Il tema dell’aborto torna prepotentemente ai tavoli di discussione

Il  tema dell’aborto torna prepotentemente ai tavoli di discussione a seguito delle notizie riguardanti la Polonia dove si torna in piazza contro il divieto -quasi totale- di aborto.

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Il  tema dell’aborto torna prepotentemente ai tavoli di discussione a seguito delle notizie riguardanti la Polonia dove si torna in piazza contro il divieto -quasi totale- di aborto.

In Italia, nonostante la legge 194, la faccenda è piuttosto ipocrita in quanto molti, troppi, sono i medici obiettori di coscienza. Ancora più “fastidioso” è il fatto che su questo tema, ci siano spesso panel dove a presenziare siano soprattutto uomini.

L’idea di base spesso “usata come spiegazione” dagli obiettori di coscienza è la critica dell’ “uso dell’aborto” come metodo “anticoncezionale” per respingere gravidanze indesiderate… La nuova vita merita di essere tutelata, “sempre”, anche a costo della vita della madre stessa.

Insomma, in questo tipo di discussioni, le donne vengono viste come delle sprovvedute che fanno uso della propria libertà sessuale senza preoccuparsi di utilizzare anticoncezionali… Quando invece è più che dimostrato che per tutte le donne l’aborto “non è una passeggiata”.

Sebbene a queste discussioni siano quasi sempre invitati a parlare uomini, quasi mai -anzi mai- viene messo in tavola la questione del ruolo e della responsabilità dei maschi che “provocano” queste gravidanze…

Dopotutto le donne non sono cavallucci marini capaci di fecondarsi da sole, eppure, ai maschi non viene riconosciuta alcuna responsabilità nell’aver “provocato” una gravidanza indesiderata.

Ci si riferisce nello specifico, ai maschi responsabili di violenze, stupri, stealthing (è una pratica che consiste nel danneggiare, o addirittura togliere, il preservativo durante un rapporto sessuale senza il consenso del partner).

Persino dinanzi a questi casi, gli obiettori di coscienza ritengono che la donna -cattiva- sia un’assassina, che non si prende le “responsabilità” di avere cura di una nuova Vita.

La legge 194 va difesa, perché è un sacrosanto diritto delle donne di essere padrone di sé stesse del proprio corpo sempre e comunque.

Sarebbe il caso, che a partire da un tema del genere, si promuovesse un’altra discussione: quella in cui si parli della responsabilità della condotta maschile in un rapporto sessuale.

Quando per strada si vedono ragazzine incinte ritenute “troppo giovani” per diventare madri, si tende istintivamente a considerarle come uniche responsabili del proprio stato -dato che si auspicherebbe che la gravidanza avvenga ad un’età in cui si sia maggiormente responsabili e capaci di avere cura di un nascituro.

Dopotutto, per strada è difficile riconoscere un ragazzino che stia per diventare padre ad un’età adolescenziale…

Per quanto le nuove generazioni sembrino essere “più avanti” delle precedenti resta il fatto che ad oggi, i canali da cui “attingono” informazioni sul sesso sono tutt’altro che autorevoli.

Senza contare che le malattie e infezioni sessualmente trasmissibili -che si potrebbero evitare con l’uso corretto del preservativo- resistono in percentuali alte a partire da età giovanissime.

I genitori, per quanto si sforzino di non somigliare ai propri padri e madri, non sono capaci di affrontare la tematica del sesso con intelligenza e serenità: ritengono i propri figli adulti abbastanza da meritare il motorino, la macchina, l’i-phone  etc., ma all’idea di intavolare un discorso su una questione -del tutto naturale- come il sesso…

Questa resta il tabù -non ci si azzarda nemmeno ad indirizzare il proprio figlio o la propria figlia ad andare -da sola/o- da un medico specialista a cui poter rivolgere liberamente tutte le domande che gli passano per la testa in merito al tema del sesso.

Non c’è da meravigliarsi se nei paesi più che civilizzati, resista e persista un manto di ignoranza che favorisce il succedersi di gravidanze in età giovanissime.

Troppo spesso “gli adulti” dimenticano che cosa significa essere adolescenti e giovani -dopotutto un tempo lo erano anche loro: nel tentativo di non somigliare ai propri genitori, si finisce per comportarsi in maniera ancora più bigotta, dato che in quest’epoca si tende a mettere i propri figli su di un piedistallo considerandoli “principi” e “principesse” a cui non si vuole far mancare nulla, e soprattutto non gli si vuole parlare “delle cose zozze -come il sesso, appunto”.

Qui salta il banco: se ancora oggi nei panel si condanna l’aborto, le donne vengono viste come delle libertine-assassine rispetto alle gravidanze indesiderate, è perché  permane e resiste una visione e concezione del sesso piena di tabù… Non ci si può meravigliare se “i giovani” poi si dimostrano altrettanto irresponsabili e ignoranti, se permane ancora tanta ignoranza “nelle teste degli adulti”.

Invece di preoccuparsi del genere a cui si appartiene, bisognerebbe innanzitutto parlare -con coscienza – del ruolo del sesso nella vita di un essere umano: invitando a parlare medici, filosofi, artisti, si capirebbe che il sesso ha a che fare con il rapporto che ognuno di noi ha con sé stesso, la percezione di sé, l’amor proprio …

Di conseguenza si inizierebbe a valutare il modo in cui ci si rapporta all’altro e ci si vuole rapportare, tenendo presente che il sesso è sempre una cosa seria e può incidere sul corso della nostra vita.

La morte e il sesso sono due verità dinanzi alle quali si smette di essere bambini o ”nell’età dell’innocenza”, sarebbe ora che invece di voler preservare “la mente immacolata” dei propri figli, ci si preoccupasse di prepararli al mondo con lucidità e saggezza…

Questo sì che sarebbe un grande atto di Amore.

Il tema dell’aborto torna prepotentemente ai tavoli di discussione /Stephanie E. Perna – Redazione Campania

 

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