Il Sud dimenticato da tutti. Gli ultimi a ricordarlo furono i Savoia, per depredarlo!

Dopo l’editoriale di oggi: È una spia del malessere del Paese LINDA LAURA SABBADINI, e gli...

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Dopo l’editoriale di oggi: È una spia del malessere del Paese LINDA LAURA SABBADINI, e gli articoli di ieri, oggi anche Saviano, da uomo del Sud, sente di dover far sentire la sua voce e la sua analisi sul problema del “Sud dimenticato” e titola proprio “Perché hanno dimenticato il Sud”.

Leggiamo cosa ha scritto:

Perché hanno dimenticato il Sud. ROBERTO SAVIANO

roberto savianoQuesta tragedia ci parla di investimenti non fatti, di una totale assenza di visione e prospettiva che riguarda questo governo e i suoi precedenti

PIOVE, governo ladro. Se piove e tracimano le fogne, se piove e si sciolgono le strade come fossero di sale, se piove e rovinano i palazzi come castelli di sabbia, se piove e tutto questo accade, allora sì: piove, governo ladro.

La tragedia ferroviaria sulla tratta Corato-Andria non è una tragedia casuale, parlare di responsabilità umane è una risposta parziale che alleggerisce le istituzioni.

Istituzioni che in questo paese, e nel nostro Sud, sono terribilmente, drammaticamente inadeguate. Ci sono responsabilità tecniche, responsabilità politiche locali e responsabilità nazionali: non è sciacallaggio evidenziarle, ma irresponsabilità tacerle. Sciacallo è il silenzio che si appropria di un concetto semplice: è stata una sventura. Proprio per rispetto delle vittime è un dovere puntare il dito su un sistema inefficiente che spera – spera! – che la tragedia non avvenga, senza fare nulla per evitarla.

Le parole che oggi si pronunciano saranno le sole a essere ascoltate: domani, sepolti i corpi delle povere vittime, la tragedia sarà presto dimenticata, fino a quando non ne arriverà un ‘altra. Chi sa parli: racconti dell’esodo di ogni pendolare, dell’impossibilità di raggiungere località meravigliose, di ritardi infiniti, di treni vecchissimi che si fermano d’improvviso su binari sperduti di campagna. Racconti dei treni a gasolio che ancora girano per il Sud.

Questa tragedia ci racconta il sud Italia esattamente come chi ci abita lo vive. Questa tragedia ci parla di investimenti non fatti, di una totale assenza di visione e prospettiva che riguarda questo governo e i suoi precedenti. Al Sud non si investe sui trasporti perché non porta vantaggio politico, perché si tratta di aree da cui l’emorragia di giovani è tale che lavorare sulle infrastrutture significherebbe fare una scommessa senza un immediato riscontro di consenso. Si è scelto di dare impulso al Nord, dove un tessuto imprenditoriale esiste, in sofferenza certo, ma esiste. Il Sud si deve accontentare di qualche comunicato a effetto, due parole sulle organizzazioni criminali, mali da debellare sì, ma di cui sarebbe meglio non parlare troppo per non creare un clima di sfiducia, null’altro. Al Sud si resta in superficie, si annunciano in pompa magna corsi di formazione che sono solo realtà virtuali, esistono solo sui siti internet.

Ho vissuto a Napoli tanto a lungo da riconoscere un teatrino quando lo vedo. Ho vissuto altrove tanto a lungo da indignarmi quando il teatrino è orchestrato ai danni di terre che meritano investimenti veri e non elemosine. In Campania, in Calabria, in Puglia, in Basilicata, in Molise, in Sicilia investire su trasporti e infrastrutture significherebbe dare inizio allo sviluppo di quei territori. Non impulso, non una spintarella, no: sarebbe un vero e proprio inizio.

La tragedia ferroviaria in Puglia ci racconta una parte di Paese che se ancora esiste è solo per la strenua volontà di chi ci vive. Se e dove le cose funzionano al Sud è perché ci sono persone che non ci stanno a lasciare andare in malora la terra in cui sono nati, cresciuti e dove, da eroi, hanno deciso di vivere. Ciò che va bene al Sud lo si deve alle individualità. Ma lo sforzo che si richiede a queste persone è sovrumano.

“Ho visto il collega piangere, ma è troppo facile dire che la colpa è sua: l’unica responsabilità è di chi non doveva permettere che uno sbaglio, uno solo, potesse portare a questa tragedia”.

Ecco le parole di un macchinista di Andria. Parole come pietre. L’uomo che ha commesso l’errore umano pagherà a vita responsabilità che non sono sue, non soltanto sue.

Omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, una mattinata di ritardi e confusione nel gestire quei 17 chilometri che collegano Andria a Corato, in cui il binario è unico.

Non è il solo caso in Italia di tratta a binario unico, ma è uno dei pochissimi in tutta Italia in cui non è attivo il sistema automatico di controllo e dove si richiedono ai macchinisti tempi di reazione da supereroe per evitare tragedie. Il sistema automatico di controllo è un servizio fondamentale che consente di ricevere la segnalazione che il binario è occupato da un’altra vettura ed evitare lo scontro. Sistema che sulle vetture era stato montato, ma che non poteva funzionare perché il binario è vecchio.

Doveva essere messo a norma quel tratto di ferrovia, il binario raddoppiato, ma il termine del primo luglio fissato per le offerte relative alla gara d’appalto è stato da poco prorogato al 19 luglio.
E così tra Corato e Andria, per gestire quel tratto a binario unico, la comunicazione avviene oggi come avveniva 50 anni fa: attraverso fonogrammi e una macchina che, come riferiscono testimoni, sembra obsoleta ed è collegata a una vecchia stampante.

Allora non cerchiamo capri espiatori, ma capiamo soprattutto perché sulla Bari-Nord, una tratta che i pugliesi considerano il fiore all’occhiello dei trasporti regionali, la sicurezza di migliaia di viaggiatori, ogni giorno, era nelle mani di due macchinisti e due capistazione.

Questo governo, come i precedenti, è in ritardo al Sud, non ha una visione né ha saputo provare a modificare la classe dirigente. Al Sud avrebbe potuto cambiare e non l’ha fatto, e proprio al Sud rischia di collassare. Ma il Mezzogiorno ha ormai da tempo smesso di mantenersi dentro i suoi confini meridionali (come non considerare Roma Mezzogiorno italiano?) e, come la linea della palma, si sta alzando. Ricordate la metafora di Sciascia? “A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che èpropizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il Nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma… degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…”.

vivicentro.it/politica –  repubblica / Perché hanno dimenticato il Sud ROBERTO SAVIANO

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