima questo sistema-clientelare, in quanto quelli che ottengono favori in cambio del voto, si rivoltano e anche in modo violento, contro chiunque accenni ad una critica.

E i semplici cittadini, nonché i forzosamente estorti contribuenti, non possono fare pressoché nulla contro queste reticolari organizzazioni socio-politiche-corporative-legalizzate, di destra, sinistra, centro (e senza con questo volere generalizzare).

Peraltro, chi civilmente non cerca o usufruisce di favori politici, di solito si trova anche in una condizione di svantaggio socio-economico-occupazionale.

Nei partiti c’è in merito anche parecchia omertà. E malgrado si dica comunemente al cittadino che chi è omertoso o elude, è anche mafioso, analogamente nella nostra ipocrita cultura ciò non sembra valere per i politici, che invece se ne possono quasi vantare come fosse persino un marchio “d’onore”.

Eppure, qualche anno addietro era stata approvata la legge 17 aprile 2014, n. 62, contro il voto di scambio, la quale, tra l’altro, dispone che:  1. L’articolo 416-ter del codice penale e’ sostituito dal seguente: «Art. 416-ter. – (Scambio elettorale politico-mafioso).-Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni.  La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma».

Inoltre la Cassazione penale, con recente sentenza n.39064/2017, ha affermato che per voto di scambio, non è necessario lo «scambio», ma basta la promessa. Nella fattispecie ha reso definitiva la condanna a 8 mesi di reclusione e a 12mila euro nei confronti di un cittadino elettore. Questi, in concorso con altri due coimputati – una candidata alle comunali e il fratello – aveva promesso il sostegno in cabina elettorale non tanto proprio, in quanto residente altrove, ma di tre familiari abitanti nel piccolo centro all’epoca della consultazione incriminata, nel 2009. Due anni più tardi il fratello dell’imputato, destinatario della promessa di voto di scambio, era stato assunto in un’agenzia di sicurezza (peraltro a tempo determinato e per soli 3 mesi).

Ancora l’Italia, almeno sulla carta e spero di fatto, è una Repubblica Democratica, fondata sulla civiltà e il progresso.

Pertanto, a cominciare da chi ancora nelle Istituzioni è rimasto interiormente di buon senso ed avendone il dovere costituzionale e funzionale, argini questa deriva dello scambio di voto, prima che si raggiunga la soglia mentale politico-sociale-corruttiva di non ritorno.

Ps: la frase riportata nell’immagine viene attribuita al dott. Paolo Borsellino, Magistrato di Palermo, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 senza che ancora oggi, dopo 25 anni, diversi processi, sentenze passate in giudicato e condannati rivelatisi poi millantatori e prestanome, si sia potuto conoscere chi sono stati i mandanti occulti di quella e altre, tante, uccisioni di servitori dello Stato come pure di semplici cittadini, impegnati direttamente o implicitamente nella lotta contro la corruzione, la criminalità e la politica-mafiosa.

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