Standard & Poor’s conferma il Rating ma avvisa: revisioni negative

Standard & Poor’s conferma il Rating dell’Italia tripla B ma cambia l’Outlook passandolo a negativo...

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Standard & Poor’s conferma il Rating dell’Italia tripla B ma cambia l’Outlook passandolo a negativo per mancate riforme, stagnazione e debito. Nelle motivazioni afferma che il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia sottolineando che rappresenta una inversione rispetto al precedente consolidamento di bilancio e, in parte, torna indietro sulla precedente riforma delle pensioni.

Una settimana fa era stata Moodys, questa volta, a graziare l’Italia confermando il Rating Tripla b, pur indicando prospettive negative, è stata Standard & Poor’s. Sembra paradossale, ma il mercato potrebbe tirare un sospiro di sollievo per questa mezza bocciatura che appare come una notizia positiva per un motivo semplice, perché temeva peggio e perché se Moody’s e Standard & Poor’s fossero state più dure, come qualcuno temeva, per i titoli di Stato italiani i problemi sarebbero stati ben maggiori.

Se entrambe le Agenzie di Rating avessero declassato l’Italia di 2 gradini, portando il Rating a livello spazzatura, o anche di un solo gradino anticipando però un secondo possibile declassamento a breve, molti fondi di investimento sarebbero stati costretti a vendere i nostri Titoli di Stato.

I fondi, che per statuto possono detenere solo obbligazioni con reting elevato, sono Infatti costretti a vendere titoli quando vengono declassati a spazzatura. Non subito, ma nell’arco di 6-12 mesi. Goldman Sachs stima che, se questo fosse accaduto, le vendite forzate sui BTP sarebbero potute arrivare fino a 100 miliardi di euro. Per fortuna non è successo, il che è positivo, pur non essendo certo un motivo per brindare.

Moody’s e Standard & Poor’s non si sono accorte della crisi mondiale. “In Italia Non saltano le banche, ma le imprese” così Matteo Salvini commenta le valutazioni di Standard & Poor’s.

Si conclude quindi così una settimana che era iniziata con la bocciatura da parte di Bruxelles della Manovra. I gialloverde sbraitano contro la BCE, contro Bruxelles e contro le Agenzie di Rating a difesa della manovra che, dicono, non verrà cambiata.

Il governo alza i toni dello scontro con il vice premier Di Maio che, durante la trasmissione Nemo su Rai 2, lancia un duro affondo nei confronti del presidente della BCE Draghi che aveva messo in guardia contro il rischio Spread per banche, famiglie e imprese: “mi meraviglio come un italiano, che è stato anche un punto di riferimento a capo della Banca Centrale Europea, si metta in questo modo ad allimentare ulteriormente il clima”.

Da parte di Draghi nessun commento diretto anche se, in un intervento pubblico in Belgio, difende l’indipendenza della banca centrale dalla politica.

E sui rischi per le banche a causa dello Spread, interviene anche il vice premier Salvini: “nessuna banca salterà. Le difenderemo costi quel che costi. E poi, sulla manovra, dice: “non si torna indietro e qualcuno che lo sta pensando, sappia che c’è un paese pronto a rispondere, quindi non torneremo indietro di mezzo millimetro”.

Ma nonostante ciò il dialogo continua. Il presidente della commissione europea Junker fa sapere che nei prossimi giorni incontrerà nuovamente Conte per cercare una soluzione ancora possibile. Per il Presidente del Parlamento Europeo Tajani, invece, gli attacchi di Di Maio a Draghi sono gravi e irresponsabili, sono un altro messaggio negativo alle borse.

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