Trovato ROSS128B, un pianeta abitabile a 11 anni luce di distanza (VIDEO NASA)

È il secondo sistema planetario più vicino, ma si sta muovendo nella nostra direzione e,...

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È il secondo sistema planetario più vicino, ma si sta muovendo nella nostra direzione e, con un po’ di pazienza, tra circa 80.000 anni potrebbe usurpare il primato di Proxima Cen

La ricerca della Terra 2.0 è uno degli argomenti che più appassionano gli astronomi (ed il pubblico). Scovare un pianeta simile alla Terra, però, è tutt’altro che facile. Purtroppo, i pianeti extrasolari si indovinano a partire dal “disturbo” che arrecano alla loro stella e il disturbo è tanto più evidente quanto maggiore è la massa del pianeta che lo provoca. Per questo motivo è più facile rivelare pianeti grandi (simili a Giove) piuttosto che pianeti piccoli, come la nostra Terra. Le difficoltà non spaventano gli astronomi che hanno sviluppato strumenti molto sofisticati capaci di cogliere il piccolo disturbo provocato da un pianeta terrestre in orbita intorno alla sua stella. Ovviamente, non tutte le stelle sono uguali. Ce ne sono per tutti i gusti: caldissime e molto più massive del Sole oppure molto più piccole e decisamente più fredde della nostra stella preferita.

Per anni gli astronomi hanno utilizzato il sistema solare come prototipo di sistema planetario e hanno cercato esopianeti intorno a stelle simili al Sole.  Solo di recente hanno capito che i sistemi planetari extrasolari sono molto diversi dal sistema solare e hanno  allargato i loro orizzonti a comprendere le nane rosse, stelle più piccole del Sole (per questo nane) e con temperatura superficiale di appena 3000 gradi. Sono di gran lunga le stelle più numerose della galassia e, avendo massa inferiore a quella del Sole, sono più disturbate dalla presenza di pianeti, anche di quelli piccoli di tipo terrestre.

In più, essendo più fredde del Sole, riscaldano meno i pianeti. Questo significa che la zona di abitabilità di una nana rossa (cioè la zona dove l’irraggiamento della stella è “giusto” per permettere all’acqua di restare liquida sulla superficie di un pianeta roccioso) è decisamente vicina alla stella. Un pianeta che orbiti nella zona di abitabilità fa un giro in pochi giorni, facilitando molto la vita agli astronomi che, per poterlo studiare, devono seguire il comportamento della stella per molti giri del pianeta.

È chiaro che studiare un pianeta che percorre la sua orbita in pochi giorni è molto più semplice che studiare un pianeta come la Terra che la sua orbita la descrive in 365 giorni.

Per questo motivo, il gruppo degli esopianeti potenzialmente abitabili adesso è dominato da pianeti con massa simile a quella della Terra che orbitano intorno alle loro stelline rossastre in pochi giorni. In alcuni casi, parliamo di veri e propri sistemi planetari multipli come nel caso della stella TRAPPSIT 1, che ha ben 7 pianeti 3 dei quali potrebbero essere nella fascia di abitabilità. Ho usato il condizionale perché la temperatura sulla superficie di un pianeta dipende dalla presenza e composizione dell’atmosfera, sulla quale non sappiamo nulla.

Se volete vedere una spiegazione del sistema Trappist-1, vi consiglio questi video

La presenza di pianeti potenzialmente abitabili non significa che le nane rosse siano tranquille stelline ospitali: ne conosciamo molte decisamente “attive” che ogni tanto si svegliano ed emettono fiotti di radiazione X, un regalo non certo gradito da qualsivoglia forma di vita si possa essere sviluppata.

Quando si parla di Terra 2.0 un altro importante fattore di interesse è la distanza tra noi e questi nuovi mondi.

Nell’estate 2016, la notizia della scoperta di un pianeta terrestre in orbita attorno alla stella Proxima Centauri aveva fatto notizia proprio perché si tratta della stella più vicina ad appena 4,2 anni luce da noi. Questo non significa che possiamo pianificare le vacanze sul nuovo pianeta, ma è quanto di più prossimo al sistema solare che l’astronomia ci possa offrire.

È di pochi giorni fa la notizia della scoperta di un pianeta “abitabile” in orbita intorno alla stella ROSS 128, una nana rossa “tranquilla” a 11 anni luce da noi.  È il secondo sistema planetario più vicino, ma si sta muovendo nella nostra direzione e, con un po’ di pazienza, tra circa 80.000 anni potrebbe usurpare il primato di Proxima Cen.

ROSS 128b (così si chiama il pianeta) percorre la sua orbita in poco meno di 10 giorni. La distanza che lo separa dalla sua stella è un ventesimo dalla nostra dal Sole ma  l’energia ricevuta (per unità di superficie)  è appena poco più che quella che riceviamo noi, quindi (se il pianeta avesse atmosfera, se i gas serra non fossero dominanti, se non ci fosse il “blocco” gravitazionale che fa si che il pianeta rivolga sempre lo stesso emisfero verso la stella) la temperatura potrebbe essere accettabile. Per saperne di più dovremo aspettare la nuova generazione di telescopi extra grandi, come lo ELT europeo, che permetteranno di studiare l’entità e la composizione dell’atmosfera.

Sarà allora che potremo renderci conto se ci sono, oppure no, i gas che segnalano la presenza di vita (anche a livello elementare). Parliamo di ossigeno e di metano, tanto per cominciare. È misurando la presenza di questi gas nell’atmosfera della Terra che ipotetici astronomi alieni si potrebbero rendere conto che nel terzo pianeta di questo sistema planetario si è sviluppata la vita.

/agi

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