Salone Internazionale del libro: “Tornanti” di Audino e Barbara

TORINO: presentato al Salone Internazionale del Libro “Tornanti”, testo testimonianza di Salvatore Audino e Carmela Barbara che...

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TORINO: presentato al Salone Internazionale del Libro “Tornanti”, testo testimonianza di Salvatore Audino e Carmela Barbara che narra ciò che rimane della Calabria greca, o meglio grecanica.

Sempre caleidoscopica l’atmosfera che si respira al Salone Internazionale del Libro di Torino, con stand variegati e padiglioni affollati di persone e personaggi di varia umanità. Non diresti mai che migliaia di persone accettino di accollarsi ore di fila per pagare un biglietto di 10 euro per poi andare solo a vedere e sfogliare libri. Eppure la realtà confortante è proprio questa: sì, ci sono ancora una infinità di persone che si mobilitano per le idee, per la cultura e per i libri che la veicolano e la diffondono. Trovi le grandi case editrici conosciutissime e quelle meno note, quelle esoteriche e quelle di nicchia, ma tutte con un patrimonio da offrire. Peccato che non basterebbe una vita per poter leggerne almeno un terzo dei libri esposti. Ma guardare e curiosare è sempre uno stimolo ed un piacere più che gratificanti.

Carmela Barbara e Salvatore Audino intervistati allo stand della casa editrice Rubbettino
Carmela Barbara e Salvatore Audino intervistati allo stand della casa editrice Rubbettino

Nello stand della regione Calabria abbiamo assistito alla presentazione del libro “Tornanti”, fatto di foto e di testi a corredo. Libro testimonianza che narra ciò che rimane della Calabria greca, o meglio grecanica, che vive abbarbicata sulle propaggini joniche dell’Aspromonte. Paesi come Gallicianò, Roghudi, Pentadattilo, Bova sono nomi evocativi di un lembo di Grecia innestato ancora nelle ultime propaggini di quella che fu la Magna Grecia, a tutti conosciuta. Gli anni ruggenti del boom economico degli anni ’60 hanno travolto tutto e tutti.

Per  conquistare un maggiore benessere materiale, milioni di contadini meridionali si sono assoggettati a subire un biblico esodo; eserciti di persone che lasciano paese, famiglia, clima, usi e costumi e con la loro struggente valigia di cartone, piena più di masserizie che di vestiti, vanno a trapiantarsi nelle lande umide e fredde del nord Italia. Loro che erano abituati a giornate limpide ed assolate anche in pieno inverno.

Tutto questo dramma sociale ed affettivo i greci di Bova e della “Bovesia” lo vivono e lo soffrono sulla loro pelle, ormai impallidita ai grigiori dei climi nordici. Con nostalgia ricordano i loro paesi abbarbicati sui monti in vista del mare e con la mente ritornano alle strade tortuose, piene di tornanti, da percorrere prima di arrivarci. Salite ripide, fatica e tornanti. Ma tanti emigrati diventano loro stessi “tornanti” viventi, perché decidono di tornare ad abitare per sempre nei loro paesi “come scelta esistenziale e come approdo di un viaggio dell’anima”.

Il volume presentato è un libro testimonianza di questo dramma-travaglio vissuto degli ultimi Elleni d’Italia. La narrazione avviene per immagini, perché è un libro fotografico, soprattutto.
Foto icastiche, crude, graffianti ma vere autentiche. L’autore, Salvatore Audino, è un medico stimato che fa fotografia per passione, con indubbia perizia e con rara sensibilità artistica che coltiva sin dagli anni universitari. Anche egli vive la vita da emigrato al Nord ma si intuisce che non ha mai dimenticato la sua natia Calabria, alla quale ha voluto dedicare questo caloroso omaggio di testimonianza e cultura. Egli riesce a restituirci “colori e calore” della sua terra. Colori di paesaggi rupestri e calore di visi trapassati dalle tribolazioni del vivere e di mani deformate dalla fatica.

Il viaggio di ritorno verso queste contrade non è solo ritorno ai luoghi natii, ma anche alla cultura e soprattutto alla loro lingua, che è il greco. Ormai in pochi lo parlano come prima lingua quotidiana, ma in molti ancora lo comprendono. Il loro “viaggio” interiore li ha portati a riscoprire le loro origini, ma anche ad apprezzarle e valorizzarle. A vincere il loro complesso di inferiorità che li faceva sentire mortificati, anche agli occhi di chi parlava il dialetto. Quasi segno di inferiorità sociale e culturale. Dopo aver toccato il fondo adesso hanno risalito la china e possono guardare al futuro con più fiducia e con una punta di legittimo orgoglio, per essere gli ultimi epigoni che  tengono acceso il testimone di una cultura millenaria. Ed hanno ormai piena coscienza che essa non va lasciata deperire per inedia, ma va rivitalizzata e trasmessa alle future generazioni, perché la trasmettano, a loro volta, ai loro figli.

Le immagini, ora toccanti ora spigolose, sono corredate e completate da pagine di testo molto puntuali e documentate della giornalista scrittrice Carmela Barbaro, che per l’occasione della stesura del libro si è trasferita, armi e bagagli, a vivere per qualche settimana sulle colline della “Bovesia” per osservare dal vivo come continua la vita di tutti i giorni dei nostri fratelli calabresi di nascita, e greci di lingua, cultura ed animo. Ne è nato un racconto testimonianza che lascia il segno a chi legge e stimola la curiosità a spingersi in Aspromonte almeno per una visita. Che potrà essere di sola curiosità, ma potrebbe trasformarsi anche in occasione di conoscenza e di approfondimento  di realtà fascinose che finora sconoscevamo o che avevamo semplicemente sottovalutato. Gli autori, Audino e Barbara, meritano un plauso già solo per questo.

Carmelo Toscano

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