Renzi: “Basta con la politica subalterna ai magistrati. Ora norme per accelerare i processi”

L’intervista a Matteo Renzi. “Davigo? faccia nomi e cognomi ” ma dire che “sono tutti...

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L’intervista a Matteo Renzi. “Davigo? faccia nomi e cognomi ” ma dire che “sono tutti colpevoli significa dire che nessuno è colpevole”. Matteo Renzi non accetta l’equazione del neo presidente dell’Anm. Difende la “politica” e anzi avverte che è “ormai finito il tempo della subalternità”. La stagione apertasi con Tangentopoli, insomma, si è chiusa. Quindi, ripete, non si sta riaprendo un nuovo scontro con la magistratura: “Noi facciamo le leggi, loro i processi”. E nel giorno in cui l’Italia festeggia la Liberazione, ricorda quali siano i limiti fissati dalla nostra Costituzione. Il suo valore costitutivo è “l’antifascismo”. Per il quale è ancora “giusto tenere alta la guardia”.

Pochi anni fa il centrodestra proponeva di abolire questa Festa. E’ una data che rappresenta il nucleo dei valori della Repubblica. Vede in pericolo quei valori?
“No. L’antifascismo è elemento costitutivo e irrinunciabile della nostra società. Giusto tenere alta la guardia”.

La destra populista che a Roma si presenta con il volto della Meloni e della grillina Raggi non sono il segno che il senso più profondo della Liberazione rischia di essere travolto?
“No. Fossi romano voterei Giachetti, senza esitazioni. Candidato serio e competitivo. La destra e i cinque stelle sono alternativi al Pd nei progetti. Aggiungo che nei programmi concreti mi sembrano inconsistenti e superficiali. Ma tutti, nessuno escluso, ci riconosciamo nei valori della Costituzione. Sostenere il contrario significa dare spazio alla delegittimazione come arma della politica. Io invece rispetto i miei avversari. Voglio sconfiggerli nelle urne, ma ne rispetto la funzione democratica “.

Soprattutto nel suo partito, qualcuno ritiene che la riforma costituzionale sia una mina piazzata proprio sotto gli ideali della Costituzione nata sui principi del 25 aprile. La accusano d’aver avallato una deriva autoritaria.
“Ma per favore! Un po’ di serietà. La deriva autoritaria è quella che ha portato il fascismo. Qui non cambiamo nemmeno i poteri del Governo. Si può essere d’accordo o meno con la riforma costituzionale, ma proprio il rispetto per la Guerra di Liberazione dovrebbe imporre di confrontarci nel merito”.

Anche sul terreno della giustizia. Il presidente dell’Anm Davigo sostiene che tutti o quasi i politici siano dei ladri.
“I politici che rubano fanno schifo. E vanno trovati, giudicati e condannati. Questo è il compito dei magistrati, cui auguriamo rispettosamente di cuore buon lavoro. Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Esattamente l’opposto di ciò che serve all’Italia. Voglio nomi e cognomi dei colpevoli. E voglio vedere le sentenze”.

Quelle parole sono un’invasione di campo?
“No. Una politica forte non ha paura di una magistratura forte. È finito il tempo della subalternità. Il politico onesto rispetta il magistrato e aspetta la sentenza. Tutto il resto è noia, avrebbe detto Califano”.

Il pm Di Matteo ieri su Repubblica accusa la classe politica addirittura di andare a braccetto con la mafia.
“Vale lo stesso principio. Nomi e cognomi, per favore. E sentenze”.

Scusi, ma nelle regioni del nostro mezzogiorno, la sensazione di uno Stato poco presente c’è. Ed è la premessa per il proliferare della criminalità organizzata.
“Sono reduce da una giornata campana e dalla firma del primo patto per il Sud, dieci miliardi di euro per la Campania di Enzo De Luca, con impegni scritti e tempi certi. Una rivoluzione nel metodo e nel merito. Non ci tiriamo indietro e ci stiamo impegnando senza tregua”.

Forse c’è bisogno di riformare anche la giustizia. Di dare più risorse. Pensa di intervenire sulle intercettazioni?
“Personalmente non sono interessato all’ennesima discussione sulle intercettazioni, che credo riguardi soprattutto la deontologia del giornalista e l’autoregolamentazione del magistrato. Sulle riforme abbiamo aumentato la pena per i corrotti, istituito l’Autorità Nazionale con Cantone, obbligato chi patteggia a restituire tutto il maltolto, inserito il reato ambientale. Adesso la priorità è che si velocizzino i tempi della giustizia”.

E quindi che fine fa la legge che allunga i tempi della prescrizione?
“Va bene allargare la prescrizione, ma dando tempi certi tra una fase processuale e l’altra. Non è umanamente giusto che si debbano attendere anni, talvolta decenni, per finire un processo”.

Sembra comunque che riemerga un nuovo scontro tra magistratura e politica.
“Non mi pare. Invito tutti a fare il proprio lavoro nel rispetto della carta costituzionale. Noi facciamo le leggi, loro fanno i processi. Buon lavoro a tutti”.

In questi mesi si è spesso discusso di un taglio delle tasse. E’ possibile una manovra fiscale prima delle amministrative?
“No. Non abbiamo fatto in tempo ancora a festeggiare l’abolizione dell’Imu, studiare gli effetti del super-ammortamento per le aziende al 140%, valutare l’impatto dell’abolizione dell’Irap, ottenere riscontro dall’abolizione delle tasse sull’agricoltura, e dovremmo già fare un’altra manovra? Questo è il Governo che ha ridotto più tasse nella storia repubblicana, sfido chiunque a dire il contrario. La prossima riduzione fiscale sarà con la Stabilità 2017”.

In quell’occasione si possono abbassare le aliquote Irpef?
“Vedremo in Stabilità. Calma e gesso. L’unica cosa di cui i cittadini possono essere tranquilli è che le tasse continueranno a scendere”.

Ogni obiettivo, però, va misurato con i dati reali. Lei ha previsto una crescita quest’anno dell’1,2%. Molti istituti come l’Fmi hanno stime inferiori. La Germania arriverà all’1,7. Da noi qualcosa non va.
“Anche lo scorso anno il Fondo ha sottostimato la nostra crescita allo 0,5 ed è stata di 0,8. Quanto alla differenza con gli altri Paesi europei, non partiamo di rincorsa: avendo avuto tre anni di recessione è più difficile rimetterci in pari. Ma ci stiamo vicini, finalmente”.

Ed è sicuro che le sue ricette siano compatibili con i parametri europei? Siamo sempre sotto osservazione.
“Tutti i Paesi sono sempre sotto osservazione. Ma adesso la musica mi sembra cambiata: non siamo più il problema, non siamo più nell’occhio del ciclone. Anzi, mi faccia fare i complimenti a Padoan per l’ottimo lavoro a livello europeo. E con lui a tutto il team, da Calenda a Gualtieri. Come ha riconosciuto sul suo giornale ieri il fondatore Scalfari siamo passati dalla fase delle sole critiche alle proposte. Ma noi continueremo a insistere per parlare più di crescita che di austerity”.

A proposito, Draghi ha fatto bene a rispondere alle pressioni tedesche sui tassi?
“Assolutamente sì. La maggioranza dei Paesi lo sostiene con vigore, non solo noi”.

Con l’estate l’Italia torna sotto pressione dal punto di vista delle migrazioni. Che fine fa il Migration Compact che avete proposto a Bruxelles?
“I numeri non sono così drammatici come qualcuno vorrebbe far credere: siamo in linea con gli ultimi due anni. Ma diciamo la verità: dopo mesi finalmente si riconosce che la cosa veramente necessaria è cambiare approccio a livello europeo, impostando una diversa relazione con l’Africa. Lo dicevamo solo noi, un anno fa. Adesso lo dicono tutti. La scommessa è passare dalle parole ai fatti: io ci credo”.

I numeri non saranno drammatici, ma i cittadini europei non la pensano così. Ha visto cosa è successo in Austria?
“Certo, è un campanello d’allarme. Rispetto le scelte del popolo austriaco, ma sono convinto che loro rispetteranno le decisioni prese dall’Ue”.

Veramente stanno per chiudere il Brennero.
“Sarebbe un problema per l’Europa. Un passo indietro per i valori del trattato di Schengen. Un danno enorme per gli ideali europei e per l’economia dei nostri due Paesi”.

La strada per affrontare l’emergenza immigrati passa per la Libia. Un governo adesso si è formato. Interverrete militarmente?
“No. Interverremo solo se il Governo Serraj chiederà a noi e al resto della comunità internazionale un sostegno. E solo insieme alla comunità internazionale. Pronti a un ruolo forte, ma niente avventure”.

Tornando alle vicende domestiche. A giugno si vota nelle cinque città più importanti. Teme un voto contro di lei? Qual è il risultato minimo accettabile per il Pd?
“Il voto amministrativo è un voto sui sindaci. Sulle persone. Non è un voto di partito. Impossibile dunque fare previsioni o azzardare risultati minimi: si vota per il primo cittadino, non per il primo ministro”.

Il referendum costituzionale, però, un voto su di lei lo sarà.
“Sono pronto a discutere nel merito con chiunque. Ma questa riforma è un fatto storico. Sarà il popolo a dire sì o no, con buona pace di chi parla di vulnus democratico. Io, da parte mia, farò campagna elettorale in tutte le regioni, nelle piazze e nei teatri, per spiegare le ragioni dell’Italia che dice sì. Dell’Italia che non vuole solo contestare”.

Un’ultima domanda in qualità di tifoso di calcio. Dai diritti tv alla gestione del sistema di quello sport nel suo insieme, si susseguono scandali. Sta pensando ad una riforma del settore?
“Si, ci sta lavorando in modo costante il sottosegretario Lotti. Questione di qualche settimana e presenteremo il nostro progetto “.

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