La festa della donna in epoca greca – le Tesmoforie – Quando la donna era una divinità (Dionisia Pizzo)

Oggi è la festa della donna, non ricorderemo del perché è stata istituita questa festa,...

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Oggi è la festa della donna, non ricorderemo del perché è stata istituita questa festa, ma di quando “la donna era dio”. La storia ci ricorda che una delle prime divinità di cui se ne ha traccia era di sesso femminile, la grande Dea Madre di epoca Preistorica.

 Ogni antica civiltà fra il suo Pantheon possedeva una gran numero di dee e diversi eventi mitologici ad esse legate.

Un rito legato unicamente al mondo femminile era quello delle Tesmoforie, festeggiate dalle donne nel mese di Pianepsione (era il quarto mese del calendario attico e corrisponde ad Ottobre). Erano dedicate alla dea Demetra Tesmofora (Demetra Legislatrice: della civiltà, dell’agricoltura e della vita coniugale) e alla figlia Persefone (denominata anche Kore o in epoca romana Proserpina, sposa di Ade, il dio dei morti e figlia di Zeus).

Demetra Tesmofora era la rappresentazione per eccellenza del misterioso mondo femminile, della fecondità della donne e quindi anche della terra.

Le Tesmoforie erano feste dalla durata variabile, in base alla città in cui venivano celebrate ed erano proibite alla partecipazione di un pubblico maschile. Partecipavano le donne libere e sposate con cittadini della propria città. A Delo, Tebe e Taso si svolgevano durante l’estate, a Siracusa invece duravano ben dieci giorni.

La festa ricordava il dolore della madre Demetra, per aver perso la figlia Kore andata in sposa, contro la sua volontà, allo zio Ade (dio dell’oltretomba).

Si possiedono molte notizie delle Tesmoforie che si svolgevano ad Atene e gli scritti ci ricordano che in questa città avevano la durata di tre giorni.

Il primo giorno, chiamato Kathodos e Anodos (rispettivamente discesa e salita, quindi morte e rinascita), le donne si recavano al Tesmophorion, al santuario. Il secondo giorno (Nesteia, digiuno), le donne si purificavano per rimanere al santuario con un digiuno. Dormivano su giacigli di paglia con rami di salice e altra vegetazione con effetti antiafrodisiaci. Si imitava la vita arcaica per partecipare al dolore della dea. Il terzo giorno (Kalligenèia, bella nascita) le donne offrivano le carni sacrificati degli animali, cereali, olio, vino, formaggi e altro cibo a Demetra.

Banchettavano con le pietanze offerte, esultando con motti osceni (Aischrologìa, qui gli uomini potevano partecipare per insultarsi insieme alle donne) e si imponevano delle pene corporali come la flagellazione. Di notte le carcasse degli animali sacrificati, venivano gettati in burroni e grotte considerate porte verso l’oltretomba. Così le donne si assicuravano che arrivassero fino a Kore. La differenza fra la castità del secondo giorno e il ritorno alla sessualità del terzo, è legata sicuramente al rito di fecondazione dei campi e delle donne a cui la dea Demetra era connessa. Questo veniva celebrato a Siracusa, e in tutta la Sicilia greca, con la realizzazione di falli con farina impastata creati duranti il sacrificio del maiale.

A volte il racconto di queste feste ci giunge con toni palesemente esasperati. Esagerato infatti è il racconto dell’antagonismo verso gli uomini. A Cirene si racconta che il re Batto fu castrato da alcune donne con volto insanguinato per averle spiate durante la celebrazione.

Eraclide ricorda, che a Siracusa durante le feste si preparavano focacce di sesamo e miele portate in giro in onore delle dee con forma di figure femminili ancora oggi preparate con profili differenti.

Molti altri culti esistevano nel mondo antico, ma dimenticati o trasformati in epoca cristiana, portando all’oblio la grande importanza che aveva l’universo femminile nella vita stessa.

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