“Dolor y Gloria”: intimismo, redenzione e catarsi di Pedro Almodovar

Un film intimista e catartico di Pedro Almodovar, con un cast di attori amatissimi dal...

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Un film intimista e catartico di Pedro Almodovar, con un cast di attori amatissimi dal regista: Antonio Banderas, Penelope Cruz e Cecilia Roth. (Visto a Madrid Dom. 9 Giugno, 2019)
Salvator Mallo, il protagonista, interpretato da un grande Banderas (che vince la Palma d’Oro a Cannes come migliore attore progatonista), e’ un regista malato, sofferente e deluso.Gli acciacchi quotidiani scandiscono le sue giornate vuote, ma intrise dei ricordi di esperienze passate che lo tormentano.
Almodovar con grande maestria, tesse un collage di scene tra presente e  passato, portandoci dall’iniziale sentimento di pena, a provare empatia per per il protagonista.
Ad un cineforum da lui presenziato, Salvator incontra nuovamente, dopo anni, Alberto, suo ex amante ed attore, il quale lo iniziera’ all’uso dell’eroina nel corso di una collaborazione propostagli da Salvator stesso. L’uso dell’eroina alleviera’ temporaneamente le soffereze di Salvator e nello stesso tempo lo accompagnera’ in numerosi flashback del proprio passato.
La collaborazione con Alberto, prevede che egli  interpreti in teatro un monologo sulla vita di Salvator: racconto che pero’ non deve in alcun modo far intuire che si tratti di un’autobiografia, per questo egli ha bisogno dell aiuto di Alberto.
Parallelamente, Salvator rivive nei flashback il ricordo dell’amata madre Jacinta, di un’infanzia molto povera a Paterna nel periodo Franchista, ma piena di amore ed attenzioni materne. La madre, comprende la particolare intelligenza e sensibilita’ del giovane Salvator e l’unico modo per farlo studiare sarebbe stato quello di farlo entrare in seminario, ma Salvator rifiutava l’idea di diventare prete, anche perché comincia a percepire le pulsazioni del proprio cambiamento interiore.
Emblematica la scena flashback in cui il piccolo Salvator che si ritrova solo con il muratore imbianchino della grotta fatiscente in cui viveva: la vivida percezione di una sensualita’  esplode nel piccolo Salvator scatenata dalla vista del corpo seminudo del muratore. Il disegno della scena vera’ poi trovato dalla madre Jacinta, che, sconvolta rifiuta di accettare la verita’.
Intanto la collaborazione con Alberto continua, fino a portare la velata biografia di Salvator in teatro. In un teatro gremito, si trova tra gli spettatori anche Federico, il primo vero amore del protagonista,il quale, tra le lacrime, riconosce la biografia essere quella di Salvator e lo va a cercare. Lo trova e Federico e Salvator trascorrono tutta la notte a parlare del passato, del loro amore  ancora vivo ma impossibile a causa della scelta di Federico di andare a vivere a Buenos Aires, per sfuggire alla dittatura Franchista e sposarsi.
Una notte di redenzione, nella quale le anime di Federico e Salvator  si ritrovano, si perdonano ogni cosa, si uniscono in un lungo abbraccio d’amore e rinnovamento.
Ed inizia la catarsi di Salvator, riconciliatosi col passato, ritrova se stesso, la forza di abbandonare l’eroina, sottoporsi ad un intervento chirurgico e continuare a vivere. Trova nuovamente il sé perduto e il grande amore per fare cinema, mai realmente morto.
Un amore per il cinema, grande come quello per la madre che nel finale lo vedono ancora piccolo con Jacinta a cercare una sala cinematografica a Paterna, citta’ dell’infanzia: una trasposizione ideale di quella che sara’ la prossima creazione cinematografica della rinascita di Salvator\Almodovar.
Patricia Santarossa

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