CAMILLERI: Tiresia sono! Magistrale film-teatro: da vedere (VIDEO)

Andrea Camilleri, classe 1925, non finisce mai di stupirci, anzi sembra che l’età e la...

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Andrea Camilleri, classe 1925, non finisce mai di stupirci, anzi sembra che l’età e la cecità gli abbiamo come istillato nuova vitalità. Egli che ha scritto centinaia di sceneggiature per la TV, centinaia di romanzi che hanno venduto trenta milioni di copie nell’universo mondo, un recente commovente libro-lettera indirizzato alla nipotina – “Parlami di te” – ebbene dopo tante fatiche e gratificazioni, a novantadue anni suonati sale sulla scena del venerando teatro di Siracusa e “recita a soggetto” un avvincente monologo incentrato sul personaggio mitologico di Tiresia, nel quale afferma di identificarsi.
L’idea deve essergli frullata in testa da quando malattia e vecchiaia gli hanno “regalato” la privazione della vista degli occhi. Egli non si è perso d’animo ed ha acuito altre “viste” che scorgono ben più in profondità, rispetto alla semplice vista esteriore che gli occhi ci forniscono.
Esempi illustri non ne mancano: Borges tra i contemporanei ed il divino Omero nell’antichità.
Anche questi due autori devono aver tentato il “nostro” Camilleri, ma sono due personaggi alquanto impegnativi: uno perché contemporaneo ed uno perché troppo serio, istituzionale. Il personaggio di Tiresia, oltre la cecità presenta occasioni più che appetibili: possiede sette vite, ha la chiaroveggenza del futuro, è stato sia uomo che donna e poi addirittura ermafrodita, cioè uomo e donna contemporaneamente. Ciò che permette al nostro Autore di sciorinare tutta la sua ironia irrefrenabile attorno ai temi intriganti dell’erotismo, che scorre in sottofondo durante tutto il monologo e che, come un fiume carsico, ogni tanto riaffiora in superficie per zampillare gettiti di compiaciuta sensualità.
La proiezione cinematografica è la fedele registrazione dello spettacolo teatrale Conversazioni su Tiresia svoltosi al teatro greco di Siracusa nell’unica serata dell’11 giugno 2018, con regia di Roberto Andò e Stefano Vicario. Vi compare un solo attore, lo stesso Camilleri che ne è anche l’autore, seduto su una poltroncina in compagnia di un ragazzino che gli sta affettuosamente accanto, seduto sul pavimento e che nelle pause gli fornisce un bicchiere d’acqua per ravvivare la sua inconfondibile voce roca ed impastata da migliaia di sigarette che imperterrito continua a fumare. Il suono sinuoso di un flauto in sottofondo accompagna tutta la rappresentazione.
La Conversazione dura quasi un’ora e mezza, intervallata da qualche breve sequenza di “slides” proiettate o della voce dell’autore precedentemente registrata che legge qualche verso, come nel caso di Dante.
Per Camilleri questa è stata una imperdibile occasione per scorazzare nei pascoli sconfinati della prateria mitologica e letteraria. Egli comincia una rassegna che lo porta ad interloquire – e quasi dialogare – con gli Autori di tutti i tempi che hanno scritto sul personaggio di Tiresia.
Partendo da Omero, che ne parla nell’Odissea, egli risale man mano fino ad arrivare ai nostri giorni, ad Autori come Primo Levi, Pasolini e Woody Allen. Ne ha per tutti. Con qualcuno concorda e con qualcuno dissente ed anche in modo deciso. È il caso di Dante, con il quale polemizza simpaticamente, perché condanna Tiresia all’Inferno, tra i fraudolenti per aver frodato i suoi concittadini tebani con falsi vaticinii. Ma Camilleri maliziosamente fa notare che forse il moralista Dante era più scandalizzato per le metamorfosi sessuali che il personaggio Tiresia visse e  che  Camilleri precisa – fu costretto a subire per punizione di Zeus e non certo per sua esplicita voluttà.
Sarebbe lungo riferire tutti i riferimenti che egli intesse con i vari Autori. È vivamente raccomandato andare a vedere la proiezione cinematografica, di questa “pièce” teatrale, che può a ben diritto considerarsi come il testamento letterario e spirituale di Andrea Camilleri, autore entrato in punta di piedi nell’arengo letterario che si è conquistato un posto ragguardevole premiato dall’ammirazione sincera di milioni di lettori sparsi per il mondo.
Il finale è ad effetto. Ricordando il suo conterraneo Pirandello, Camilleri afferma che con questo sua “performance” si è realizzata la fusione tra persona e personaggio. Egli non ha interpretato Tiresia, ma egli si sente di essere Tiresia, capace di divinare il futuro. Ed, infatti, conclude invitando tutti a rivedersi nello stesso teatro di Siracusa tra cento anni. Memore delle sette vite che Tiresia vanta di avere. Non è che per caso egli voglia insinuare che potenzialmente siamo tutti dei Tiresia?

Carmelo TOSCANO

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