Non ci capiamo più tra concittadini

Capita sempre più spesso (e da quanto apprendo succede a molti) di non capire cosa...

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Capita sempre più spesso (e da quanto apprendo succede a molti) di non capire cosa l’interlocutore domanda, cosa risponde, cosa intende dire e sapere, cosa vorremmo comunicarci tra concittadini.

Una frase infatti può significare più cose e tanto più se si ha un dissimulato interiore pensiero, orientamento o assillo che ne condiziona il tono e il senso. Quando poi si chiede di spiegarsi o articolare, l’altro/a, come anche noi stessi, si trincera dietro dogmi, feticci, sofismi, ideologie, religiosità o antiche teorie per carità rispettabilissime ma ormai chiaramente anacronistiche dopo il (per fortuna) balzo culturale, conoscitivo, scientifico e civile del fantastico 20° e odierno 21° secolo.

Ci si esprime in genere come certi cosiddetti guru, ascetici e personaggi, del passato prima e della televisione ora, che, avendo emesso una breve considerazione, che può voler dire tutto e il contrario, ognuno poi, specialmente i sèguiti, devono scriverne pubblicazioni o risponderne con prolisse eloquenze, senza tuttavia che di fatto sia chiaro perché, da dove, come è scaturita quell’asserzione personale e soprattutto che fondamento psicologico, esistenziale, accertato, etico, storico, abbia.

Per questo è anche come morto il confronto tra noi cittadini, poiché non ci si può capire con le frasi fatte, riportate insomma a parrocchetto, tanto che sembriamo tutti fatti con stampini culturali preordinati da qualcos’altro.

Ma non è che si nasce così. Si è veicolati di tutta evidenza sin dall’infanzia a diventarlo, tanto più con una decennale scuola che ormai appare più come un asilo per alunni e studenti, un parcheggio in attesa di sistemazione, un progettificio per incassare contributi, un diffusore di anacronismo e precostituiti concetti, così che ogni anno le generazioni che (ne siamo uscite) e ne fuoriescono, sono già pronte per essere pascolate, specialmente dal consumismo e sistema politico-istituzionale-devoto, come fossero (fossimo) un gregge seppure di più colori, ma sempre come pecore (senza delegittimazione per queste ultime che sono anche carine).

Mi auguro che questo neoGoverno sia capace di innovare quella che è la forza umana più potente che distingue anche il presente e futuro di una società, ovverosia la conoscenza soprattutto moderna, ripristinando al contempo un libero e cadenzato civile confronto intellettuale almeno tra liceali, limitando l’era degli organizzati monologhi o delle domande e risposte allestite, affinché le nuove generazioni riallenino la caratteristica attitudine del nostro cervello di porre tutto ed ogni cosa sotto la lente della ragione, ciò che poi, fondamentalmente, ci distinguerebbe dai nostri cugini primati.

L’immagine è tratta da twitter.

Adduso Sebastiano

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