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Home » Monterosso: “Inventiamo i danni”, così il sindaco tentò la truffa sulla scuola. MARCO PREVE*

Monterosso: “Inventiamo i danni”, così il sindaco tentò la truffa sulla scuola. MARCO PREVE*

di Redazione
5 Febbraio 2016
in Politica Lombardia
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(bussalino)

L’inchiesta sui fondi del post-alluvione. L’operazione saltata per il pressing sui controlli.

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GENOVA. “Bisogna essere intelligenti, perché i lavori sono già fatti, non c’è un granché da fare lassù… “. È il 3 novembre del 2011, sono passati otto giorni dalla devastante alluvione delle Cinque Terre e ancora non sono stati ritrovati i corpi di tre delle tredici vittime. Monterosso al Mare è uno dei paesi più colpiti e, grazie anche alla fama di questo tratto di costa patrimonio dell’Unesco, arrivano fin dai primi giorni offerte di aiuto, pubbliche e private. Il complesso scolastico Enrico Fermi è tra i più gettonati in questa gara di solidarietà.

E il sindaco di allora di Monterosso, Angelo Betta, a capo di una lista di centro destra, pensa soprattutto a una gestione “intelligente”. Sì, perché l’allora ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, ha telefonato per mettere a disposizione una somma per il ripristino della sicurezza e una cordata Sky- Repubblica ha già pronti, grazie ad una raccolta pubblica, 330mila euro. C’è un problema: i danni alla scuola sono limitati e i soldi disponibili fin troppo abbondanti. E allora? Allora ecco le istruzioni di Betta per “essere intelligenti”: “se te fai il tetto costa 200mila euro… tutte le opere che mancano è chiaro… sono ordinabili… anche dal cesso di sopra… che ci metta che ha danneggiato che cazzo ne so… qualche cosa sti cazzo di affari dalla parte nuova… i computer rotti bisogna buttarli via se ne comprano degli altri…”.

L’impiegata obietta che “quelli lì non li avevano portati neanche… ” e il sindaco “e chi lo viene a sapere”. E ancora ordina: “Mi deve fare un preventivo da 4/500mila euro… diciamo che le caldaie sono rovinate”. Betta parla poi della frana accanto all’edificio: “C’è pericolo perché va fatto rifare dietro la scuola”. In un’altra conversazione del 14 novembre però Betta parla degli ostacoli che si frappongono tra lui e la gestione “intelligente”. Ovvero le richieste di rendicontazione dei dirigenti di Repubblica. Il sindaco dice al suo assessore Paolo Contardi: “C’ho questo qua, quello della Repubblica che è venuto su a rompere il cazzo per le scuole “.

Proprio la pressante richiesta di trasparenza di Sky-Repubblica, ma anche la scoperta delle cimici della polizia negli uffici, avrebbero convinto Betta e i suoi imprenditori amici ad abbandonare l’idea di dirottare i fondi su altri interventi. E così nel febbraio 2012 Betta ringraziava per i soldi della sottoscrizione e dichiarava a Repubblica: “È grosso modo la spesa che avevamo preventivato, ma che non saremmo mai riusciti a coprire senza di voi”. Per questo filone d’inchiesta per truffa la procura di La Spezia ha poi chiesto l’archiviazione. Restano invece in piedi molti altri episodi per i quali Betta è indagato insieme ad altre dieci persone per reati che vanno dalla truffa al falso, all’abuso e, in un caso, la corruzione.

Per gli inquirenti, a Monterosso vigeva un “sistema Betta”. “Un gruppo di professionisti – si legge negli atti depositati – impegnati a redigere schede con il sistema della somma urgenza in modo svincolato dalle usuali procedure… i conteggi delle opere appaiono effettuati in maniera arbitraria… costi assai alti senza un riscontro della situazione di fatto”. E poi documenti falsificati per non far ricadere nella zona alluvionale un mega park in costruzione. Oppure un metodo che sta tutto nel dialogo tra due degli indagati, un ingegnere e un geometra. “Per tutta la parte a monte ci inventiamo un po’ di numeri”. Il post alluvione come occasione di arricchimento sostiene la procura. E ancora è significativa un’altra intercettazione. Alessandro Destefanis, geologo consulente, tranquillizza un ingegnere dopo che l’allora presidente della Regione Claudio Burlando aveva stretto un accordo con gli ordini professionali per avere “prestazioni al costo”. “Sì…quella brava persona del presidente fa l’accordo così si lavora gratis… ma non è questo l’accordo che abbiamo con il nostro sindaco e io sto tranquillo perché lo conosco…”.



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