Sicilia, Domenica si sceglie il governatore, interviste a: Musumeci, Cancelleri, Micari, Fava, La Rosa

Domenica la Sicilia vota il nuovo governatore, ma il tema della mafia è fuori dal...

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Domenica la Sicilia vota il nuovo governatore, ma il tema della mafia è fuori dal dibattito elettorale. Da Musumeci a Micari fino a Fava, Cancelleri e La Rosa, i candidati alla presidenza rispondono a La Stampa su liste pulite, voti sospetti e lotta ai boss. Intanto Matteo Renzi, al summit dell’Obama Foundation, accusa il M5S: «Reti di troll e fake news da parte dei grillini per indebolire il Pd».

La Sicilia al voto, i silenzi sulla mafia

Domenica si sceglie il governatore, ma la lotta ai boss è rimasta relegata fuori dal dibattito. Così i candidati alla presidenza rispondono a «La Stampa»

Che fine ha fatto la mafia? Il 10 settembre scorso Francesco La Licata annotava su «La Stampa» la latitanza del tema dal dibattito elettorale siciliano: «Non abbiamo ascoltato alcun riferimento, neppure di semplice denuncia, al problema delle infiltrazioni mafiose, della difesa del sistema degli appalti, abbondantemente inquinato da anni di “provenzanismo” e sinergie politico-mafiose». Sono passati quasi due mesi da quell’articolo, domenica si vota e nulla è cambiato. Nella campagna elettorale per la Regione l’argomento è rimasto sullo sfondo, con l’eccezione di un candidato – Claudio Fava – che da sempre lo sente sulla sua pelle, visto che i boss di Cosa nostra gli hanno ammazzato il padre, il giornalista e scrittore Pippo Fava.

C’è poi una seconda domanda che ricorre a ogni tornata elettorale che riguardi la Sicilia: per chi vota la mafia? Spesso il quesito resta senza risposta oppure la risposta arriva solo anni dopo, con le inchieste della magistratura sul pernicioso rapporto tra criminalità organizzata, politica e affari. Di certo questa campagna elettorale è stata prodiga di insulti e accuse reciproche, ma avara di argomenti concreti per il futuro dell’isola. E il tema mafia non è stato nemmeno toccato, se non in maniera strumentale con accuse incrociate di aver riempito le liste di «impresentabili». Un silenzio che risulta assordante perché Cosa nostra resta il convitato di pietra nella politica e nell’economia siciliana.

Il 6 novembre non sapremo per chi ha votato la mafia; ma almeno conoscere il pensiero dei cinque candidati a governatore su questo argomento, appare dovuto ed essenziale. Ecco le loro risposte alle domande poste da «La Stampa».

LE DOMANDE  

1 – Perché il tema della mafia e dell’antimafia è rimasto sottotraccia nel dibattito elettorale?

2 – Non c’è un modo per approntare delle liste pulite, senza dover scoprire in un secondo momento i “peccati” dei candidati?

3 – Rimprovera qualcosa agli altri candidati alla poltrona di governatore?

4- È così difficile rinunciare ai voti di origine sospetta?

5 – Piersanti Mattarella è stato ucciso mentre tentava di introdurre un sistema della rotazione dei vertici degli assessorati. Perché nessuno più ci ha riprovato?

6- Se dovesse diventare governatore, quale sarà il suo primo provvedimento sul fronte della lotta alla mafia?

Nello Musumeci (Fi, Lega, FdI e Udc): “C’è chi ammicca agli ambienti criminali” 

1 – La cosa mi dispiace molto perchè a questo tema ho dedicato gran parte della mia vita politica. L’argomento è stato coperto da un dibattito strumentale e fazioso sulle candidature nelle liste.

2  Sì, occorre cambiare la legge. Oggi nemmeno la Commissione antimafia riesce a garantire controlli per garantire liste pulite. Bisogna cambiare da 30 a 60 giorni il termine per la presentazione delle liste, per dare la possibilità ai partiti di fare le opportune verifiche e apportare i cambiamenti, se necessario. Sono stato il primo candidato alla presidenza a porre il problema.

3 – Il grillino specula sulla disperazione dei siciliani e intanto ha fatto eleggere sua sorella deputato nazionale. Micari avrebbe fatto bene ad andare all’estero, mentre Fava, bravissima persona, non è percepito nel panorama isolano.

4 – Per molti è difficile, c’è chi fa ammiccamenti agli ambienti mafiosi e chi come me dalla mafia riceve minacce di morte. Per fortuna in Sicilia non ci sono le liste bloccate, saranno gli elettori a fare la selezione.

5 – La rotazione dei dirigenti nella pubblica amministrazione, obbligo di legge non sempre osservato, spesso non evita pericolose incrostazioni nei posti chiave. Dai dirigenti regionali mi aspetto onestà, lealtà e competenza. Sarò intransigente con i cortigiani e con i cospiratori. La legge sullo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose andrebbe cambiata. L’ho chiesto da presidente della Commissione regionale Antimafia nell’audizione del ministro dell’Interno. Lo Stato manda a casa il ceto politico e lascia al proprio posto i vertici burocratici. Assurdo, perché spesso il burocrate è cerniera tra il potere politico e quello mafioso. Bisognerebbe prevederne la temporanea mobilità in altri Comuni, per la stessa durata del commissariamento. E utilizzare al meglio i funzionari esterni previsti dall’ex articolo 145.

6 – Disporrò che la Regione si costituisca parte civile in tutti i procedimenti penali su reati di mafia, corruzione, traffico di rifiuti, avvelenamento industriale. Sempre parte civile, senza guardare in faccia a nessuno, come ho già fatto da presidente della Provincia di Catania.

Giancarlo Cancelleri (M5S): “Musumeci punta ai voti. Per lui non puzzano”  

1 – Purtroppo a causa della poca attenzione dei media nazionali che hanno nascosto la questione degli impresentabili che io e Luigi Di Maio abbiamo segnalato per settimane. Abbiamo dovuto chiamare l’Osce per svegliare i giornali e i telegiornali. Ma per un mese, da quando sono uscite le liste di Musumeci zeppe di impresentabili e degli uomini di Cuffaro, condannato definitivamente a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio, i media sono stati loro complici. Nel nostro programma di governo abbiamo dato ampio spazio ai temi dell’anticorruzione e della cultura della legalità, argomenti assolutamente e “stranamente” assenti fra le linee programmatiche di Musumeci.

2 – Noi pretendiamo tutti i documenti e vagliamo ogni singola candidatura. Gli altri apprendono dei loro impresentabili dai giornali.

3 – Tutti i candidati alla presidenza sono brave persone. Ma Musumeci in particolare è sceso a compromessi infilando nelle sue liste gli impresentabili per avere qualche voto in più. Per lui i voti non puzzano. Hanno addirittura arrestato uno dei suoi candidati. Lo ha fatto grazie alla complicità dei giornali nazionali e delle tv che sono stati zitti.

4 – Per chi fa affidamento solo su quello, sì. Noi ci rivolgiamo ai cittadini liberi e ci auguriamo che l’affluenza sia massiva. Più persone vanno a votare, meno conteranno gli impresentabili e meno sarà decisivo il voto di scambio. Anche in questo caso è evidente la responsabilità dei media nell’incidenza dell’astensione: oltre un quarto dei siciliani ancora non sa che si voterà il 5 novembre.

5 – La rotazione dei vertici apicali degli assessorati è la nostra priorità: chi negli ultimi vent’anni è stato al fianco di chi ha distrutto la nostra terra e umiliato i siciliani con noi si mette da parte, è giunto il momento di mettere al primo posto le competenze, la professionalità e il merito.

6 – Porteremo una battaglia etica a Roma. I condannati in primo grado non si potranno più candidare e neanche gli indagati per reati collegati alla mafia.

Fabrizio Micari (Pd e Ap): “Ci sono impresentabili e troppi amici e parenti” 

1 – Il tema della mafia, come quello della lotta alla corruzione e delle misure a favore della trasparenza, non ha avuto lo spazio che avrebbe meritato. Io ho la coscienza a posto, in ogni confronto e in ogni appuntamento o manifestazione ho sempre parlato di programmi e di cose da fare.

2 – Partiti e candidati alla Presidenza hanno una grande responsabilità. Ci sono norme di legge che impediscono ad alcuni soggetti di essere candidati, poi ci sono le scelte dei diversi schieramenti che possono essere un “filtro” per la migliore scelta dei candidati. Musumeci parla di “codice etico” ma farcisce le sue liste di “impresentabili”. I Cinquestelle hanno scambiato le liste elettorali per liste di collocamento per piazzare amici e parenti nelle istituzioni o nelle loro segreterie.

– Ognuno fa la sua campagna elettorale come crede.  Fava ha come obiettivo quello di ostacolare la vittoria del centrosinistra. Cancelleri urla alla pancia dei siciliani ma non ha uno straccio di programma. Musumeci si è sistematicamente sottratto a ogni confronto.

4 – Basta evitare di mettere in lista candidati “sospetti”, non chiedere il consenso promettendo in cambio quello che non si può, o meglio, quello che non si deve promettere.

5- La rotazioni dei dirigenti può evitare di far nascere piccoli “centri di potere” nell’amministrazione regionale. Ma un dirigente che si insedia ha bisogno di tempo per comprendere il nuovo ambito amministrativo e magari, sapendo che a breve lo lascerà potrebbe “non assumersi le sue responsabilità. Bisogna trovare una via di mezzo.

6 – La lotta alla mafia comincia dai banchi di scuola Non possiamo dimenticare la lezione di Gesualdo Bufalino: non bastano i battaglioni dell’esercito per combattere la mafia, servono battaglioni di bravi maestri.

Claudio Fava (Mdp e Si): “A destra compromessi e il M5S non fa i nomi”  

1 – Per quanto mi riguarda, il tema della lotta alla mafia è stato uno dei temi centrali della mia campagna elettorale. Il candidato della destra, Nello Musumeci, si è malamente difeso sul problema degli “impresentabili” che affollano le liste del suo schieramento. Ma tra i silenti c’è anche il candidato del M5S Giancarlo Cancelleri: da cinque anni parla di lotta al malaffare, ma avesse mai fatto un nome. Uno dei suoi candidati è cugino di un noto boss delle Madonie.

2 – Non bisogna delegare alla magistratura e al casellario giudiziario la selezione dei candidati. Le forze politiche hanno il dovere di vigilare, di evitare la candidatura di personaggi che possono anche avere la fedina penale pulita, ma che sono collocati in zone grigie.

3 – Tutti i candidati sono persone di specchiata onestà. Se uno accetta certi compromessi, se non si rifiuta di accostare il proprio nome a quello di certi personaggi pur di guadagnare dei voti, non può garantire ai siciliani un governo della Regione che agisca nell’interesse della collettività anziché di certe antiche consorterie.

4 – Sono valutati in 140 mila i voti che gli “impresentabili” porterebbero alle liste che li accolgono. Sono parecchi. Questo spiega perché si preferisce accettarne l’imbarazzante presenza in lista. Ma chi li accetta, con l’idea che i voti non puzzano, si condanna ad essere avviluppato da interessi inconfessabili già all’indomani delle elezioni.

5 – E’ sempre necessario impedire certe incrostazioni nei punti più sensibili ed esposti della pubblica amministrazione. Per il resto, l’omicidio di Piersanti Mattarella resta uno dei misteri insoluti della storia italiana. Certamente fu considerato da Cosa Nostra un ostacolo e per questo assassinato, come tanti altri politici, sindacalisti, magistrati, uomini delle forze dell’ordine, giornalisti, che si sono battuti per sconfiggere la mafia. Quasi tutti siciliani, mi preme sottolinearlo.

6 – Preferisco il termine presidente della Regione a Governatore, la parola Governatore sa molto di vicereame. Il primo provvedimento riguarderà il sistema degli appalti e quello dei rifiuti e in generale tutti i settori dove la mafia si infiltra e si rafforza.

Roberto La Rosa (Siciliani liberi): “Basta retorica antimafia. Non siamo l’isola dei boss”  

1 – Per motivi diversi tra i vari candidati. C’è forse chi ha da nascondere qualcosa ad esempio. Ma il problema di fondo è che la Sicilia non è più “l’isola della mafia”. Cosa Nostra è realmente in crisi e la mafia o le mafie sono ormai un fenomeno nazionale italiano. Una specificità mafiosa siciliana, per quanto possa sembrare strano, è sempre meno attuale. La verità è che l’opinione pubblica è stanca della retorica antimafiosa ed ha altre emergenze, come la disoccupazione giovanile quasi al 60 %.

2 – Sì, c’è, facendo un serio screening preliminare. Noi chiediamo il certificato penale e facciamo un’indagine sui candidati. Altri non lo hanno fatto.

3 – Fondamentalmente di essere al servizio di interessi esterni alla Sicilia. Tutti. In realtà, se dovessero vincere non saranno loro i veri “presidenti” (la parola “governatore” si addice alle colonie) ma solo degli impiegati che prendono ordini da Roma, da Milano o da Genova.

4 – Per chi fonda il proprio consenso solo su questo, evidentemente sì. Oggi poche liste hanno solo un voto d’opinione, e tra queste certamente gli indipendentisti di Siciliani Liberi.

5 – Perché in realtà ai partiti italiani non interessa affatto il buon funzionamento della macchina pubblica. A loro interessa solo l’occupazione del potere fine a se stesso. E in questo senso chiunque vinca di loro non cambia nulla.

6 – Pretendere l’attuazione dell’art. 31 dello Statuto che attribuisce al Presidente della Regione il comando della polizia. La mafia siciliana è stata da sempre protetta dallo Stato, che ha sempre soltanto finto di combatterla. Ora è boccheggiante per cause endogene. Con una Polizia siciliana finirebbe di scomparire in pochi mesi.

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vivicentro/Sicilia, Domenica si sceglie il governatore, interviste a: Musumeci, Cancelleri, Micari, Fava, La Rosa
lastampa/La Sicilia al voto, i silenzi sulla mafia FABIO ALBANESE E GABRIELE MARTINI

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