Festival di Cannes: la Palma d’oro va a The Square – VIDEO (Debora VELLA)

And the winner is… The square. La Palma d’oro è infatti andata al provocatorio The...

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And the winner is… The square.

La Palma d’oro è infatti andata al provocatorio The square, opera del regista svedese Ruben Östlund: un ritratto della società contemporanea delineato attraverso il personaggio del curatore di un museo di arte moderna. Mentre lui sta preparando una mostra che vorrebbe essere un invito all’altruismo alla solidarietà, una serie di eventi surreali e imprevisti come il furto del suo cellulare, un gravissimo errore di comunicazione dei suoi collaboratori lo affonda in una crisi esistenziale. Il regista ha vinto due anni fa la sezione Un certain regard con il controverso Forza maggiore.

IL GRAN PREMIO DELLA GIURIA

Il gran premo della giuria è andato a 120 battements par minute (120 battiti al minuto) del francese di origine  marocchina Robin Campillo, che crea un film molto personale negli ambienti dell’attivismo gay contro l’Aids della Francia anni Novanta. Il regista, che ha messo nella storia di questi ragazzi la sua esperienza di militante del gruppo Act-Up, racconta il percorso del gruppo tra azioni dimostrative, difficoltà di convivenza fra spiriti diversi, storie d’amore e il dramma che la malattia non risparmia.

MIGLIOR ATTORE

Il premio per il miglior attore è andato a Joaquin Phoenix, già miglior attore alla Mostra di Venezia per The Master di Paul Thomas Anderson. Nel film della regista Lynne Ramsay You were never really here è un traumatizzato ex agente dell’FBI che ora si adopera a recuperare ragazze scappate di casa. Ma l’ultimo caso lo trascina in un giro di traffico sessuale di minorenni dove dovrà fare di tutto per salvare Nina, figlia adolescente di un politico più preoccupato per la sua campagna elettorale che per le sue sorti. Con evidente emozione e imbarazzo, Joaquin ritira il premio sul palco di Cannes… scusandosi delle scarpe da ginnastica sotto l’abito scuro.

MIGLIOR ATTRICE

Il premio per la miglior interpretazione femminile è andato a Diane Kruger, che dopo 15 anni di carriera ha  finalmente girato nella sua lingua madre conquistando così la giuria di Pedro Almodovar con il ruolo di una madre distrutta dal dolore e in cerca di vendetta per la morte del marito e del figlio, vittime una bomba neonazista nel film di Fatih Akin Aus dem nichts. “Grazie moltissime alla giuria e al festival per questo premio, sono sommersa dalle emozioni” – le sue parole dopo l’annuncio – e poi rivolgendosi a Fatih Akin “Fath, fratello, grazie di aver creduto in me e di aver pensato che io potessi avere la forza per questo ruolo, non lo dimenticherò mai. Non posso accettare questo premio senza pensare a chi è stato colpito da atti di terrorismo e lo dedico a chi riesce a trovare la forza di andare avanti”.

MIGLIOR REGIA

Il premio per la miglior regia è andato a Sofia Coppola (ed è la prima volta che viene attribuito a una regista donna) per il film L’inganno con Nicole Kidman, remake del film di Don Siegel del ’71, che nelle mani della regista americana si trasforma in un “revenge movie” femminista con un cast di sole donne(Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning) ad eccezione di Colin Farrell.

La giuria ha inoltre deciso di attribuire un premio speciale a Nicole Kidman per l’insieme della sua opera, d’altronde l’attrice era al festival con tre film e una serie tv. Kidman non era presente per cui il premio è stato accettato da Will Smith che prima ha tentato un’imitazione dell’attrice in falsetto e poi ha lanciato un video in cui Kidman da Nashville ha parlato dell’esperienza di Cannes “come un sogno”. “Mi spiace non essere lì con voi ma sono con la mia famiglia”. “Bonsoir, je t’aime e a presto” sono stati il suo saluto alla platea.

PREMIO DELLA GIURIA

Il premio della giuria è andato a Loveless) del regista russo Andrey Zvyagintsev (già Leone d’oro a Venezia con Il ritorno), film che racconta la storia tragica di un dodicenne nel pieno del divorzio dei suoi genitori, testimone di litigi violenti. Un ritratto familiare che è anche il ritratto di un paese – la Russia – in profonda crisi politica e sociale, mentre la terribile guerra in Cecenia fa capolino dai telegiornali.

PREMIO ALLA SCENEGGIATURA

Il premio alla sceneggiatura è stato attribuito ex aequo al greco Yorgos Lanthimos e all’americana Lynne Ramsay per You were never really here . Il regista greco Yorgos Lanthimos con The Killing of a Sacred Deer presenta un racconto di sottile violenza psicologica con Colin Farrell, chirurgo cardiaco con una buona carriera, una bella casa elegante, una moglie medico a capo di una clinica oculistica e due ragazzini. Nella sua vita però piano piano si insinua una presenza, Martin un sedicenne il cui padre è morto sul tavolo operatorio di Steven, fra loro si instaura una relazione ambigua. Martin sta mettendo in pratica un’assurda e razionalmente inspiegabile vendetta.

LA CAMERA D’OR

La Camera d’oro, il premio dedicato alle opere prime, è stato consegnato a Jeune Femme della giovane regista francese Léonor Serraille. Una giovane donna si trasferisce a Parigi nella speranza di riconquistare il suo vecchio amore , ma la città la travolgerà in un turbinio di emozioni.

Debora VELLA

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